Una nuova Commissione Rodotà , per i beni comuni

"Il cittadino come forza politica costituente"

All’alba del 212, il Professor Stefano Rodotà  affermò che il 211 era stato l’anno dei beni comuni: il referendum sull’acqua pubblica ha rappresentato, a suo avviso, l’innesco di un processo di risveglio dell’interesse nazionale verso i beni comuni, tradottosi nel dilagare, in Italia, di quella che Franco Cassano ha chiamato la “ragionevole follia dei beni comuni”.

“Quel che unifica queste iniziative è la loro origine nell’ azione di gruppi e movimenti in grado di mobilitare i cittadini e di dare continuità  alla loro presenza. Una novità  politica che i partiti soffrono, o avversano. Ancora inconsapevoli, dunque, del fatto che non siamo di fronte ad una questione marginale o settoriale, ma ad una diversa idea della politica e delle sue forme, capace non solo di dare voce alle persone, ma di costruire soggettività  politiche, di redistribuire poteri. E’ un tema “costituzionale”, almeno per tutti quelli che, volgendo lo sguardo sul mondo, colgono l’ insostenibilità  crescente degli assetti ciecamente affidati alla legge “naturale” dei mercati.” Queste le parole utilizzate da Rodotà  per descrivere il fenomeno del dilagare di iniziative civiche a tutela dei beni comuni.

Rilanciare le attività  della Commissione Rodotà 

Nel febbraio del 213, Stefano Rodotà  è tornato a parlare di beni comuni, e lo ha fatto dal “teatro” di una importante manifestazione di protesta civica contro il degrado del patrimonio pubblico, l’occupazione dello storico Teatro Valle, dove si stanno svolgendo diverse iniziative aventi come fulcro il tema dei beni comuni e della democrazia.

L’intervento, svoltosi il 14 febbraio durante una conferenza stampa indetta da cittadini e associazioni, ha preannunciato il lancio di una proposta ambiziosa: una seconda commissione Rodotà . L’obiettivo di questa Commissione un po’ speciale sarà  quello di contribuire alla costruzione di un nuovo modello di democrazia, che fa leva sui beni comuni e che vede il cittadino come “una forza politica costituente, come affermato dallo stesso Rodotà . A farsi portavoce, insieme al noto giurista, delle istanze di gestione partecipata dei beni comuni, diversi intellettuali italiani: Ugo Mattei, Alberto Asor Rosa, il giudice emerito della corte costituzionale Paolo Maddalena, Alberto Lucarelli, Rosaria Marella, Luca Nivarra, Salvatore Settis. Tutti personaggi da sempre impegnati nella salvaguardia dei beni comuni.

Una commissione particolare, perché?

La caratteristica principale della Commissione è che sarà  itinerante. Un’assemblea unica nel suo genere, che unisca la teoria (e i teorici) con la pratica (i cittadini attivi) della tutela dei beni comuni. Un esperimento, che avrà  luogo laddove sono più forti i conflitti per la difesa dei beni comuni, per esempio lo stesso Teatro Valle. In questo modo, si realizzerebbero le condizioni affinché la Commissione possa incarnare l’ideale di partecipazione che tutte le iniziative portate avanti in questi anni per la tutela dei beni comuni vorrebbero si affermasse: l’apertura nei confronti della società  civile da parte di una politica, e di un’amministrazione, più trasparenti. La prima tappa della commissione itinerante sarà  proprio il Teatro Valle.

I temi toccati da Stefano Rodotà  nel suo intervento sono i più disparati: dalla proposta di rafforzamento della legge di iniziativa popolare, a cominciare dalla legge sul reddito minimo, alla tutela dell’ambiente. Tutti argomenti che saranno al centro del dibattito in seno alla Commissione itinerante, oltre all’accesso a Internet, la cultura, il diritto all’alimentazione sana. Il fine principale dei promotori dell’iniziativa, tuttavia, è uno solo e molto ambizioso: la «riforma della proprietà  pubblica che riconosca la dignità  giuridica della categoria dei beni comuni ».