Come i social media ci aiutano a lavorare e a vivere bene in tempo di crisi

"Ho quindi pensato di creare una piattaforma nella quale mettere in contatto chi cerca un servizio e chi lo offre"

In una società  fondata sul lavoro, specie in tempi di crisi, la maternità  può spesso apparire come un allontanamento forzato da quell’operatività  che faticosamente si persegue giorno per giorno. Marta Mainieri, project manager e digital marketing strategist, nel periodo del suo terzo congedo per maternità  analizza proprio questa condizione di stasi lavorativa giungendo alla conclusione che questa possa essere fondamentale per ritrovare nuovi impulsi e nuove energie.Tramite alcune letture, che evidenziano come nella realtà  americana il dirompere della crisi ed il diffondersi di nuove tecnologie digitali abbiano favorito il propagare di nuovi servizi, si avvia quel connubio di azione e pensiero che culminerà  nella pubblicazione del libro ” Collaboriamo! Come i social media ci aiutano a lavorare e a vivere bene in tempo di crisi ” edito dalla casa editrice Hoepli.
Quali sono quindi questi nuovi servizi? Si tratta di servizi collaborativi ovvero tutte quelle piattaforme che mettono in contatto persone con persone e consentono loro di scambiare, condividere o vendere direttamente beni, competenze, denaro.

Tra economia e consumo collaborativo

Si parte dall’analisi di dieci start up, cinque americane (Airbnb, Relayrides, TaskRabbit, Skillshare, Etsy), una inglese (Landshare) e quattro italiane (Fubles,  Prestiamoci,  Reoose,TheHub Milano): ognuna di esse è rappresentativa di un mercato di riferimento, da quello automobilistico a quello artigianale e cosìvia. L’obiettivo è quello di evidenziare opportunità  e possibilità  di una maggior diffusione in Italia di servizi simili. Emerge cosìche ad affermarsi non è solo una nuova idea di consumo, che si fa forte dell’affermarsi dell’era della digitalizzazione, ma piuttosto una nuova forma di coworking, di cooperazione tra individui che favoriscono lo scambio, la mobilità , nonché l’instaurarsi di un rapporto di fiducia verso sconosciuti. I vantaggi che ne derivano, sottolinea la Mainieri, sono di tre tipi: ” economico (perché riusando, condividendo e vendendo si risparmia ma anche guadagna), ambientale  (perché si riutilizza quel che già  c’è) e sociale  (perché permette di fare nuove amicizie) ” .
Questo genere di servizi ha avuto una diffusione nel mondo sempre maggiore sia per numero di piattaforme esistenti sia per numero di utenti che ne fanno uso: ” nel nostro paese, come all’estero, oggi si condivide di tutto: la casa (Airbnb, Wimdu, ecc) la tata (Oltretata), il tempo (Sfinz,  Tamtown), il cibo (Gnammo,  Newgusto), la barca (Sailsquare), la bici (Okobici), le competenze (OilProject,  SkillBros), la macchina (Blablacar), il denaro (Prestiamoci,  Starteed) ” . Contrariamente a quanto accade nella realtà  americana, però, in Italia non v’è un sistema di collaborazione tra simili servizi: investire in questa sharing economy inoltre richiede un notevole impiego di tempo e capitali rendendo l’impresa non semplice.

Dalla carta al web

Come agevolare il sistema dei servizi collaborativi italiani? ” Finito il libro – precisa Marta Mainieri – mi sono posta il problema di come presentarlo sulla rete. Non volevo un semplice sito statico, una sorta di brochure del libro come spesso si fa, e ho quindi pensato, a mia volta, di creare una piattaforma nella quale mettere in contatto chi cerca un servizio e chi lo offre ” . E’ nato cosìCollaboriamo.org: obiettivo del sito è quello di raccogliere tutti i servizi collaborativi italiani sia per dar loro una maggiore visibilità  sia per consentire una miglior forma di cooperazione. Alla directory possono iscriversi tutti i servizi che mettono in contatto persone con persone per condividere, scambiare o vendere direttamente beni, competenze, denaro, nonché tutti i coworking che benché non siano servizi digitali condividono lo stesso sistema valoriale. Come si legge sul sito, infatti, questa piattaforma vuole provare a raccogliere non solo i servizi online ma anche quelli offline, negozi, eventi, workshop e tutte quelle iniziative che nascono quasi ogni giorno sul nostro territorio ma di cui spesso se ne viene a conoscenza solamente con il passaparola.

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