Cifre che suscitano certo soddisfazione, sia per il lavoro di promozione svolto da Labsus, sia per il grado di consapevolezza raggiunto da una buona fetta di amministratori pubblici e cittadini attivi. Tuttavia, l’approvazione del Regolamento è, naturalmente, soltanto il primo passo: se l’intento è quello di costruire una proficua e ordinaria prassi collaborativa tra rappresentanti e rappresentati, verso un riconoscimento sostanziale del ruolo da protagonista che il cittadino può e deve avere nella cura e gestione dei beni comuni, alle amministrazioni pubbliche è demandato un certo grado di proattività nella diffusione e promozione di questo nuovo strumento, assicurandone la conoscenza e facilitando lo sviluppo di iniziative da parte dei cittadini.
Un bilancio ancora deludente
Dei 43 Comuni che lo hanno adottato, soltanto Bologna, Chieri e Anagni hanno predisposto una sezione dedicata al Regolamento sul proprio sito web. La maggior parte dei comuni si limita a segnalare l’avvenuta adozione, mentre in alcuni siti istituzionali non vi è addirittura traccia del Regolamento (neanche come file pdf da scaricare!). Eppure, lo spunto per un’opportuna comunicazione potrebbe essere preso anche dai loro stessi siti web: penso al comune di Pomezia, che presenta una sezione dedicata a ” Decoro Urbano ” , con un link al portale del progetto contenente tutte le informazioni rilevanti per i cittadini interessati. Perché non predisporre uno strumento simile anche per l’amministrazione condivisa? Interessante il caso di Terni, che si serve a tale scopo della piattaforma ” PrendoParte ” , ma che, ci auguriamo, sia presto riattivata in quanto ” non disponibile ” ormai da diverso tempo.
Le best practices: Bologna, Chieri, Anagni
Sono tre i casi virtuosi da cui poter prendere ulteriori spunti. Il Comune di Bologna, pioniere in questa grande avventura, instancabile città -laboratorio di sperimentazioni collaborative e decisamente all’avanguardia in fatto di comunicazione web, non poteva certo deludere le nostre aspettative: si clicca sulla ” Comunità ” , si accede ai ” Beni Comuni ” … Si aprono le norme condivise! Non ci si limita ad allegare il Regolamento, ma se ne spiegano la ratio, il processo, le istruzioni per renderlo effettivo e partecipato, presentandone i risultati concreti, con l’elenco e l’annessa descrizione di tutti i Patti di Collaborazione sinora siglati.
E che dire di Chieri? A soli 7 mesi di distanza dall’adozione del Regolamento, la città , mentre si prepara ad accogliere un evento di straordinario impatto comunicativo quale sarà il Festival Internazionale dei Beni Comuni, si candida ad essere riconosciuta come la ” patria ” italiana dei commons. Il sito del Comune dedica ai beni comuni una sezione apposita, in cui illustra il Regolamento ed i suoi principi, le modalità di partecipazione ed i Patti di Condivisione in cantiere.
Eppure, non è necessario essere ” grandi ” come Bologna, né annoverare personalità di rilievo come Ugo Mattei nella propria amministrazione, per dialogare efficacemente con i propri cittadini: il comune di Anagni ne è un chiaro esempio. Un sito web molto semplice, senza grandi pretese estetiche, ma efficace: oltre l’ ” Amministrazione trasparente ” c’è l’ ” Amministrazione condivisa ” , con un breve storytelling sul processo di adozione, il testo del Regolamento, i principi, e le indicazioni relative alle proposte di collaborazione.
Le tecnologie digitali offrono un ventaglio di opzioni comunicative a dir poco stimolante, se c’è la volontà politica di utilizzarle a questo scopo. A forza di ripeterlo, il concetto sembra quasi retorico: ma la posta in gioco, al tempo del web 2.0, è troppo alta per non correre questo rischio. La partita in onda, con esiti che dipenderanno dall’impegno di tutti, funzionari e cittadini insieme, è ancora quella della Democrazia con la D maiuscola, del governo informato, partecipato, trasparente e condiviso dei beni comuni.
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