Un accordo per migliorare la qualità  della vita della comunità 

Non puntare sul conflitto e sul fattore repressivo ma scommettere sulla coincidenza di interessi tra privato (gestori) e pubblico (Comune) per promuovere l'interesse generale (dei cittadini)

Come gli automobilisti, anche i titolari dei locali della vita notturna torinese saranno dotati di una patente a punti; per ogni infrazione, a seconda della gravità , verranno tolti dei punti fino all’esaurimento del credito iniziale, che obbligherà  ad una chiusura anticipata per un mese.

L’obiettivo è trovare un compromesso tra le richieste dei residenti di ridurre il rumore, il traffico e la sporcizia e le esigenze commerciali. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le ordinanze cittadine anti-rumore e anti-alcol, non sono però stati riscontrati miglioramenti e spesso non hanno nemmeno superato il giudizio del Tar.

Non conflitto ma coincidenza di interessi

L’aspetto interessante dell’iniziativa riguarda l’accordo fra Comune, residenti ed esercenti, che prevede la partecipazione dei titolari dei locali alla pulizia e la loro disponibilità  a realizzare un punto di assistenza e sicurezza non solo nei locali, ma in tutta l’area, nelle vie e nelle piazze.

Lo schema è tanto semplice quanto efficace: non puntare sul conflitto e sul fattore repressivo ma scommettere sulla coincidenza di interessi tra privato (gestori) e pubblico (Comune) per promuovere l’interesse generale (dei cittadini).

I residenti potranno usufruire di un nuovo servizio all’interno del quartiere, fornito tra l’altro da altri cittadini, e questo elemento non farà  che accrescere il senso di comunità  ed il legame sociale, migliorando di conseguenza la qualità  della vita: i gestori verrebbero responsabilizzati e con il loro servizio darebbero un forte contributo all’amministrazione locale.

Le persone si potrebbero dimostrare ancora una volta il valore aggiunto e non solo la causa dei problemi; non a caso i provvedimenti repressivi, probabilmente più immediati ma che non prendono in considerazione l’aspetto comunitario e la responsabilità  sociale dei singoli, si sono dimostrati inadatti.

L’esperimento torinese ha molti punti di contatto con la pratica del chiosco bar all’interno di un parco pubblico che prevede l’impegno del gestore ad aprire e chiudere ma anche a tenere in ordine il parco.

Uno schema che potrebbe essere applicato anche in altri ambiti, non solo come risposta a situazioni di disagio, ma come procedura consolidata di amministrazione del territorio, dimostrando di aver accolto quel cambiamento di rotta che sosteniamo da tempo.