Due interventi radiofonici per Labsus il 25 giugno

L'amministrazione condivisa e la cura civica dei beni comuni fanno notizia; ne parla in diretta radiofonica Gregorio Arena

Nella mattinata il prof. Gregorio Arena ha partecipato alla trasmissione “Notizie in corso” di Radio Inblu (l’emittente della Conferenza episcopale italiana) curata e condotta da Federica Margaritora che ha dedicato un approfondimento alla proposta di Labsus di strutturare un piano nazionale per la cura dei beni comuni e all’esperienza degli Stati Generali della Società  Civile a Gela.

Insieme al presidente del Laboratorio per la sussidiarietà , promotore della creazione di una cabina di regia siciliana per la tutela dei beni comuni, è stato ospite anche Enzo Madonia presidente del MoVI (Movimento Volontariato Italiano) di Gela e portavoce del Comitato organizzatore degli Stati Generali.

“Cittadini e istituzioni: pronto chi parla?”

La trasmissione del 25 giugno della trasmissione “La Radio ne parla” di radio Rai Radio Uno, curata e condotta da Ilaria Sotis, è stata invece dedicata al tema “Pubblica amministrazione e cittadini”.

Partendo da due casi concreti di “corto circuito” tra cittadini e PA, uno al Sud (Modica in Sicilia) e uno al Nord (Lago di Idro in Lombardia) gli ospiti, tra i quali Giampiero D’Alia (Ministro Pubblica Amministrazione e Semplificazione), hanno cercato di rispondere alla domanda di apertura della conduttrice: “Se un signor X vuole dialogare con una pubblica amministrazione, un ospedale, un’anagrafe, un asilo, un’università , che cosa può fare e che diritti ha?”

Secondo Arena gli esempi di cui si è discusso in trasmissione sono dei casi classici “di mancanza di ascolto da parte delle istituzioni. Quello che sta succedendo sempre più spesso in Italia è che i cittadini delegano alle amministrazioni locali, ai Comuni, alle Regioni, l’amministrazione delle proprie comunità , ma su scelte singole, importanti come potrebbe essere il caso di questa diga, o nei casi di una discarica, è come se si volessero riappropriare della sovranità  delegata affermando: ‘su questo vorremmo poter decidere anche noi’. Il problema è che spesso chi è stato eletto percepisce questa richiesta quasi come un delitto di lesa maestà  (..) secondo me invece il fatto che i cittadini si preoccupino e vogliano partecipare a queste decisioni, che poi avranno un impatto molto forte sulla comunità , è un fatto positivo, è un fatto di democrazia partecipativa che deve essere riconosciuto”.

Passare dalla “I” di io alla “I” di insieme

Il presidente di Labsus ha continuato sostenendo che “L’Italia non è composta da persone chiuse nel loro ‘particulare’, come diceva Guicciardini, ma da persone che in realtà  si preoccupano del posto dove vivono e vorrebbero fare qualcosa; il problema è che sono dentro lo schema ottocentesco ‘domanda dei cittadini – risposta delle istituzioni’ mentre in realtà  c’è un altro schema ‘domanda dei cittadini – risposta dei cittadini’, che è lo schema su cui si regge il volontariato. Bisogna fare in modo che grazie al principio di sussidiarietà , che è sancito dalla Costituzione ed è il principio ispiratore di Labsus, i cittadini possano, insieme con le istituzioni, risolvere i problemi della comunità “.

Arena ha ricordato i centinaia di casi di cura civica dei beni comuni, analizzati in questi anni dal Laboratorio per la sussidiarietà , che al momento non sono stati ancora “messi a sistema”, per questo “stiamo lavorando ad una cabina di regia nazionale che coordini e metta insieme tutte queste esperienze, perché ognuna di loro da sola risolve il problema della comunità  locale, ma tutte insieme sprigionerebbero una straordinaria energia e rappresenterebbero un ricostituente per tutto il Paese”.

In conclusione di trasmissione il presidente di Labsus ha risposto cosìalla domanda su come fare in modo che i cittadini non subentrino al lavoro della PA e quindi dello Stato: “Distinguendo bene i ruoli e le responsabilità : l’amministrazione ci mette coordinamento, organizzazione e competenze professionali, i cittadini ci mettono passione e conoscenza delle situazioni. Di fatto sta già  succedendo ovunque, il problema è solo quello di regolare questo rapporto tra amministrazioni e cittadini. Con una battuta bisognerebbe passare dalla ‘I’ di io alla ‘I’ di insieme; non è un caso che molte delle liste civiche che ci sono in Italia si chiamino “insieme per…” è come se gli italiani avessero capito che non ci si salva da soli e che i problemi vanno risolti insieme con gli altri”.

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