Evoluzione e critiche del processo di democrazia partecipativa dell'Ue

c'è la necessità  di instaurare un dialogo vivo e diretto con la società  europea

Nel corso degli anni, infatti, il problema del deficit democratico è spesso stato posto all’attenzione dell’opinione pubblica nonostante i progressi fatti in questo campo con i maggiori poteri affidati al Parlamento europeo e con la creazione, già  nel 1957, del Comitato economico e sociale. Quest’ultimi hanno sìgarantito l’ampliamento del principio democratico in seno alle istituzioni europee, ma attraverso il concetto di democrazia rappresentativa, soprattutto se consideriamo che lo stesso Comitato rappresenta soltanto datori di lavoro, sindacati e portatori di interessi e non la società  civile nel suo insieme.

La prima vera svolta si è avuta nel 21, con il libro bianco sulla governance europea che ” per la prima volta esce dalla logica sociale, che coinvolge categorie di soggetti economici, e discorre di cittadini ” e di ” come migliorare la qualità  della legislazione europea, attraverso la partecipazione della società  civile ” .

I principi contenuti nel libro bianco hanno successivamente portato alla Interactive policy making, cioè un sistema in grado di raccogliere le richieste dei cittadini e i loro commenti attraverso dei questionari online. Si tratta di un sistema che può rappresentare un inizio, ma sicuramente insoddisfacente per poter parlare di democrazia partecipativa.

Uno dei problemi principali restava, infatti, quello della trasparenza, di cui si è occupato il libro verde del 26 fornendo la possibilità  alla società  civile di pronunciarsi direttamente sulla trasparenza del processo decisionale. Dal 28, inoltre, è stato creato il registro dei rappresentanti di interesse proprio per garantire il rispetto del principio di trasparenza. Il problema che rimane però è che i cosiddetti portatori di interessi sono sempre gruppi, spesso lobbistici, in contatto con le istituzioni europee, e non singoli cittadini.

La vera svolta, in questo senso, potrebbe arrivare con il trattato di Lisbona, che apertamente parla ” della necessità  di instaurare un dialogo vivo e diretto con la società  europea, riconoscendo che esiste ancora una profonda distanza tra le istituzioni e i cittadini ” .   Tuttavia, come l’autrice del saggio fa notare, pur avendo predisposto gli strumenti necessari, per ora l’impatto delle norme contenute nel trattato di Lisbona resta minimo e non ha ancora condotto a cambiamenti radicali.

Ferri D., L’Unione europea sulla strada della democrazia partecipativa?, in Istituzioni del federalismo, articolo pubblicato sul numero 2/211



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