Verso il Codice dei beni comuni

L ' assemblea itinerante dei beni comuni, dopo la tappa de L'Aquila, ritorna al Teatro Valle occupato

L’assemblea itinerante dei beni comuni, dopo la tappa de L’Aquila del 4 maggio, ritorna al Teatro Valle occupato. All’incontro de L’Aquila, luogo particolarmente rappresentativo delle battaglie per il diritto alla città , era presente anche il Presidente di Labsus Gregorio Arena.

Dopo il discorso introduttivo di Stefano Rodotà , la seduta dell’assemblea si apre con la proiezione di un video/reportage sul precedente incontro.

Nelle puntate precedenti…L’Aquila, città  negata

L’argomento principale dell’incontro del quattro maggio è stato il diritto alla città , che è più di un diritto di accesso al bene, è la messa in comune delle energie per tracciare una traiettoria comune. Una città  particolarmente bella come L’Aquila per i suoi tesori artistici, come affermato da Montanari, mantiene la sua bellezza nel momenti in cui è viva. Infatti la bellezza delle città  risiede soprattutto nella loro capacità  di dar vita ai diritti civili e politici. Come affermato da Gregorio Arena nel corso della assemblea #uno, se non ci si occupa della qualità  dei beni comuni non ci si occupa della qualità  della vita.

Commissione Giuridica: fase redigente

L’assemblea si è focalizzata sulla formazione del Codice dei beni comuni. La pratica dei beni comuni, come affermato da Ugo Mattei, genera utilità  collettive: questo il fil rouge che ha legato la discussione dei giuristi, unitamente alla consapevolezza della necessità  di tutelare e tradurre in diritto le pratiche sociali.

Paolo Maddalena, nel suo intervento, cita un esempio di pratica collettiva, l’ex colorificio di Pisa, rilevando che bisogna trovare un argomento giuridico che tuteli questa ed analoghe esperienze.

Infatti è possibile sia che cose private generino utilità  pubbliche sia il contrario, a questo punto il compito del giurista è quello di trovare un metodo di gestione dei rapporti tra pubblico e privato, vista la differente natura di questi. Non è infatti possibile mettere in commercio una cosa pubblica, essendo differente la sua natura ed utilità  sociale. Maddalena si chiede se non si possa parlare di co-soggettività  giuridica e rileva che Giannini, a questo proposito, avrebbe parlato di bi-appartenenze : si tratta di gestire i rapporti tra il pubblico, gestore del bene che appartiene a tutti, e il privato. Il territorio, per esempio, ab origine è di tutti: la proprietà  privata interviene solo successivamente, come limite alla proprietà  collettiva.

Bisogna distinguere tra res in commercio e res fuori commercio, e i beni comuni devono essere fuori commercio.

Un altro punto all’ordine del giorno è stato quello sulla soggettività  giuridica del bene comune, visto che nella stagione in cui ci misuriamo l’essere comune del bene stava nella possibilità  normativa di modificare la destinazione d’uso del bene. E così, ad esempio, con l’abuso della concessione si è stravolto il rapporto tra la titolarità  del bene e la sua gestione, alterando la natura stessa del bene. Per questi motivi è importante la redazione di un codice che riunisca queste esperienze.

Labsus nella Costituente dei Beni Comuni

Il direttore di Labsus, Christian Iaione, mette in luce nel suo intervento l’importanza di partire dalla riflessione sullepratiche sociali poiché il bene comune emerge dalle iniziative che lo fanno crescere, ed è da lìche bisogna partire per ragionare sulla sua natura giuridica e sociale. Le occupazioni possono considerarsi una pratica sociale, ma non bisogna cadere nell’errore di considerarle tutte uguali, tutte sinonimo di una reazione ad un diritto negato. Esistono infatti, secondo Iaione, due tipi di occupazioni tra loro differenti: quelle “in forma costituente”, di cui è esempio il Teatro Valle con la sua storia, cioè quelle che si sono trasformate in governace dei beni comuni ovvero quelle “in forma predatoria” che hanno invece natura escludente.

Le occupazioni “in forma costituzionale” sono pratiche sociali, e il lavoro degli “esperti dei beni comuni” deve andare nella direzione di far assumere un riconoscimento formale di queste pratiche. Labsus sta lavorando a Bologna per la stesura di un regolamento dell’amministrazione condivisa. Sempre a Bologna possiamo trovare casi di comitati che hanno assunto una qualifica giuridica.

Inoltre il direttore Iaione pone un monito: non bisogna dimenticare che il nostro ordinamento già  possiede una norma costituzionale che legittima le iniziative di cura e gestione civica di un bene comune, l’art.118 com.4. E’ necessario dunque distinguere tra beni comuni materiali e immateriali: i beni comuni materiali sono quelli oggetto del principio di sussidiarietà  orizzontale,ed è solo prendendosi cura di questi che si producono quelle esternalità  positive per la società , che sono i beni comuni immateriali.

Bisogna infine distinguere, come fa Salvatore Settis, tra valori e beni comuni. I valori sono prodotti dalla manutenzione civica dei beni comuni. Un esempio è la sanità , che non è un bene comune ma un servizio che deve essere gestito, la buona cura di questo servizio produce il bene comune “salute”.