Al centro dell'analisi l'eccessivo consumo e il cattivo utilizzo dell'acqua

La giornata mondiale dell’acqua, giovedì22 marzo, è stata anticipata dalla presentazione niente affatto incoraggiante “Acqua bene comune, una responsabilità  di tutti”, edizione 212 del rapporto annuale sul panorama ambientale italiano. Dagli studi effettuati da Legambiente e Istituto ambiente Italia, infatti, è emerso che, sebbene il nostro Paese sia uno dei più ricchi di risorse idriche, avendo una disponibilità  di almeno 4 metri cubi di acqua per abitante in ogni regione (circa dieci volte di più della quota disponibile in altri Paesi del sud del Mediterraneo), la siccità  nei mesi estivi, sia al nord che al sud, è un problema reale e grave.

Le ragioni di una tale paradosso sono da ricercarsi, secondo il rapporto, nei prelievi eccessivi, primi fra tutti quelli del settore agricolo: i circa 2 miliardi di metri cubi di acqua l’anno utilizzati nell’irrigazione e in altre attività  riducono enormemente la qualità  delle acque superficiali e sotterranee, non consentendo la circolazione idrica naturale e la diluizione degli inquinanti nelle falde e negli alvei.

Secondo gli esperti che hanno collaborato alla stesura del documento, però, un miglioramento delle tecniche irrigue, ad oggi piuttosto vecchie e inefficienti, consentirebbe un risparmio del 3 per cento; ulteriori riduzioni, poi, sarebbero possibili combattendo le produzioni eccedentarie e gli sprechi alimentari, e indirizzando l’agricolura verso varietà  più resistenti alla siccità .

Subito dopo il prelievo agricolo viene quello civile, che si attesta attorno ai 9 miliardi di metri cubi all’anno, corrispondenti a 152 metri cubi per abitante nello stesso arco di tempo, ed è di gran lunga superiore a quello di Spagna, Regno Unito e Germania (quest’ultima ha un prelievo civile di 62 metri cubi per abitante l’anno).

Altri problemi relativi all’utilizzo dell’acqua che emergono dal rapporto riguardano invece gli scarichi inquinanti civili e industriali, i depuratori mal funzionanti, l’artificializzazione dei corsi d’acqua; delle 549 stazioni di monitoraggio censite nel 21 dell‘Ispra, solo il 52 per cento raggiunge il “buono stato”, il 35 per cento rasenta la sufficienza e il restante presenta uno stato scarso o pessimo.

Soluzioni e misure neccessarie da adottare vengono esposte da Giulio Conte dell’Istituto ricerche ambiente Italia, il quale afferma l’importanza di tecniche innovative e approcci alternativi, come i sanitari a basso consumo, la raccolta delle piogge e il riciclo delle acque grigie, da affiancare, però, ad un ripensamento della pianificazione territoriale e urbanistica per limitare l’artificializzazione e l’impermeabilizzazione dei suoli, che causano un’inutile sovraccaricamento dei depuratori.

Investimenti e miglioramenti della gestione dell’acqua, poi, sarebbero anche un buon antidoto contro la crisi che investe l’Italia, in quanto si stima che, tramite un minimo intervento pubblico si creerebbero in dieci anni quasi mezzo milione di unità  di lavoro tra occupazione diretta e indiretta.

 

Gli   altri indicatori del rapporto Ambiente Italia

La parte finale del rapporto si occupa degli altri indicatori ambientali: la mobilità , l’inquinamento atmosferico, la produzione dei rifiuti e l’estensione delle foreste.

Per quanto riguarda il primo punto, i dati hanno fotografato  una situazione negativa: l’Italia è il più grande Paese europeo con la più elevata quantità  procapite di mobilità  motorizzata e con un tasso di motorizzazione sempre superiore alla media europea. Le persone continuano a preferire spostamenti con mezzi automobilistici privati (più dell’8 per cento della mobilità  avviene utilizzando questa modalità ), mentre gli autobus e altri mezzi pubblici sono sfruttati solo al 12 per cento.

 

Anche l’inquinamento atmosferico rimane problematico,  a causa di emissioni di  ossidi di azoto, ozono troposferico e PM1 costantemente al di sopra dei limiti giornalieri consentiti.

 Se la produzione dei rifiuti aumenta drammaticamente, a differenza di altri Paesi dell’Unione Europea, dove il tema è diventato centrale anche per i governi e non solo per gli ambientalisti, gli unici dati positivi del rapporto riguardano l’estensione delle foreste e delle aree protette (con un aumento del 21 pr cento dal 199 al 21), lo sviluppo delle energie rinnovabili e il miglioramento dell’efficienza energetica.

 Grazie anche alle limitazioni imposte dalla crisi economica, infatti, l’Italia riuscirà  facilmente a raggiungere l’obiettivo previsto dal Protocollo di Kyoto per la riduzione delle emissioni di biossido di carbonio.