Viaggio nei paesi invisibili e nei paesi giganti del Sud Italia

Le città  fagocitano i paesi. E' la "comunità  dell'autismo corale" a prevalere

copertina_terracarneRiscoprire i luoghi e lasciarsi incuriosire senza abbandonarsi all’idolatria del paese, della cultura locale. La “paesologia” è una “scienza” che si distingue dalla “paesanologia”. E’ “bagnarsi nella luce dei luoghi”, ascoltarli senza dover per forza riempirli di significato. Bisogna abbandonare il fragore delle parole, delle credenze per immergersi silenziosi nei luoghi che ci parlano. Ne è assolutamente convinto Franco Arminio che nel suo libro “Terracarne. Viaggio nei paesi invisibili e nei paesi giganti del Sud Italia” edito da Mondadori descrive i paesi del Mezzogiorno visti attraverso quella che chiama la scienza della “paesologia”.

“Per vivere un paese devi smettere di essere arrogante”, è l’arroganza di essere padrone della Terra che deve essere abbandonata. Questo è il monito dell’autore e il punto di partenza per guardare sotto un’ottica differente i paesi del sud Italia. “La paesologia è il passare del corpo nel paesaggio e il passare del paesaggio nel mio corpo. Terra e carne si confondono e il corpo si fa paesaggio e il paesaggio prende corpo”. Succede che l’osservatore e l’oggetto dell’osservazione si scambiano di ruolo. Per questo non sempre l’osservatore descrive i luoghi, spesso è la terra ad “indagare gli umori di chi la guarda”. Secondo l’autore non esistono più i paesi ma piuttosto oggi si parla di “comunità  dell’autismo corale”. E’ un “urbanesimo al contrario”: non sono i paesani ad andarsene ma sono le città  a raggiungere i paesi fagocitandoli. Si passa con violenza e rapidità  dalla civiltà  dei paesi al modello della città  diffusa.

“Il paese non riesce a trattenerti nel suo pugno, è una mano morta su cui puoi vagare come una formica in cerca dello zucchero di una comunità  finita”. I luoghi perdono la loro identità  tanto che, secondo l’autore, non ha più senso oggi la domanda: “da dove vieni?”. Si viene tutti dalla stessa città  invisibile, quella dell’autismo corale.

Il viaggio di Arminio si compie in un sud Italia fatto di luoghi inesplorati in cui “i vecchi siedono ancora in piazza”, quelli della Lucania e della Daunia (paesi invisibili), della cintura napoletana (i paesi giganti) per poi spingersi nelle Marche, Molise, Abruzzo fino ad arrivare al Trentino. Arminio è però critico verso i luoghi che visita, disapprova la volontà  di voler dare quasi un “tocco domestico a luoghi selvatici”. Dalla cultura contadina a quella della moderna inciviltà  il passo è breve. E’ il caso del viaggio compiuto in Lucania con la visita al castello di Lagopesole (in passato luogo di vacanza dell’imperatore Federico II e del figlio Manfredi, ma anche rifugio dei briganti guidati da Carmine Crocco), imponente e maestoso in grado di rievocare il passato, dalle bifore del castello si scorgono abitazioni sgraziate e disordinate.

Il paese più vicino, infatti, racconta l’autore, è Filiano diviso in 35 contrade sparse in sette frazioni. “Questi luoghi non sono figli della storia ma di cabine elettorali”, sono stati proprio i consiglieri provinciali, che ad ogni elezione “promettono asfalto e cemento”, a disegnare quelle contrade. L’Italia delle città  e l’Italia dei paesi è una “periferia sfilacciata” che offre un panorama disordinato in cui, secondo Arminio, si dovrebbe lavorare di “sottrazione” invece di continuare ad aggiungere costruzioni. I paesi non sono altro che comunità  sospese, provvisorie “luoghi in cui non si fa la manutenzione dell’agonia, ma si prova a sovvertire, a percepire diversamente noi stessi e gli altri.