Crisi della democrazia, del welfare e della laicità  dello Stato hanno inciso negativamente sui diritti di cittadinanza

"Eppure, in questi anni duri, i cittadini a metà  hanno continuato a esprimere la loro voglia di dissentire, di contare, di condividere diritti e responsabilità "

Davanti alle sfide politiche, economiche e sociali che questi anni di crisi economica ci impongono, l’Autrice osserva come la società  italiana sia caratterizzata da una cittadinanza dimidiata.

Le radici della disuguaglianza, non solo di risorse economiche, ma anche culturale, originano dal fallimento del sistema di welfare che ha delegato alla famiglia il compito di garantire la redistribuzione sociale.

La crisi della nostra democrazia, unita ad un progressivo indebolimento della laicità  dello Stato non possono che avere delle ripercussioni negative sulla cittadinanza.

Tale paradigma, tutto incentrato sul familismo italiano, troppo spesso colorato da maschilismo e razzismo, determina un progressivo accrescimento delle disuguaglianze, in quelle formazioni sociali dove dovrebbe svolgersi la personalità  dell’uomo e dove lo Stato dovrebbe garantire l’uguaglianza sostanziale.

Chiara Saraceno, invece, rinviene, proprio in queste formazioni, ampie zone di discriminazione che incidono prevalentemente su donne che faticano a fare carriera, giovani il cui futuro è sempre più precario, immigrati emarginati, anziani non più autosufficienti.

Questi sono i cittadini a metà : tanto nella scuola, quanto nel mondo del lavoro. Sono loro che pagano il prezzo più alto di questa crisi e che non sono raggiunti dalla redistribuzione sociale.

Nonostante il quadro a tinte estremamente fosche, l’Autrice non nasconde che è proprio dai cittadini a metà  che potrebbe originarsi il riscatto del nostro Paese, poiché, nonostante le discriminazioni, essi non hanno smesso di impegnarsi per far sentire la propria voce, rivendicare i propri diritti e assumere le relative responsabilità .

SARACENO C., Cittadini a metà , Rizzoli, 212.