La frontiera esterna delle politiche sociali

Puntare a forme di co-sviluppo delle politiche sociali tra paesi di origine e di accoglienza per l'integrazione

Il volume si apre con l’analisi della letteratura sul tema del welfare transnazionale per poi passare in rassegna pratiche di politiche sociali realizzate in collaborazione tra paesi di arrivo e di partenza. Le curatrici del testo analizzano il fenomeno migratorio nell’ottica della globalizzazione sottolineando come, soprattutto negli anni Settanta e Ottanta, i timidi tentativi di collaborazione tra i paesi coinvolti nel processo migratorio abbiano sostanzialmente riguardato il controllo delle frontiere per arginare i flussi migratori.

Difatti finora la politica di integrazione e tutela sociale dei migranti è rimasta confinata alla sfera nazionale dei paesi di ricezione, sottovalutando l’impatto sociale di un tale fenomeno. I migranti non determinano solo una nuova domanda di beni, servizi e diritti sociali ma sono anche portatori di “benessere sociale” grazie al loro lavoro e alle risorse accumulate durante il percorso migratorio. Per queste ragioni, accanto ad una visione locale è necessario affiancarne una transnazionale per andare al di là  di categorie concettuali quali “interno” ed “esterno” fondati sul tradizionale paradigma Stato-Nazione. Se è vero che il welfare nasce all’interno dei confini nazionali come risposta ai problemi di integrazione sociale legati all’industrializzazione, è pur vero che non può più essere concepito come lo strumento di una politica di cittadinanza che, attraverso lo scambio di diritti e doveri, segna l’appartenenza del singolo individuo ad uno Stato. E’ piuttosto un sistema complesso che richiede risorse esterne.

A tal proposito nel testo si parla di “ibridazione” tra risorse esterne ed interne nella costruzione dei sistemi di welfare. Ne è un esempio il fenomeno del care drain. In molti paesi europei la carenza di lavoratori nel settore socio-sanitario e della cura, soprattutto in un contesto dei tagli alla spesa sociale e di invecchiamento della popolazione, viene sopperita attraverso il reclutamento di lavoratori dall’estero. E’ quello che si sta verificando nel nostro paese che affida, nell’8 per cento dei casi, l’assistenza della popolazione anziana soprattutto a lavoratrici straniere accedendo cosìad un sistema di cura privata a basso costo (“badantato”).

Nel volume inoltre ampio spazio trova la trattazione di pratiche di welfare transnazionale improntate a programmi di co-sviluppo tra il nostro paese e quelli di origine dei migranti. Un caso su tutti è quello della Ong Soleterre che ha costituito un network transnazionale di Centri – Servizio gemelli a Milano, a Lviv (Ucraina) e a Chalatenango (El Salvador) garantendo sostegno legale, psico-sociale e orientamento al lavoro ai migranti evitando la frammentazione dei servizi territoriali e colmando la scarsa presenza degli stessi nei paesi di appartenenza. Alla luce di queste esperienze, le curatrici del volume si chiedono allora come sia possibile la collaborazione tra i paesi per sviluppare nuove modalità  di welfare? Per Piperno e Tognetti Bordogna, bisogna andare oltre gli steccati nazionali per rispondere alle esigenze di individui e famiglie “transnazionali” portatori di nuovi bisogni e diritti.