Una ribellione nata dall’opposizione alla cementificazione del parco, ma che ha radici più profonde della lotta ambientalista da cui ha preso le mosse. Lo scontro in atto a Istanbul nasce dalla rivendicazione a poter esercitare il diritto alla città : la possibilità dei cittadini di rappresentare se stessi tramite i luoghi in cui vivono, prendendo parte alle decisioni che riguardano i luoghi della loro esistenza. Un diritto che diventa ancora più vivo e necessario quando viene negato, e che si inserisce tra le rivendicazioni delle lotte per i beni comuni che in questi anni hanno in vario modo, caratterizzato altri Paesi con altre storie ma un’unica esigenza: riappropriarsi dei beni comuni, beni di tutti.
Dalla protesta alla “cittadinanza attiva”: si può?
La protesta ha generato, ormai è noto, diversi scontri molto violenti. Un’immagine però, colpisce particolarmente: i manifestanti a tarda serata, alla fine dei conflitti, puliscono Piazza Taksim. Armati di sacchetti di plastica, scope e palette centinaia di persone si sono trasformate in “cittadini attivi”, pronti a prendersi cura dei beni comuni. Donolo afferma che i beni comuni sono “un insieme di beni necessariamente condivisi”, quindi per essere tali non basta il possesso e la fruizione di questi spazi, ma è necessaria la tutela dei cittadini che condividono anche la responsabilità di gestione e miglioramento, anche queste necessariamente condivise.
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