Si tratta, come suggerisce il nome, di un progetto semplice ma allo stesso tempo molto articolato. Pensare alla città come un grande frutteto diffuso, all’interno del quale possiamo fruire di un ricco patrimonio che viene prodotto in ambito urbano, è il presupposto da cui è partita Michela Pasquali, architetta paesaggista e promotrice dell’idea, che abbiamo intervistato.
Le analisi chimiche parlano chiaro
Roma è una città piena di frutta che cresce lungo le strade, nei parchi, nei giardini, in generale nello spazio pubblico. Perché, allora, nessuno la raccoglie?
Perché noi tutti siamo portati a credere che non sia commestibile e che sia malata, inquinata. Pensandoci bene però, nessuno in città usa erbicidi, pesticidi, concimi chimici di varia natura. Paradossalmente la frutta presente in città è migliore di quella che si trova in commercio. Inoltre, raccogliendola matura è molto più nutriente di quella che, provenendo da lontano, viene strappata dall’albero quando ancora è acerba.
Come avete dimostrato tutto questo?
Abbiamo sottoposto la frutta raccolta in zone fortemente esposte al traffico veicolare, ad analisi chimiche, realizzate presso la Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Roma. Abbiamo constatato che, non solo questa frutta non è inquinata, ma è addirittura biologica. Il particolato che si deposita sopra la buccia non riesce a raggiungere il frutto, perciò può essere banalmente rimosso con un accurato lavaggio in acqua. Lo stesso discorso vale per i metalli pesanti presenti nel suolo poiché, contrariamente alla verdura, la frutta non è mai a contatto diretto con la terra, dunque mai a rischio di contaminazione da eventuali sostanze nocive. In definitiva, la frutta urbana non è pericolosa e può essere consumata senza rischi per la salute.
Mappatura, raccolta e distribuzione
Come si può sapere dove raccogliere la frutta presente in città ?
Ovviamente abbiamo dovuto documentarci su quali tipi di frutta ci sono e dove si trovano. Grazie a Sara Costanzo, giovane laureata in architettura del paesaggio e con l’aiuto di Roberto D’Autilio, docente presso l’Università Roma Tre, abbiamo costruito una mappa che usufruisce di Ushahidi, un software gratuito che ci permette di localizzare gli alberi e stilare, per ognuno, una scheda informativa sulla tipologia e la stagionalità . Anche gli utenti possono collaborare, utilizzando un’applicazione, scaricabile da qualsiasi dispositivo. Ad oggi, gli alberi mappati sono circa millecinquecento.
Può raccontarci meglio come avvengono raccolta e distribuzione?
Per la raccolta ci serviamo della piattaforma online dell’Associazione RomAltruista, una meravigliosa rete di diecimila volontari, chiamati quando necessario. Gli strumenti utilizzati sono cestelli con una maglia di metallo, rivestiti con una sacca di iuta e fissati su pali estendibili fino a quattro metri. Dopo la raccolta avviamo la distribuzione immediata a banchi alimentari, Caritas e mense sociali, ma tanta frutta, prima di essere consumata, ha bisogno di essere trattata. Per questo motivo abbiamo organizzato numerosi laboratori, attraverso cui condividiamo conoscenze, incoraggiando la collaborazione e promuovendo l’aggregazione sociale.
I laboratori
Può farci qualche esempio?
Presso La casa del cibo abbiamo organizzato una giornata per la preparazione della marmellata di melangoli, più comunemente chiamati arance amare. Abbiamo collaborato con i ragazzi svantaggiati della Comunità Capodarco di Roma e organizzato un laboratorio tramite un gemellaggio con il progetto La sosta, coinvolgendo un gruppo di donne afghane nella preparazione di marmellate, vendute poi all’interno dell’evento Scienza tra i banchi del mercato, promosso dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. Le attività sono state e saranno molte, tutte consultabili sul nostro sito internet.
In definitiva, quali sono gli obiettivi del vostro progetto?
Frutta urbana ha tre obiettivi. Il primo, ambientale, è sicuramente quello della preservazione di una ricchezza per la biodiversità urbana e per la sperimentazione di nuove modalità di progettazione dello spazio pubblico. Il secondo, non meno importante, è quello alimentare. Il progetto, infatti, vuole porsi come modello per un’alimentazione sana e corretta. Infine, perseguiamo un obiettivo sociale, quello di promuovere la condivisione e vedere la frutta come risorsa importante per la comunità .
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