Il ruolo della società  nel momento di crisi attuale

Un potere diffuso assicura un'ampia gamma di opportunità  di crescita per la comunità 

Il convegno è stato aperto dal presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini, che ha sottolineato l’impostazione innovativa del discorso che ha messo a confronto il concetto di sussidiarietà  con quello di big society del mondo anglosassone e presentato dal primo ministro inglese David Cameron nel suo piano di governo. L’obiettivo è quello di dare ai cittadini la possibilità  di gestire una serie di attività  che prima erano un monopolio pubblico, rompendo quell’antitesi tra Stato e società  civile. Il compito della politica in questo contesto è, secondo Fini, quello di garantire l’efficienza e difendere la fascia più debole della società .

Il presidente del Cnel Antonio Marzano, ha fatto un breve excursus storico in cui ha sottolineato come i momenti di crisi siano occasione per nuove forme di società . Secondo la sua visione è dai limiti del Big State che si deve muovere l’innovazione che porterà  alla transizione verso la nuova strada della big society. Lo stesso Marzano ha fatto in seguito notare come uno sviluppo economico è sempre stato determinato dall’innovazione, non solo tecnologica, ma anche e soprattutto sociale. Da qui il concetto di coesione quale base della big society, anche quale questione economica. Riferendosi poi al rapporto Censis ha ricordato come le relazioni sociali avanzate siano indicatore di benessere.

Sul concetto di sussidiarietà 

La seconda parte del convegno si è sviluppata intorno al concetto di sussidiarietà , valorizzandolo e definendolo meglio nel contesto italiano. Il principio è stato infatti introdotto per primo dal presidente dell’Anci e sindaco del comune di Reggio Emilia Graziano Delrio, che ha posto la questione sul piano dell’esperienza diretta di tale concetto nei comuni. Il suo discorso si è basato sulla redistribuzione del potere come fatto positivo; infatti un potere diffuso assicura un’ampia gamma di opportunità  di crescita per la comunità . Le premesse di questo potere diffuso sono sostanzialmente tre: l’efficienza che deve essere assicurata dalla sussidiarietà ; la fiducia della comunità ; le risorse definite in termini di organizzazione. Ha poi sottolineato come la fiducia sia al centro di qualsiasi progetto di sussidiarietà . Una fiducia che va creata tramite la richiesta di collaborazione ai cittadini da parte dell’ente (si rimanda per maggiori informazioni ad un’intervista a Delrio rilasciata a Labsus) in modo da creare cittadinanza. Da qui ha poi legato la democrazia alla sussidiarietà  secondo il principio della trasparenza e rivendicato il valore del municipalismo nel contesto italiano. Il successivo contributo al convegno è giunto dal vice presidente della Fondazione per la sussidiarietà  e docente di diritto costituzionale all’Università  di Padova Luca Antonini, che ha definito l’associazionismo come la vera ricchezza dell’Italia. Ricchezza dimenticata per tanti anni in cui si conosceva il termine “pubblico” unicamente come statale. Solo con la fine degli anni Novanta con la legge Bassanini e poi con la riforma costituzionale del 21 si è data, secondo la sua opinione, una nuova dimensione al sociale.

La coesione sociale, collante della Big Society

L’ultima parte del forum ha visto come primo relatore il presidente dell’Autorità  garante della concorrenza e del mercato Giovanni Pitruzzella, che ha parlato di sussidiarietà  in riferimento alla coesione sociale e allo sviluppo economico del paese. Ha definito la questione come la “quadratura del cerchio”, in riferimento al libro di Dahrendorf. La sfida attuale che la realtà  ci pone è infatti quella di avere nello stesso tempo democrazia, sviluppo economico e coesione sociale. La soluzione da lui proposta è quella della sussidiarietà  intesa nel suo senso orizzontale, e cioè tramite una riorganizzazione dei servizi pubblici da parte della comunità  e l’entrata di questi nel mercato. In questo modo l’interesse generale sarebbe perseguito dai diretti interessati affidando allo Stato un nuovo ruolo: quello di garante e non più di erogatore. In questa maniera si promuoverebbe lo sviluppo di nuove forme di scambio. 

I successivi interventi di Andrea Manzella, docente di diritto costituzionale dell’Università  Luiss di Roma e del ministro per i Beni e le Attività  Culturali Lorenzo Ornaghi, si sono concentrati sulle possibilità  di inserimento della big society all’interno del contesto Italia. Manzella ponendo il problema in riferimento allo Stato di eccezione che stiamo vivendo e quindi sulle possibilità  di conferire poteri a soggetti sociali emergenti che rappresenterebbero una risposta diversa alla crisi, diversa rispetto l’autorità  di vertice rappresentata oggi dall’UE. Ornaghi invece si è chiesto quale modalità  di rappresentanza possono avere questi nuovi soggetti sociali e quale capacità  ha oggi la politica di recepire tali impulsi. A conclusione del dibattito, il presidente del Censis Giuseppe De Rita ha fatto notare la convergenza dei vari punti di vista verso una visione nuova dei rapporti tra Stato e società  civile. Secondo la sua opinione non si tratta di sbilanciare gli equilibri tra i due, ma di trovarne di nuovi, adeguati alle nuove esigenze.

Da quanto emerso dal convegno sussidiarietà , coesione sociale e big society sono concetti utili all’Italia per uscire dalla crisi economica e sociale che sta attraversando. Il problema è quello di capire fino a quale punto questi concetti saranno recepiti dalla governance e applicati al sistema che necessita di profonde riforme per accogliere queste nuove realtà .