L’amministrazione di San Francisco continua a dimostrarsi sensibile al tema della sostenibilità ambientale; il sindaco Ed Lee infatti ha approvato recentemente una normativa che permetterà l’attuazione di pratiche di agricoltura urbana in tutte le zone della città e consentirà la produzione e la vendita legalizzata degli alimenti ortofrutticoli prodotti sul territorio cittadino.
A pochi mesi dall’ordinanza con la quale si è permesso a chiunque di vendere i prodotti del proprio orto, San Francisco si conferma la città statunitense più avanzata sotto il profilo dell’autosufficienza alimentare.
Gli agricoltori metropolitani potranno appropriarsi di aree e terreni abbandonati trasformandoli in orti urbani dove coltivare frutta e ortaggi destinati alla popolazione stessa. I lotti vacanti all’interno della città verranno convertiti alla coltivazione, contrastando la speculazione, la nuova legislazione inoltre renderà più snelle le procedure burocratiche e ridimensionerà le tasse relative ai permessi.
Sono previsti infine degli incentivi per i proprietari che decideranno di permettere attività agricole comunitarie sui loro terreni.
La nuova legislazione permetterà quindi lo crescita di progetti non-profit territoriali e conseguentemente di green jobs.
Dalla protesta alla pratica condivisa
Rispettando la lunga tradizione del community gardening, la comunità di San Francisco, ricca di cultori della sana alimentazione e dei prodotti a chilometri , si distingue per la sua vitalità e per il suo impegno a tutela dell’ambiente.
La scelta di conquistare spazi urbani, terrazza dopo terrazza, ha inizialmente soddisfatto un bisogno estetico presentandosi come una protesta intellettuale; negli anni invece queste pratiche si sono diffuse tra quei cittadini che credono nella necessità di cambiare il sistema di sviluppo dominante.
Laura Tam, appartenente all’associazione no-profit San Francisco Planning + Urban Research Association (SPUR) e promotrice delle nuove norme, ha definito il regolamento come una magnifica opportunità in vista della realizzazione di obiettivi legati ad una maggiore sostenibilità della vita in città .
Le esperienze nel nostro Paese
Coltivare orti e giardini in comune con altre persone, strappare metri quadrati al cemento, vendere direttamente i propri prodotti agricoli, consumare alimenti di provenienza locale, costruire nuovi circuiti e modelli di produzione e consumo; questi sono solo gli aspetti più evidenti di un processo che diffonde pratiche di sussidiarietà quotidiana e moltiplica in modo esponenziale la socializzazione e gli spazi di contatto tra cittadini, creando comunità .
In un recente editoriale la prof.sa Marchetti ha analizzato approfonditamente il panorama delle esperienze di cura degli spazi verdi pubblici, annoverandole tra le esperienze partecipate di cura dei beni comuni più affermate.
In Italia, dal punto di vista delle proposte istituzionali sulla diffusione dell’agricoltura urbana, possiamo segnalare il progetto “Orti urbani“, realizzato da Italia Nostra e Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) che hanno firmato un protocollo d’intesa per promuovere e diffondere la coltivazione di orti urbani su tutto il territorio nazionale, fornendo “le linee guida per la progettazione, l’allestimento e la gestione di orti urbani e periurbani”.
In conclusione la commissione Ambiente della Camera ha recentemente elaborato una proposta di legge, che sarà esaminata dall’aula di Montecitorio alla ripresa dei lavori, che prevede 5mila alberi in più ogni anno, un censimento nazionale degli alberi monumentali e la promozione di orti urbani e giardini pensili contro il caldo e le emissioni di CO2.