L'11 settembre giorno di eroismi e di cittadinanza attiva

Cittadini attivi, eroi della quotidianità 

L’11 settembre è un anniversario triste per la popolazione di tutto il mondo, perché si commemorano gli attentati terroristici al World Trade Center e le migliaia di vittime che hanno lasciato dietro di sé. Sono 2.974 le persone che hanno perduto la vita nell’attacco alle Torri gemelle. Fra questi ci sono anche molti soccorritori professionali e volontari. Costoro accorsero immediatamente sul luogo dello schianto per prestare soccorso mettendo a rischio la propra vita (1). Molti erano volontari e qualcuno di questi ha perso la vita per poter prestare volontariamente soccorso. I soccorritori sono stati responsabili del salvataggio di diverse persone e hanno dimostrato un notevole coraggio ad affrontare il pericolo rappresentato dalle fiamme, dal fumo, dai dertriti e dalle sostanze nocive sprigionate dal crollo delle Torri gemelle. Tanto più coloro i quali non erano professionisti del soccorso.

Una comunità  ferita nel profondo ha saputo reagire

L’attacco al WTC ha fortemente colpito la popolazione statunitense, la quale non è rimasta a guardare. Le operazioni di recupero dei corpi dalle macerie sono continuate per settimane e soccorritori da tutti gli Stati Uniti sono accorsi a New York. Le donazioni di sangue ebbero un’impennata nella settimana successiva alla tragedia. Un ulteriore esempio di come la comunità  si sia spesa per condividere il dolore e portare un concreto aiuto è il ristorante Nino’s, che si trova nei pressi di Lower Manhattan. Da settembre a gennaio ha offerto pasti gratuiti ai pompieri, poliziotti e volontari che operavano a Ground Zero.

Il sostentamento del ristorante era rappresentato dalle offerte dei passanti e dall’aiuto di circa 1. volontari. L’area di Ground Zero nel periodo successivo all’attacco è stata interessata dal fenomeno delle polveri tossiche liberate dalle macerie delle Torri gemelle. Queste polveri hanno causato malattie ai soccorritori, anche a distanza di tempo dall’incidente. Le famiglie colpite hanno sporto denuncia nei confronti della municipalità  di New York per ottenere il rimborso dei costi dovuti alle cure. L’amministrazione si è inizialmente rifiutata di contribuire e la magistratura ha respinto tale rifiuto, permettendo l’avvio di una serie di denunce contro l’amministrazione. Venne creato anche un sito, dal nome 9/11 Health Registry, che fornisce informazioni sullo stato di salute dei soccorritori. I soccorritori volontari di 9/11 rappresentano un esempio di cittadini che, per sensibilità  verso la propria comunità , hanno deciso di spendersi e di agire per permettere alla popolazione statunitense di sollevarsi. Questo sembra mettere in discussione l’assunto per cui gli individui nella società  moderna agiscono solo in base a criteri di interesse e secondo cui i legami sociali sono creati dagli uomini con finalità  meramente strumentali.

La riflessione che si vuole stimolare oggi è che i tempi sembrano maturi per un ripensamento del modello dell’homo oeconomicus, il quale può diventare homo reciprocus, ovvero un individuo capace di donare alla comunità , conscio che la restituzione del gesto è intrinseca nell’atto stesso del donare, anche se egli non la pretende (2). Questo modello sembra essere incarnato dai cittadini attivi.

Altruismo e tutela dei beni comuni, due concetti differenti

Non si vuole fare un paragone tra i cittadini attivi e i soccorritori che hanno rischiato la propria vita per la collettività  in nome della solidarietà  più pura e disinteressata. Si vuole partire da una comparazione tra di essi per evidenziarne le differenze e comprendere meglio la questione riguardo la formazione di un nuovo modello sociale, basato sull’attuazione del principio di sussidiarietà  orizzontale. Si tratta di immaginare una linea di demarcazione tra l’altruismo, stato emotivo proprio di chi compie un gesto come quello dei soccorritori, e la sensibilità  che porta i cittadini alla salvaguardia dei beni comuni. Gli individui che agiscono per tutelare il bene collettivo non compiono solamente un sacrificio disinteressato, ma plasmano una nuova forma dell’ ” essere in comune ” che permette di riattivare la partecipazione alla vita pubblica (3).

