Nel 1994 non era ancora previsto nello statuto comunale di Piombino la figura del difensore civico. Cittadinanzattiva di Piombino (allora MFD) decide di realizzare azioni dirette alla modifica dello statuto e alla previsione del difensore civico eletto a suffragio universale.
I cittadini scrivono un regolamento che disciplina le modalità  di elezione del difensore civico e il funzionamento dell’ufficio e procedono all’organizzazione di una vera e propria elezione: raccolgono le candidature, allestiscono i seggi e distribuiscono le schede per votare.

 

Partecipano all’elezione diretta del difensore civico 14. cittadini.
Il comune prende atto di quanto organizzato dai cittadini e provvede alla modifica dello statuto ai sensi della l. 142/9. Non solo viene inserito il difensore civico ma viene recepito con delibera consiliare il regolamento scritto dai cittadini per l’elezione diretta del difensore civico.

 

Il progetto oggi…

Questa esperienza di democrazia partecipativa purtroppo è terminata. L’ultima elezione è avvenuta nel settembre del 25. La figura del difensore civico è stata infatti cancellata dalla legge finanziaria del 29, e sostituita dal “difensore civico territoriale” nominato dalla provincia. Alquanto particolare la modalità  di comunicazione di tale decisione nel comune di Piombino. Infatti l’annuncio è avvenuto durante la conferenza stampa che avrebbe dovuto presentare i candidati all’ufficio. Un’esperienza comunque positiva, data la stretta ed efficiente connessione che ha instaurato tra la pubblica amministrazione e i cittadini negli anni in cui è stata attiva.

[aggiornamento del 29/5/213, a cura di Luca Michele Piscitelli]




L'obiettivo comune a tutti gli autori del testo è quello di far comprendere le potenzialità  insite nel principio di sussidiarietà .

L’attività  di impegno quotidiano di questi individui ha ricevuto linfa vitale grazie alla riforma del Titolo V della nostra Costituzione. L’introduzione del Principio di sussidiarietà  orizzontale nella Carta costituzionale, infatti, prevede che la Repubblica favorisca ” l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività  di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà “. I cittadini attivi non se lo sono fatto dire due volte. Come sottolineano i curatori nell’introduzione del volume: ” l’esplosione di energia civica a sostegno e tutela dei beni comuni rappresenta una novità  importante nel panorama italiano, almeno per le dimensioni registrate negli ultimi anni.[…] Ma l’elemento di novità  risiede nel fatto che nel corso degli ultimi anni il fenomeno ha assunto dimensioni di massa […]”.

I curatori e sostenitori del progetto

A testimoniare lo sviluppo di questo innovativo processo, l’uscita del libro curato da Gregorio Arena e Christian Iaione: “L’Italia dei beni comuni”. Il volume, edito da Carocci con il contributo della Fondazione Roma Terzo settore, vuole fare il punto sulla situazione dei beni comuni in Italia. I curatori sono, rispettivamente, Presidente e Direttore di Labsus: Laboratorio per la sussidiarietà , nato come testata giornalistica online e insieme rivista scientifica di approfondimento e progressivamente trasformatosi in punto di riferimento culturale e politico per le migliaia di cittadini attivi e le numerose amministrazioni impegnati quotidianamente nella cura condivisa dei beni comuni. Dal 26, gli animatori del progetto si impegnano per affermare la necessità  che sempre più cittadini divengano responsabili ed interessati, seguendo l’esempio dei tanti cittadini attivi che da anni si associano per contribuire alla cura e manutenzione di un bene comune importante come il “nostro Paese”. Funge da cassa di risonanza per tutte le esperienze di partecipazione: ovunque ci sia un giardino condiviso, un’iniziativa di agricoltura civica, la promozione di stili di vita rispettosi dei beni comuni oppure un gruppo di cittadini che si organizza per adottare e curare piazze, strade, parchi delle nostre città , Labsus è lìper documentarlo.

Una fucina, dove si sperimentano nuovi paradigmi per la vita della società . Ma l’Italia dei beni comuni mette in risalto, in primo luogo, un’attività  di studio ed approfondimento sulle diverse sfaccettature della nozione di bene comune. Per poter comprendere appieno il cambiamento in atto nella società , occorre definire al meglio la questione dei beni comuni. Occorre individuare le dinamiche che portano alla necessità  della cooperazione per la loro tutela. In particolare, serve capire le potenzialità  e le implicazioni della salvaguardia di queste risorse da parte delle istituzioni e dei cittadini.

