Smart Apps per una mobilità  sostenibile o mobilità  sostenibile per le Apps?

Il rischio è che tali apps riscontrino successo solo all ' interno (o ai confini) delle green communities

Il vivace dibattito sulle Smart Cities, nutrito dalle opportunità  offerte dagli investimenti dell’Unione Europea, ha tra i suoi settori di maggiore interesse il miglioramento della mobilità  urbana. La riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, infatti, non è l’unico obiettivo perseguito. Alla base del concetto stesso di Smart City vi è la convinzione che uno sviluppo urbano ecosostenibile sia non solo possibile, ma anche auspicabile dalle comunità  locali, beneficiarie di un netto miglioramento della qualità  della propria vita. E’ a queste comunità  intelligenti, come le ha definite il Commissario europeo per l’energia Gà¼nther Oettinger, che viene rivolto l’invito ad adottare stili di vita ecosostenibili. Un obiettivo di breve termine, quello appena descritto, e complementare ai progetti volti all’ecoedilizia o all’esclusivo ricorso nelle città  ai mezzi di trasporto puliti, come le auto elettriche.

Le apps che propongono di adottare spostamenti urbani più ecologici, contribuendo alla realizzazione di una smart mobility, sembrano inserirsi nel quadro della sussidiarietà  quotidiana. Concetto che, secondo Christian Iaione, sta ad indicare “il cittadino che nella propria vita privata o nella gestione di beni privati tiene una condotta orientata alla riduzione o, addirittura, alla eliminazione di problemi collettivi (o, meglio, per la collettività ) e che, conseguentemente, contribuisce a ridurre/eliminare la necessità  di organizzare una risposta pubblica”.

Tante Apps, meno smog

Grazie all’evoluzione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ITC), prestate al progetto delle Smart City, è stato possibile elaborare un elevato numero di applicazioni volte ad offrire servizi alla mobilità  urbana sostenibile. Ogni città  attraverso accordi con le aziende di settore punta a quelle tecnologie smart più congeniali ai problemi che caratterizzano la propria realtà  urbana. Molte di queste apps, pur condividendo l’obiettivo della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e di conseguenza dell’inquinamento ambientale e acustico, sono specializzate nell’offerta di diversi servizi, perlopiù relativi all’infomobilità . Ecco allora quelle applicazioni, utilizzabili con i propri smart phone, che puntano a disincentivare il ricorso al mezzo privato, a favore di quelli pubblici, offrendo percorsi personalizzati, tempi di attesa o indicando fermate di treni, bus e tram più vicini (come: Roma bus, Muoversi a Roma o Movibyte). Altre, quali Map2app, Wimove, offrono mappe interattive e aggiornate in tempi reali sulla presenza di tratti congestionati, momentaneamente indisponibili, particolarmente pericolosi, ma anche, come è il caso di ToGo! a Firenze, informazioni circa le condizioni meteo, piste ciclabili e luoghi dove poter noleggiare una bici, le zone coperte dal WiFi e la ZTL diurna o notturna. Attraverso un app è possibile inoltre: trovare e pagare il parcheggio (e solo per il tempo utilizzato, come avviene a Pisa con Tap&Park), comprare i biglietti per gli autobus grazie alle Apps quali BUYBemoov, calcolare un percorso sicuro e su misura per gli amanti della bicicletta con BikeDistrict, o ancora, geolocalizzare dei distributori a basso impatto ambientale: GPL-Metano-Elettrico con EcoGeo.

Infine, imparare a muoversi in città  in modo sostenibile attraverso un gioco interattivo è lo scopo dell’applicazione MiMobilito, adottata nell’ambito del piano di Torino Smart City. Con questa app, unica nel suo genere, giocando s’impara ad “individuare percorsi rapidi per i tragitti a piedi, offrire passaggi con la propria auto a possibili compagni di viaggio, gareggiare con una bicicletta contro l’auto guidata dal computer per arrivare primi al traguardo”.

Innovazione e condivisione

Prendendo spunto dall’iniziativa della città  di Torino, il pregio delle innovazioni nel campo della smart mobility, come le apps appena descritte, sta nel loro contributo alla diffusione di una cultura della mobilità  sostenibile. Tuttavia la tecnologia può concorrere a migliorare lo stato delle cose purché tale obiettivo non le venga semplicisticamente delegato. Il rischio infatti è che tali applicazioni riscontrino successo solo all’interno (o ai confini) delle green communities, ossia nei confronti di quelle persone già  sensibili alle questioni ambientali quali: la riduzione dell’inquinamento atmosferico e acustico, l’adozione di stili di vita ecosostenibili, miglioramento del decoro urbano e cosìvia.

Condividere una progettualità , una visione è essenziale alla buona riuscita di un cambiamento cosìradicale. La predisposizione di una piattaforma politica condivisa si accompagna, poi, alla necessità  di garantire una piattaforma tecnologica indispensabile all’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. In particolare l’Italia deve recuperare quel ritardo, che nutre rispetto agli standard internazionali, nell’adozione della banda larga e ultralarga, prevista dall’Agenda Digitale.