Una storia di "ordinaria sussidiarietà " al mese, a cura di LABSUS

"La cura dei beni comuni" è la Rubrica di LABSUS su Terre di mezzo - street magazine

“La cura dei beni comuni”

“Il Laboratorio per la sussidiarietà  è un’associazione che dal 26, grazie al lavoro volontario dei suoi soci, pubblica una rivista online fondata su un’idea semplice e al tempo stesso potente. Crediamo che le persone, tutte, siano portatrici non solo di bisogni ma anche di capacità . E siamo anche convinti, perché lo vediamo quotidianamente, che questi talenti possono essere messi a disposizione della comunità . Lo dice addirittura la Costituzione, all’art. 118, ultimo comma: “Stato, regioni, città  metropolitane, province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività  di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà “. Secondo la nostra Carta costituzionale, infatti, non solo i cittadini possono svolgere un ruolo “attivo” nel risolvere i problemi che riguardano la collettività , ma le istituzioni devono anche favorire le loro iniziative. Attraverso Labsus proviamo dunque a divulgare questa “novità “. Vogliamo far sapere a tutti che, diventando cittadini attivi, potrebbero vivere meglio e contribuire alla ripresa del paese. Non è un’utopia. Nel sito di Labsus e da questo mese anche su Terre di mezzo – street magazine, trovate casi di cittadini che applicando la sussidiarietà  hanno sistemato piazze, giardini, scuole, teatri, riappropriandosi di spazi e beni comuni spesso trascurati dalle amministrazioni. La sussidiarietà  ci aiuta insomma a ricordare che “pubblico” non vuol dire “dello Stato”, ma “di tutti”. In questo senso, la sussidiarietà  fa bene alla democrazia. Ma questo non ci dovrebbe sorprendere, perché in fondo anche la democrazia è un bene comune, di cui dovremmo tutti prenderci cura. Come l’acqua, l’aria, il territorio”. (Gregorio Arena, presidente di LABSUS)

Terre di mezzo – street magazine

Terre di mezzo – street magazine si presenta come il mensile delle “alternative possibili”. Cosìla redazione di Terre di mezzo – street magazine descrive il proprio lavoro:”Per noi la strada è luogo di incontro e relazione, scambio e partecipazione. Nelle nostre 52 pagine ci occupiamo delle città  e delle aree urbane. Italiane per lo più. Di quelle Terre che si preferisce ancora osservare da lontano, sulla soglia, e che invece noi vogliamo raccontarvi dall’interno. Nella convinzione che oggi il “sociale” abbraccia tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana. Sociale, quindi, significa per noi relazione. Quella che sta dietro a una notizia o a un’inchiesta, ma anche ai nostri consumi, dalla moda alla musica. Inchiesta e servizio sono e restano le nostre anime. Le nostre parole d’ordine sono: informazione, condivisione e cambiamento”.

Perché uno street magazine

Terre di mezzo è tra i fondatori dell’Insp, International Network of Street Papers, ovvero della rete internazionale dei giornali di strada che oggi raccoglie 55 giornali membri di 8 Paesi diversi, con una circolazione annua complessiva stimabile in 6 milioni di copie. Terre di mezzo al momento è l’unico giornale di strada italiano che faccia parte della rete internazionale. ” Tutti i giornali – si legge nella presentazione – condividono gli stessi obiettivi: essere strumento di lotta alla povertà  e offrire a chi è in difficoltà  economica un prodotto dignitoso, di cui essere orgoglioso, che non lo costringa a chiedere l’elemosina, ma sia cercato dai lettori per il suo valore”. Infatti ciascun venditore di strada mantiene la metà  dell’importo su ciascuna copia venduta.

La versione on line di Terre di mezzo – street magazine è qui.