Il festival si pone l ' obiettivo di tutelare la cultura quale bene comune

" SoundMakers Festival è un luogo di espressione e d ' ispirazione per tutti, senza alcun discrimine per i soggetti che la società , le discriminazioni e i pregiudizi rendono disabili "

SoundMakers Festival è un luogo di espressione e d’ispirazione per tutti, senza alcun discrimine per i soggetti che la società , le discriminazioni e i pregiudizi rendono disabili“, si può leggere sul loro sito. Ed è questo l’obiettivo che si pongono le decine di artisti che, ogni anno, si avvicendano nello svolgimento dell’evento.

Gli ospiti del festival

Tra gli ospiti dell’edizione appena conclusasi Moni Ovadia, con la conversazione scenica “Il registro dei peccati”, e Nada e Fausto Mesolella, che si sono esibiti in concerto. Giovanna Pajetta ha, inoltre, presentato il suo libro “America in bianco e nero”. Gli eventi sono stati interamente tradotti nel linguaggio italiano dei segni.

Un’altra prima è stata programmata in ambito cinematografico, con la proiezione in audiodescrizione del film «The Millionaire » di Danny Boyle.

Lo special guest dell’edizione 213 è stato il fotografo sloveno Bav?ar, le cui opere sono una vera e propria sfida alla sua cecità , prendendo vita dai ricordi e dalle influenze che la realtà  circostante esercitano sull’artista.

La raccolta fondi per sostenerel’iniziativa

Per sostenere il progetto che ha permesso l’accessibilità  e la partecipazione di tutti al festival, è stata avviata una raccolta fondi. I fondi raccolti verranno, inoltre, utilizzati per incrementare e perfezionare alcune tecniche messe in atto dal SoundMakers Festival: la traduzione in lingua italiana dei segni, nonché l’audiodescrizione e la sottotitolazione, l’offerta di materiale informativo in stampa large print e braille, e la comunicazione online attraverso l’utilizzo di un sito web accessibile.

La tutela dei servizi audiovisivi tra cultura e mercato

L’evento ha assunto una particolare rilevanza soprattutto alla luce dell’appello, rivolto dai principali artisti del cinema italiano, da Confindustria, da vari sindacati, da Rai e da Mediaset al Presidente del Consiglio Letta, per la salvaguardia dell’audiovisivo made in Italy, un bene culturale di tutti che deve essere sottratto alle logiche di mercato.

Nella lettera i sottoscrittori richiedevano al premier di far sìche l’Italia, alla luce dell’imminente pronuncia in sede comunitaria sul mandato negoziale degli accordi di libero scambio fra Europa e Stati uniti, avvenuta il 14 giugno, escludesse la cultura e l’audiovisivo dai trattati commerciali tra Unione europea e Stati uniti. “Noi semplicemente non vogliamo che in questo trattato si negozi sulle opere e sui servizi culturali e audiovisivi, in nessuna forma, a partire dalle reti di distribuzione on line. Si tratta di una questione culturale ed economica (…). Gli operatori digitali americani oggi non hanno sedi, dipendenti, fatturato, fornitori, impegni, vincoli in Europa. Non investono in reti e contenuti né sui territori. Non creano valore aggiunto, né gettito fiscale”, recita la petizione. Petizione che, fortunatamente, sembra non essere rimasta inascoltata.

Con l’inizio dei negoziati si è concordata l’esclusione della liberalizzazione dei servizi audiovisivi dal campo di applicazione dell’accordo, fermo restando la possibilità  per la Commissione di interpellare nuovamente il Consiglio in futuro per ricevere ulteriori direttive di negoziato.

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