ll rapporto " Current water resources in Europe and Africa " del Joint research centre

Cittadini ed istituzioni sono chiamati a contrastare gli sprechi idrici

Europa a rischio siccità ? Difficile dare una risposta univoca, ma è certo che dal rapporto ” Current water resources in Europe and Africa ” , elaborato dal Joint research centre della Commissione europea, emerge un quadro decisamente poco rassicurante. Stando infatti al documento, entro il 23 la domanda globale di acqua potrebbe eccedere la sua disponibilità  del 4%. Una tendenza che riguarda anche l’Europa dove sono a rischio di ” sofferenza idrica ” vaste aree.

 

Le regioni a rischio

 

Nel dettaglio, a dover fronteggiare una riduzione progressiva della disponibilità  di acqua potabile sono soprattutto la Spagna, alcune regioni della Francia, il Portogallo del sud, l’Italia, la Grecia e buona parte dei paesi dell’Est. Dati meteorologici e flussi idrici alla mano, inoltre, si scopre che l’approvvigionamento di acqua destinata all’irrigazione, all’industria, alla produzione di energia e agli usi domestici potrebbe risultare insufficiente in zone estese del Vecchio Continente, ossia in gran parte dei paesi mediterranei, Romania, Gran Bretagna, Francia del nord, Belgio, Olanda, Germania e Danimarca. Sotto i riflettori è finito il consumo globale di acqua, cresciuto di sei volte nel Novecento (più del doppio del tasso di crescita della popolazione) ed in costante aumento a tutt’oggi.

 

La necessità  di approfondire la tematica

 

” La valutazione delle risorse idriche disponibili ed il confronto con le richieste di acqua provenienti da vari settori economici – si legge nel rapporto – mostrano che la disponibilità  di acqua dolce nel Continente europeo varia in modo significativo. Vaste aree in Spagna e in Europa orientale hanno in media meno di 2 mm di precipitazioni all’anno ” . Una misura insufficiente per coprire il fabbisogno idrico di cittadini ed imprese. Si spiega cosìl’importanza di monitorare anche altri fattori quali i flussi fluviali, l’acqua ” immagazzinata ” in laghi ed invasi artificiali, l’utilizzo di fonti sotterranee e l’accesso alle falde acquifere. ” La stima della scarsità  d’acqua – ammette non a caso il rapporto – comprende ancora molte incertezze ” .

 

L’impegno dell’Unione europea

 

Ecco perché dall’Unione europea arriva un incentivo ad approfondire gli studi sulla tematica: ” Garantire acqua di buona qualità  in quantità  sufficienti per tutti gli usi legittimi è un obiettivo politico principale della Commissione europea – evidenzia il documento – Il Blueprint è la risposta politica dell’UE volta a problematiche emergenti nel settore delle acque ” . L’impegno a tutela di un bene comune irrinunciabile come l’acqua è di quelli gravosi. Il Joint research centre lo riporta a chiare lettere: ” L’equa fornitura di risorse idriche adeguate per il consumo agricolo, industriale e umano costituisce una delle le più grandi sfide del XXI secolo. Ma, prima che tali sfide del futuro possono essere affrontate, è necessaria un’analisi approfondita delle risorse idriche attuali ” .


Il ruolo di cittadini ed istituzioni

 

In quest’ottica tutti sono chiamati a fare la loro parte, a cominciare proprio dai cittadini, invitati a ridurre gli sprechi idrici e ad adottare uno stile di vita quanto più ” ecosostenibile ” . Similmente le istituzioni devono trovare soluzioni durature per lo stoccaggio dell’acqua piovana e, soprattutto, contrastare la dispersione idrica. Un fenomeno particolarmente grave in Italia dove, secondo i dati Istat, si registra un valore record pari al 47% del flusso idrico totale.   ” La disponibilità  di acqua potabile – rimarca ancora una volta la Commissione europea – muterà  come conseguenza del cambiamento climatico. Allo stesso modo dovrà  cambiare anche la domanda ” . La sfida è aperta, la posta è alta: sul tavolo da gioco c’è il futuro delle prossime generazioni.