Bolzano e Venezia-Mestre ottengono l'eccellenza, ma in totale non si raggiunge la sufficienza

In tutte le città  italiane i trasporti sostenibili rimangono al di sotto del 50 per cento del totale

Nell’indagine effettuata nelle città  italiane è stato utilizzato come indicatore della modalità  ciclabile il modal split, che riunisce sotto il nome di trasporti sostenibili quelli realizzati con bici, a piedi o con trasporto pubblico locale (TPL), in opposizione ad auto e moto, non sostenibili.

E’ risultato, così, che anche nelle città  più organizzate per la ciclibilità , questo tipo di spostamenti non è sufficientemente sfruttato, e il suo livello si mantiene molto al di sotto di quello che si potrebbe raggiungere e che permetterebbe, di conseguenza, la riduzione dell’uso di mezzi di trasporto inquinanti.

Secondo lo studio delle tre associazioni ambientaliste, sui migliori trenta centri urbani solo 15 hanno un piano della ciclibilità  (Biciplan), e soltanto 17 possiedono parcheggi di scambio con più di cento posti e reti ciclabili superiori ai cento chilometri. Bolzano e Venezia-Mestre sono state identificate come le due città  in cui la modalità  sostenibile   raggiunge il livello più alto rispetto a quello delle automobili. Anche se il primo rimane comunque al di sotto del 5 per cento, infatti (rispettivamente 34 e 45 per cento), il rapporto con quello dei trasporti non sostenibili è positivo (a Bolzano il modal split delle auto è del 27 per cento).

Ma i chilometri di piste ciclabili, la presenza di ciclo-parcheggi e di servizi di car-sharing, non sempre sono sufficienti a fare una città  adatta all’utenza su due ruote: Parma, ad esempio, con i suoi 87,1 chilometri di piste si classifica, secondo lo studio, al di sotto di Bolzano che ne ha 72,4, ma in cui i percorsi sono meglio integrati, senza barriere e con più segnaletica.

Ciò che definisce un centro urbano a misura di biciclette, infatti, è il numero di utenti che scelgono il trasporto su due ruote piuttosto che l’automobile, e questi, com’è ovvio, sono disposti a farlo solo se lo trovano conveniente e sicuro, oltre che rispettoso dell’atmosfera.

Anche Ferrara, Piacenza, Rimini, Prato e Reggio Emilia, che pure vantano buone percentuali di spostamenti in bici, raggiungono un totale di trasporti sostenibili al di sotto del 5 per cento, mentre l’accoppiata auto e moto si attesta tra il 59 e il 65 per cento.

Dopo il rapporto “Bici in città ”   è stata poi lanciata ufficialmente la “Carta delle città  in bici”, documento di impegni che i vari Comuni dovranno sottoscrivere per promuovere la ciclibilità  nelle loro città .

Una delle problematiche a cui si riconduce l’arretratezza dei trasporti sostenibili in Italia, infatti, è proprio l’assenza di interventi diretti da parte delle amministrazioni: solo con azioni mirate si può veramente fare della ciclibilità  e dei mezzi pubblici una risorsa imprescindibile e non un’alternativa poco diffusa.

In secondo luogo si pone il problema della sicurezza: è condiviso che la paura nel traffico e l’elevato tasso di incidentalità  sono gli elementi che più scoraggiano i cittadini italiani a spostarsi in bici; è necessario, perciò, una visione specifica per la messa in sicurezza dei ciclisti.

La Carta, impegnando direttamente i Comuni, servirà  a rendere noti i dati sulla situazione italiana e a proporre soluzioni e miglioramenti di gestione; applicandola, sarà  infine possibile raggiungere la riduzione del 6 per cento delle emissioni nel settore dei trasporti entro il 25, obiettivo sancito dall’Unione Europea.