Ciò che spinge un individuo a tutelare la propria città , un parco, una strada, dedicando alla collettività  il proprio tempo libero non è riconducibile solamente al sacrificio. Uno dei suoi obiettivi è certamente condividere il suo tempo e il suo lavoro in funzione della creazione di una ricchezza condivisa.

Il cittadino attivo? Un modello di massa per il futuro

Un elemento egoistico (da non intendere nell’accezione negativa del termine) è sempre presente nell’operato del cittadino attivo: il miglioramento della qualità  della vita propria e degli altri appartenenti o meno alla comunità  di riferimento è il suo obiettivo. Egli si impegna per la perdita di specialità  di questo modello di individuo, spesso considerato eroico, che può divenire il modello di massa. Questa riflessione è tanto più attuale, quanto più si consideri lo stato di crisi in cui oggi versa il welfare state. I governi si attivano per ripensare lo stato sociale, a cercare di riformarlo per adattarlo alle mutate esigenze di una mutevole realtà . I cittadini attivi quotidianamente impegnati in una missione simile, vogliono fornire una soluzione a questa crisi, perché la tutela dei beni comuni è funzionale alla compiuta realizzazione dello Stato sociale (4), in particolare per quanto riguarda i beni comuni legati alla città . Un godimento di essi a 36 ° permette un innalzamento della qualità  di vita delle fasce di popolazione più disagiate e di tutti i cittadini. Donare il proprio tempo e il proprio impegno rappresenta qualcosa di più rispetto a un atto di solidarietà . Se si guardasse all’azione di un cittadino attivo come a un dono si potrebbe ricordare la funzione di collante sociale del dono. Secondo gli studiosi questo si colloca a metà  strada tra interesse e gratuità  (5) ed è mosso dal desiderio di condivisione.

Affermare un modello circolare di sussidiarietà ? E’ possibile

Dall’analisi della realtà  quotidiana emerge un ulteriore aspetto: la circolarità  del meccanismo di scambio tra individuo e comunità . Il modello di sussidiarietà  a cui si fa riferimento è un modello circolare. Nel momento in cui il singolo ” dona ” sé stesso alla comunità , è necessario che la comunità  restituisca al soggetto per far sìche si possa realizzare un circuito virtuoso il cui risultato è un miglioramento della qualità  della vita per tutti. In tal modo sempre più individui saranno disponibili a spendersi per la sopravvivenza e la qualità  dei beni comuni e desidereranno diventare anch’essi parte di questa reciprocità  feconda, diventando cittadini attivi a propria volta. Il riconoscimento del risarcimento chiesto dai soccorritori dovrebbe rappresentare il primo, obbligatorio, minimo passo per affermare che questa circolarità  esiste. E per fare in modo che il gesto dei soccorritori non si trasformi in un atto sacrificale, ma rimanga un atto di generosità  estrema verso la comunità  compiuto da parte di alcuni dei suoi membri, la comunità  ha l’obbligo morale di dimostrare la propria riconoscenza e rendere onore a chi si spende per essa. Una forma minima di riconoscenza può essere rappresentata dalla riparazione del danno subito dalle famiglie di questa particolarissima e generosissima categoria di cittadini attivi.

(1) Wikipedia, voce “Attentati dell’11 settembre”. 

(2) Elena Pulcini, L’individuo senza passioni. Individualismo moderno e perdita del legame sociale, Bollati Borngieri, 21. 

(3) Ibidem

(4) G. Arena, C. Iaione,  L’Italia dei beni comuni, Carocci, 212.

(5) Elena Pulcini, L’individuo senza passioni. Individualismo moderno e perdita del legame sociale, Bollati Boringhieri 21.