L’iniziativa, promossa dal Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani (UnHabitat), può essere inquadrata in un contesto globale di crescita demografica e di urbanizzazione “selvaggia”. Per la prima volta nella storia dell’umanità , il numero degli abitanti delle aree urbane ha superato quello delle campagne e secondo le stime degli esperti entro il 25, sette persone su dieci vivranno nelle città , soprattutto dei paesi in via di sviluppo. L’urbanizzazione del mondo, che fa crescere gli abitanti delle città ad un ritmo di 6 milioni di persone all’anno, pone inevitabilmente enormi interrogativi sulla sostenibilità d uno sviluppo incontrollato, che presto diverrà incontrollabile, con conseguenze allarmanti sul piano sociale, ambientale e sanitario (Vedi il rapporto Hidden Cities del Who e UnHabitat).
Un modello urbano sostenibile
L’iniziativa I’m a City Changer si propone di sensibilizzare i cittadini di tutto il mondo sulla possibilità di intervenire in prima persona nelle attività di valorizzazione della propria città e della sua vivibilità . Il coinvolgimento dell’opinione pubblica su temi di cosìelevato valore sociale può essere determinante nel processo di urbanizzazione del mondo “appena” iniziato. E’ necessario evitare che, come in passato, nelle aree urbane si ripropongano le dinamiche e gli squilibri della globalizzazione, nella logica perversa del centro-periferia delle città e del mondo.
In quest’ottica la campagna I’m a City Changer, alla quale ha aderito anche Labsus, mette al centro del suo programma i cittadini, sia come singoli che attraverso associazioni e istituzioni pubbliche. La condivisione e la diffusione di pratiche virtuose s’inserisce nell’ambito di un preciso modello urbano, in linea con le più recenti teorie sulle Smart Cities, fondato su alcuni obiettivi quali la flessibilità , la sostenibilità ambientale, la sanità , l’inclusione sociale, la pianificazione urbana e la produttività .
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