I diversi contributi

Il saggio di Carlo Donolo, in apertura del testo, introduce il lettore al concetto di bene comune e al ruolo di “fondamento della vita sociale” da esso ricoperto. I beni comuni, che secondo Carlo Donolo si “nascondono un po’ dovunque”, sono numerosi, tutti di diversa natura: il clima è un bene comune naturale, le reti, altro bene comune, sono artificiali, infine la sicurezza, un bene che può essere rintracciato anche all’interno di beni privati come le abitazioni: anche la fiducia, la conoscenza e la sussidiarietà  sono beni comuni di cui sono dotati tutti gli individui. La prospettiva più interessante secondo l’autore è quella che permette di considerare la sussidiarietà  come un principio organizzativo da una parte e come “pratica capacitante” dall’altra: essa permette che i cittadini riscoprano il ruolo dei beni comuni e pubblici, oltre a contribuire alla loro riproduzione. Un diverso approccio è adottato da Maurizio Franzini, il quale guarda ai beni comuni da una prospettiva economica. La maggior parte degli economisti non si occupa di questo argomento. La domanda che si pone l’autore è la seguente: esiste una soluzione che contrasti da una parte lo sfruttamento eccessivo delle risorse comuni, un fenomeno ormai sotto gli occhi di tutti, e nel contempo permetta a tutti di continuare a goderne rinunciando cosìa tecniche di privatizzazione? Questa soluzione c’è e sta nella creazione di istituzioni e regole che favoriscano la diffusione di comportamenti cooperativi nella società . I cittadini sono dunque chiamati a cooperare per concorrere al benessere, sociale ed economico, di tutti. Salvaguardare il benessere sociale significa occuparsi della manutenzione dello Stato sociale e della democrazia stessa. A questo proposito, nel volume Christian Iaione si pone domande significative a proposito del nesso tra beni comuni e qualità  della vita delle persone:

“Dove va una persona se vive in una città , [..] e sente il bisogno di immergersi in un ambiente naturale, usufruire di tutti i servizi che uno spazio verde può fornire come correre, leggere un libro su un prato all’aria aperta, respirare aria mediamente più pulita? Come può quella persona nutrire la propria sete di relazioni sociali e incontrare persone nuove […]? Dove può coltivare il proprio senso di appartenenza a una comunità  […]? Quali sono le infrastrutture e i servizi che […] mettono la persona in condizione di condurre un’esistenza degna di essere vissuta […]”. Tutte queste domande trovano una sola, identica risposta. Si tratta degli spazi e servizi urbani di interesse comune.

Questi spazi e servizi, oggi, sono sprofondati nella crisi. Le cause? La disaffezione dei cittadini e i tagli ai bilanci degli enti locali, per fare degli esempi. Il risultato? Il degrado urbano. La cura? Cittadini e beni comuni. Prendersi cura della propria città  è nell’interesse di ogni cittadino perché esiste un nesso inscindibile tra beni comuni e raggiungimento di una situazione di benessere individuale e sociale. Le condizioni che garantiscono il benessere in un ambiente urbano devono essere preservate e mantenute dai cittadini stessi, sia per le competenze e le capacità  che essi possono immettere nella cura dei beni comuni urbani, sia per le nuove capacità  e competenze che essi sono in grado di sviluppare nel prendersene cura cosìcoltivando i propri talenti. In altre parole, secondo Iaione, il principio di sussidiarietà  orizzontale si pone come la pietra fondante di un nuovo welfare urbano. Le numerose esperienze, documentate ogni giorno da Labsus, di cittadini che si attivano a tutelare la propria città  contrastando il degrado urbano fanno si che si profili all’orizzonte un nuovo modello di amministrazione. Questo modello vede i cittadini protagonisti, assieme alle istituzioni, del governo dei beni comuni.

Un ulteriore approccio fornito dagli autori del volume è quello portato avanti da Giuseppe Cotturri. L’autore opera un collegamento tra l’azione dei cittadini a salvaguardia dei beni comuni e la rinascita del mezzogiorno d’Italia. Un tema di attualità , in questi bui tempi di crisi. Ed è proprio dalla crisi, o meglio dal suo superamento che parte la riflessione di Gregorio Arena sul welfare di comunità . In Italia c’è una fortissima tradizione di solidarietà , che affonda le sue radici nella dottrina sociale della Chiesa e si estrinseca con decisione attraverso il principio di sussidiarietà . Riprendendo alcuni passi dell’enciclica Caritas in veritate, si riesce a definire meglio la sussidiarietà , che promuovendo: ” «la libertà  e la partecipazione in quanto assunzione di responsabilità  », favorisce lo sviluppo di soggetti liberi, attivi, responsabili e solidali, capaci di prendersi cura del bene comune.”. Questo principio può rappresentare una via d’uscita dalla crisi, in quanto permette il realizzarsi di un modello organizzativo, dove il Comune rappresenta il centro di una rete costituita da cittadini ed amministrazioni che condividono la tutela di quei beni comuni che producono benessere per la comunità  intera.

Le argomentazioni esposte rappresentano certamente un valido punto di partenza per proseguire lo studio di questa realtà  che emerge dall’osservazione delle dinamiche sociali, economiche, giuridiche ed istituzionali in atto. Tuttavia, Il lavoro di riflessione teorica e quello di documentazione di casi ed esperienze, da solo, non è sufficiente. Per poter davvero delineare un nuovo modello di amministrazione, sottolineano i curatori, è necessaria l’avvio di un’azione culturale anche nelle scuole e nelle istituzioni. Labsus, infatti, non si ferma alla teoria. Insieme alla Fondazione Roma Terzo Settore ha già  portato avanti un progetto formativo, denominato “Scuola di manutenzione civica dei beni comuni – Rock your school” (www.rockyourschool.org). Il programma sperimentale portato avanti in due licei romani ha permesso di vedere i concetti e le riflessioni intorno alla cura dei beni comuni prendere vita nelle mani di giovani cittadini attivi. E al momento Labsus è già  impegnato in un nuovo progetto operativo, con la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e il Comune di Bologna, questa volta centrato sulla sperimentazione pratica delle tecniche di amministrazione condivisa dei beni comuni.



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