Una ricerca qualitativa sugli indicatori di benessere

Il Pil del benessere a partire dal coinvolgimento delle persone

E’ on-line il questionario elaborato dal Forum del terzo settore in collaborazione con l’Università  Tor Vergata e il supporto dell’Istituto nazionale di statistica (Istat) che permetterà  di valutare i dodici indicatori presentati dall’Istat nei mesi passati con il rapporto Bes – benessere equo e sostenibile. Grazie alla valutazione espressa dalle persone che risponderanno al questionario sarà  possibile tracciare con esattezza quali sono davvero gli indicatori che danno la misura dello stato di salute del paese dal punto di vista dei cittadini.

Gli obiettivi e le fasi dello studio

La ricerca si sviluppa infatti secondo una direttrice bottom up che va ad integrare lo studio quantitativo condotto dall’Istat. L’obiettivo è quello di “raccogliere ed interpretare le valutazioni espresse dalle persone sulla qualità  della propria vita, sul proprio benessere e su quello collettivo definendo le priorità  di intervento nelle regioni obiettivo FQTS e nel resto del paese”, spiegano dal Forum del terzo settore. Tre sono le principali fasi in cui si articolerà  lo studio: il questionario on-line, i focus group e la community.

La prima fase, attraverso il questionario on-line, mira ad una “ponderazione” delle dimensioni di benessere proposte dal rapporto Istat – Cnel per valutarne le differenze. Questa fase consente di comprendere quali sono le priorità  di intervento dal punto di vista degli stessi attori sociali per tracciare così”una mappa dei bisogni e delle aspettative relative al benessere, anche in relazione alle caratteristiche sociali dei rispondenti”.

La seconda fase del progetto prevede invece la costituzione di diciotto focus group per ciascuna regione Fqts con l’intento di definire il concetto di “benessere”. I gruppi comprenderanno tre segmenti della popolazione: 1) i giovani, con età  compresa tra i 24 ed i 30 anni; 2) gli istituzionalizzati, persone attive e che godono all’interno della società  di una forma stabile pienamente accettata; 3) i marginali e gli espulsi dai processi produttivi: persone disoccupate, cassintegrate, esodate, in mobilità , precarie.

Infine, l’ultima fase, prevede la nascita della community. Qui ricercatori e partecipanti si confronteranno sui primi risultati cosìottenuti secondo un approccio collaborativo permettendo alle persone di raccontare e raccontarsi in piena autonomia. “I partecipanti alla community verranno stimolati a riflettere sull’ambito legato ai bisogni espressi nella storia narrata, verrà  lanciata una sfida per generare idee e formulare concetti di innovazione che rispondano ai bisogni espressi”, specificano i ricercatori.

Le storie cosìraccolte verranno analizzare nei laboratori regionali per giungere alla formulazione di “ipotesi di benessere” attraverso una nuova metodologia basata sul coinvolgimento degli stessi stakeholders.

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