L ' esperienza della scuola bollenti spiriti giunta alla seconda edizione

Occorre ideare dispositivi di welfare che considerino i giovani non soltanto come destinatari di politiche pubbliche, bensìcome parte attiva di un processo di cambiamento socio-culturale e di innovazione

Un’iniziativa promossa dall’Assessorato alle Politiche Giovanili e alla Cittadinanza Sociale della Regione Puglia, ” un percorso intensivo di apprendimento finalizzato a formare degli operatori di politiche giovanili, per formare nuove figure professionali dedicate all’attivazione di progetti per lo sviluppo locale, e l’animazione di comunità , attraverso il coinvolgimento dei giovani neet ” , cosìsi legge nell’avviso che pubblicizza la seconda edizione della ” scuola bollenti spiriti ” , che si svolgerà  nuovamente a Taranto, da novembre 2014 a gennaio 2015. Aperta a tutti i cittadini italiani e stranieri residenti in Puglia, di età  compresa tra 18 e 35 anni, la scuola affronterà , tra le altre cose, i nodi della rigenerazione urbana e dell’imprenditoria sociale, cercando di potenziare l’efficacia delle politiche pubbliche rivolte ai giovani, in particolare, ai cosiddetti neet (not in education, employment or training) cioè quella fascia di popolazione compresa i 15 anni e i 29 anni che non lavora e nemmeno risulta inserita in un percorso di istruzione e formazione. Dalla Regione Puglia, dunque, un piccolo piano e insieme un segnale concreto per tentare di risolvere, in parte, un’emergenza che è europea. ” Di quella generazione che forse per la prima volta nella sua storia, (dell’Europa), sta peggio di quella che l’ha preceduta ” .

Una generazione di giovani innovatori

Un bilancio iniziale della prima edizione Labsus ha provato a tracciarlo attraverso una lunga conversazione con Michele Lojacono, giovane architetto, uno dei tutor d’aula della scuola, e fondatore di Labuat, acronimo di Laboratorio Urbano Architettura Taranto, associazione culturale che promuove e sperimenta nuove forme di tutela e gestione partecipata del patrimonio urbano, con particolare attenzione alla valorizzazione del patrimonio culturale diffuso nella città  vecchia di Taranto, che è messo continuamente a rischio dai crolli strutturali, e dall’incuria istituzionale. ” Il progetto di turismo sociale, tra quelli elaborati dalla scuola, è sicuramente tra i più interessanti sia perché guarda in una prospettiva futura e sia perché riconosce un processo di gestione partecipata dei beni culturali già  esistente in città  ” , ci spiega Lojacono, facendo riferimento a quell’esperienza che considera già  un laboratorio di buone pratiche, ovvero la ” cura spontanea ” della chiesa di Sant’Andrea degli Armeni, un’unica sala rettangolare di epoca rinascimentale nel cuore del centro storico di Taranto ” che oggi ci racconta una storia di rigenerazione urbana ” prosegue il fondatore di Labuat, ” quella, cioè, di cui sono protagonisti alcuni residenti e qualificati operatori culturali che condividono la chiave della chiesa ed insieme ad essa le responsabilità  di tenere quel posto pulito e accogliente, pronto ad essere aperto al primo visitatore o curioso che lo richieda ” . Dopo che per decenni la chiesa è stata chiusa, colpevolmente, ora qui dentro si producono i contenuti di quella che presto diventerà  un’applicazione per smartphone e tablet, un’audioguida della città  vecchia che sarà  disponibile in francese, arabo, russo, persiano e armeno. ” Ma non è l’elenco delle attività  da loro svolte ad essere importante ” , conclude Michele Lojacono, ” quanto la rete di relazioni e di saperi messi che possono incrociarsi nei progetti di natura collettiva; e lo scopo della scuola è proprio quello di mettere in connessione queste energie, che altrimenti sarebbero latenti ” . ” In Puglia è nata una generazione di giovani innovatori ” racconta invece Roberto Covolo, esperto di rigenerazione urbana e coordinatore della Scuola di Bollenti Spiriti. ” Qui sono sorte, solo grazie al programma Principi Attivi, circa 600 tra associazioni, cooperative e imprese giovanili. Alcune tra queste esperienze hanno ottenuto risultati di assoluta eccellenza a livello nazionale e internazionale. C’è stato un notevole interesse, da parte delle istituzioni e del mondo delle imprese, a livello sia locale, che nazionale, verso i progetti di innovazione dal basso ideati e realizzati da giovani pugliesi nel campo della tutela e valorizzazione del territorio, dell’economia della conoscenza e dell’inclusione sociale. Ovvio che non basta – prosegue Covolo – occorre ideare ancora altri dispositivi di welfare che considerino i giovani non soltanto come destinatari di politiche pubbliche, bensìcome risorsa, come parte attiva di un processo di cambiamento socio-culturale e di innovazione, del territorio e delle comunità  che lo abitano. La stessa scelta di localizzare la scuola nella città  vecchia di Taranto va in quella direzione ” . E laddove, come ha scritto Adriano Sofri, ” la cupezza grava sulla città  come la nuvolaglia perenne dell’Ilva ” (e dell’Eni, della Cementir, dell’Arsenale) è già  tanto riuscire ad immaginarselo.

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