A raccontare l ' iniziativa è stata la trasmissione radiofonica " L ' inviato speciale " di Rai Radio 1

"Si è cosìconiugata la salvaguardia della biodiversità  e delle tradizioni agricole con forti elementi di socialità "

Sempre più diffusi gli orti urbani sono un fenomeno che sta trovando sempre più ampia attenzione da parte di cittadini e amministrazioni. A Pontecagnano, in provincia di Salerno, c’è qualcosa di nuovo: nasce qui infatti il primo parco eco-archeologico d’Italia. Nel sito in questione sorgeva un tempo l’antica città  etrusca di Picentia, oggi emerge un interessante modello di gestione di un bene pubblico. Il progetto è stato avviato nel 2001 su iniziativa del Circolo Legambiente ” Occhi Verdi ” ed il 19 aprile 2014 è stato oggetto di approfondimento all’interno della trasmissione radiofonica ” L’inviato speciale ” di Rai Radio 1. ” Questo luogo era una discarica all’aria aperta – racconta Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania, intervenuto nel programma – tonnellate e tonnellate di rifiuti. Il parco nasce quasi quarant’anni fa grazie alla ferrea volontà  di un manipolo di archeologi che avevano scoperto qui il più meridionale degli insediamenti etruschi. Quindici anni  fa è diventato parco archeologico, ma non era fruibile, non era mai aperto al pubblico”.

Socialità  e sostenibilità 

” Il contatto con la terra, con le radici. Siamo tutti amici e ci consigliamo ” : cosìuna donna di ottant’anni, assegnataria di un orto, commenta l’iniziativa. In questo suolo campano si è cosìconiugata la salvaguardia della biodiversità  e delle tradizioni agricole con forti elementi di socialità , come spesso rimarca lo stesso Buonomo: ecco cosìche nasce il forno condiviso o, ancora, la biblioteca all’aperto per i bambini. Sono sessantacinque della grandezza di 100 mq gli orti sino ad ora assegnati, oltre un grande orto di mille metri quadri. L’unica regola che gli assegnatari, per lo più pensionati, ma non solo, sono tenuti ad osservare è il divieto di utilizzo di prodotti chimici in favore di una coltivazione di tipo biologico. Accanto agli orti vi sono poi delle zone la cui gestione è comune, dietro la guida del Circolo ” Occhi Verdi ” : Carla Del Mese, presidente, spiega che l’area, destinata alla coltivazione di piante tipicamente mediterranee, è spesso destinata alle visite di scolaresche, un vero e proprio laboratorio didattico.

Sperimentando con la terra

Il parco si è cosìpresto trasformato in un vero e proprio laboratorio ove, nella genuinità  della tradizione agricola, è possibile sperimentare, ad esempio, nuove tecniche di risparmio idrico, proprio grazie alla disponibilità  di un’area non destinata alla grande produzione. L’attività  di manutenzione, tra l’altro, non si limita agli orti assegnati, ma si estende all’intera struttura consentendo cosìun notevole risparmio in termini economici per il territorio e favorendo al contempo una maggiore cooperazione tra gli individui: cosìun idraulico in pensione si mette a disposizione per i guasti dell’impianto idrico e cosìvia. “Dall’esperienza degli orti urbani – spiega Buonomo – è nata l’idea di confrontarsi con il mondo della produzione agricola destinata alla grande produzione, aprendo un ulteriore confronto con gli agricoltori campani e giungendo ad una nuova disponibilità  a cedere magari territori inutilizzati”. E’ la condivisione di un’integrazione e della possibilità  di un lavoro comune, tra socialità  e sostenibilità  ambientale.

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