Quello che emerge dalla giornata di lavori e dibattiti del 28 marzo (è disponibile anche un articolo su Labsus riguardante la giornata di apertura) è la necessità di cambiamento del modo di intendere sia il modello di sviluppo e di economia, sia quello di società . Dalla crisi del sistema produttivo a quella dei beni relazionali, la situazione che ci si presenta al momento è quella di un’opportunità da cogliere per migliorare e/o recuperare un sistema di valori che riproponga il singolo, il sostenibile e l’equo quali cardini della futura ” crescita di alta qualità ” , come sostenuto da Richard Sennet. Lo studioso statunitense ha infatti sottolineato come l’aspetto economico si intrecci a quello psicologico e sociale sul posto di lavoro. Vi individua infatti un triangolo sociale composto da fiducia, cooperazione e autorità che si legano inesorabilmente alla perdita dei beni relazionali che questo modello di sviluppo impone. E sottolinea come sia fondamentale la collaborazione, intesa come ” fare con gli altri ciò che non si può fare da soli ” , descrivendo le tre capacità per poter collaborare: capacità dialogica, la prospettiva soggettiva quale base per un confronto e l’empatia necessaria per comprendere le situazioni.
Un’alternativa alla solidarietà
Costruire una comunicazione strategica, alternativa e sostitutiva della solidarietà , per uscire dalla crisi. Questa la soluzione proposta da Sennet che, al termine della sua relazione, ha risposto alle domande poste dai presenti, tra cui il caporedattore di Labsus, Christian Iaione, il quale ha posto alcuni interrogativi sulle possibilità di un applicazione nell’ambito delle città di questo principio di collaborazione. La risposta del sociologo americano ha evidenziato la radicata tradizione, a livello civico, della cooperazione nella cultura italiana e in generale nel contesto mediterraneo, mentre Enrico Giovannini ha posto come obiettivo quello di un recupero dei beni relazionali, sempre più erosi dal modello di sviluppo, concentrandosi sull’incentivazione degli ” ethical markets ” , della produzione responsabile e del consumo sostenibile, tenendo comunque conto delle difficoltà di creare una massa critica che spinga verso questo tipo di soluzione.
Un mondo sempre più diviso
La seconda parte del convegno, svoltosi nel pomeriggio, ha avuto come temi centrali quelli delle cause di questa crisi e soprattutto il crescente squilibrio tra la massa povera e le elites ricche. Saskia Sassen ha lanciato l’appello per un ritorno ad un’economia ” nostra ” per fronteggiare il dominio della finanza e in particolar modo di quella creativa. Per farlo occorre spostare il baricentro economico verso le realtà più vicine al cittadino, e quindi a livello regionale, provinciale e urbano. Gli interventi di Mario Pianta e Susan George hanno concluso l’incontro con un ampia panoramica sull’iniqua redistribuzione del reddito sia in Italia sia in Europa, con uno sguardo privilegiato al mondo del lavoro e della sua svalutazione, individuata dai relatori quale una delle principali cause della situazione attuale. Si è infine individuato la ” direzione ” da seguire per uscire dalla crisi, definendola in tre punti: riduzione del potere della finanza, una rivalutazione della produzione sotto l’ottica della sostenibilità e il recupero della democrazia sia in campo economico che in quello politico.