Convegno internazionale a Napoli il 29 e 30 giugno

La chiave di tutto è ora più che mai la resilienza, e cioè la capacità  di rispondere all ' incertezza e alle trasformazioni, adottando strategie adattive e creando continuamente nuove forme di equilibrio

Oggi più che mai si impone la necessità  di approfondire il significato di un termine, ” resilienza ” , che è diventato gradualmente il ” concetto-chiave di un’epoca ” per il suo valore simbolico ed evocativo, in un periodo in cui il suo accesso interpretativo più frequente è collegato ad un’altra parola altrettanto evocativa: ” crisi ” (per una introduzione alle diverse accezioni della resilienza, vedi su questa rivista).

La resilienza implica, infatti, elasticità  e capacità  di adattamento dei corpi, delle passioni, di interi sistemi e territori. Tali qualità  risultano oggi preziose per uscire dal ” guado ” rappresentato da una crisi epocale figlia della finanziarizzazione dell’economia e della globalizzazione dei mercati.La globalizzazione ha tradito, infatti, le nostre aspettative, aggravando il problema della lotta per le risorse, piuttosto che risolverlo, come presagiva ed auspicava Keynes per i suoi nipoti.
Oggi, a più di ottant’anni dalla prima edizione (1931) del celebre saggio Economic Possibilities for Our Grandchildren “i nipoti di Keynes” vivono indubbiamente in un mondo più grande e più aperto di quello in cui viveva il loro illustre progenitore, ma l’unico risultato che hanno ottenuto è quello di renderlo molto più pericoloso, incerto ed instabile. La rivoluzione tecnologica travolge i sistemi economici e sociali; le società , sempre più sofisticate e complesse, sono al tempo stesso più diseguali e espulsive; la crisi economica impoverisce le nazioni, accentuando nelle popolazioni il rifiuto delle migrazioni; i disastri naturali, in continuo aumento e spesso provocati dall’azione dell’uomo, producono danni fisici ed economici devastanti; il progressivo ridursi delle nascite e l’invecchiamento della popolazione mettono a dura prova la sostenibilità  dei sistemi di welfare dei paesi ricchi ed industrializzati; le istituzioni pubbliche sperimentano nuove forme di riorganizzazione della governance  multilivello, tra le sollecitazioni opposte di legislazioni emergenziali e le istanze di cittadinanza attiva.

Si impone a questo punto un cambiamento, un approccio nuovo ai problemi del mondo, che porti ad un’inversione di tendenza o, in alternativa, al recupero di quella spinta originaria capace di portare finalmente in salvo i ” nipoti di Keynes ” , al di fuori del guado in cui sono rimasti intrappolati.
La chiave di tutto è ora più che mai la resilienza, e cioè la capacità  di rispondere all’incertezza e alle trasformazioni, adottando strategie adattive e creando continuamente nuove forme di equilibrio. E’ l’unico metodo che può aiutarci realmente a migliorare lo standard of living  delle popolazioni del pianeta, specialmente di quelle più povere, in una prospettiva di democrazia partecipativa e giustizia sociale.

Se ne parlerà  nel Convegno internazionale sulla resilienza, organizzato dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università  di Napoli Federico II. Le sessioni previste sono sei, dedicate rispettivamente (1) alle diverse interpretazioni, letture critiche ed applicazioni del concetto, (2) alla relazione tra crisi economica, competitività  e resilienza, (3) al rapporto tra istituzioni pubbliche e resilienza, (4) alla questione della complessità , crisi e resilienza dei sistemi economici e sociali, (5) alla resilienza rispetto ai fenomeni migratori e, infine, (6) all’analisi di alcuni casi di resilienza psichica e sociale nella letteratura contemporanea di area anglofona e spagnola.

Il programma dettagliato dell’evento è disponibile in allegato e sul sito web http://www.scienzepolitiche.unina.it.