Santorso 01/02: incontro con P. Cacciari e A. Lucarelli

I beni comuni sono la chiave di volta per la realizzazione di modelli reali di democrazia partecipativa

Il 17 dicembre scorso un incontro all’ex cinema Palazzo a Roma promosso dal centro Studi Alternativa Comune, il 18 dicembre nella sala del Consiglio comunale di Venezia a Ca’ Farsetti il confronto tra amministratori locali ed esponenti di movimenti ed associazioni veneti; tra i protagonisti delle iniziative e più in generale del dibattito pubblico sul tema della tutela e della “riappropriazione” dei beni comuni, l’assessore ai Beni comuni e alla democrazia partecipativa del Comune di Napoli Alberto Lucarelli.

La giunta napoletana, impegnata nel sostenere progetti di cittadinanza attiva e democrazia partecipativa sull’intero territorio nazionale, sta tentando di esportare quello che è stato definito “Laboratorio Napoli“; proprio il capoluogo partenopeo, sempre più centro di sperimentazione, sarà  il luogo di incontro per chiunque voglia confrontarsi su nuovi modelli di amministrazione.

La disobbedienza dei beni comuni

Una democrazia rinnovata, una Rete di Comuni che parte dal locale ma non ha nulla di localistico. E che parta dalla centralità  del lavoro. E’ tempo che i Comuni italiani ritrovino su temi di interesse generale una piattaforma di valori condivisi e di proposte politiche da portare avanti, anche attraverso il conflitto, su scala nazionale. Le possibili linee di azioni sono molteplici e convergono tutte verso una valorizzazione profonda dei beni comuni e dei diritti fondamentali ad essi collegati, sulla base di una democrazia rinnovata in grado di reagire alla tirannia del binomio autoritario sovranità  – proprietà   (sul tema “Un manifesto per i beni comuni” di Ugo Mattei NdR) e alla mistificazione della rappresentanza“.

Con queste parole Lucarelli, dalle pagine de Il Manifesto, conferma la prospettiva politica nella quale ritiene necessario agire, sintetizzando i concetti espressi nel recente volume “Beni comuni: dalla teoria all’azione politica“.

L’assessore prosegue: “In primo luogo, in attuazione della volontà  referendaria espressa da 27 milioni di italiani la scorso giugno, i Comuni dovranno impegnarsi, attraverso un patto federativo, a organizzare ed erogare il servizio idrico integrato secondo modelli pubblici e partecipati, in considerazione della natura di bene comune dell’acqua e delle relative reti, come è già  avvenuto a Napoli con l’istituzione di Abc.

I Comuni potrebbero, inoltre, costituire una sede congeniale per la formulazione e proposta di azioni democratiche “dal basso” da sottoporre alla Commissione europea ai sensi del Trattato di Lisbona e del reg. Ue n. 211/2001. Si pensi, in particolare, al progetto di una Carta europea dei beni comuni, cosìcome deliberato dal Comune di Napoli, mediante la quale inserire la nozione di bene comune tra i valori fondanti dell’Unione e fronteggiare la dimensione mercantile del diritto comunitario.

Dai Comuni, infine, potrebbe partire il decisivo input per introdurre nell’ordinamento giuridico positivo la nozione di bene comune negli Statuti, oramai pienamente accolta nel dibattito culturale e dottrinale, al fine di influenzare le politiche pubbliche locali.

Si tratterebbe, peraltro, di dare nuovo smalto ed effettività  alle disposizioni di cui al titolo V, parte II della Costituzione, in particolare sul ruolo e le funzioni dei Comuni“.

Per una società  dei beni comuni

Gli incontri preparatori di Roma e Venezia (qui è possibile visionare i filmati dei relativi interventi), in vista dell’appuntamento di Napoli, non hanno di certo esaurito il dibattito, che al contrario continua ad arricchirsi attraverso il diffondersi di iniziative di cui continueremo a darvi notizia, perché un confronto sulle modalità  di partecipazione alle scelte amministrative trae la sua forza dal contributo della cittadinanza stessa.

L’amministrazione di Santorso, dopo aver sperimentato progetti in tema di sostenibilità  ambientale, ha deciso di approfondire il concetto di bene comune, organizzando un incontro con Paolo Cacciari e Alberto Lucarelli, il 1 febbraio all’istituto comprensivo Cipani.

Cacciari è stato assessore e vicesindaco del comune di Venezia e promotore del progetto “Cambieresti?“, diffuso poi in altri Comuni; è stato inoltre autore del volume “La società  dei beni comuni” che raccoglie diciannove opinioni di autori e autrici italiani che da diversi punti di vista si sono confrontati con il tema dei commons.

I beni comuni, ormai al centro del dibattito pubblico, per la loro stessa natura di beni, concreti, sono considerati la chiave di volta per la realizzazione di modelli reali e subito praticabili di democrazia partecipativa.

Negli ultimi mesi i beni comuni sono diventate le parole d’ordine del cambiamento, da sud a nord si stanno moltiplicando gli incontri sul tema; liste civiche, comitati, associazioni ed amministrazioni locali stanno finalmente invertendo la tendenza.

Nonostante questa esplosione di interesse, crediamo sia necessario non semplificare eccessivamente la dimensione teorica in favore di una urgente azione politica, per questo motivo riproponiamo ancora una volta la serie di editoriali, scritti in tempi non sospetti da Carlo Donolo, tra i massimi esperti di beni comuni, che esprimono dettagliatamente il nostro punto di vista.