Un modello "osmotico"

Non più interventi di riqualificazione calati dall ' alto, ma un insieme di azioni materiali e immateriali grazie alla sinergia tra attori diversi

La formula adottata dall’associazione LUA, che dal 2009 si è fatta promotrice insieme ad una serie di associazioni facenti capo a Manifatture Knos, di un percorso di ascolto degli abitanti del quartiere Leuca, prevede infatti che il 10% dei finanziamenti di volta in volta ottenuti venga destinato all’attivazione di progetti sociali e culturali che coinvolgano la popolazione in maniera attiva e non formale. “Un processo che si distanzia dalle classiche assemblee di rito e dai momenti di ascolto pro forma, contribuendo soprattutto alla formazione di una coscienza civica ed ecologica e all’introduzione di nuovi servizi per il quartiere e la città “, spiega Juri Battaglini, architetto e socio fondatore di LUA.

Per una rigenerazione urbana a 360 gradi

Il processo ha preso formalmente avvio nel 2010, a seguito della presentazione di un Documento Programmatico elaborato a più mani a conclusione del primo laboratorio di indagine e coinvolgimento degli abitanti, rigorosamente autofinanziato dalle associazioni proponenti. Il successo della proposta, approvata all’unanimità  dalla giunta comunale, ha consentito la deviazione di una parte dei fondi originariamente destinati alla realizzazione di un imponente progetto per le Cave di Marco Vito su un primo esperimento di ” rigenerazione urbana a 360 gradi ” . Il progetto prevedeva tanto la realizzazione di interventi di riconnessione di aree abbandonate e intercluse con il nuovo parco delle Cave, progettato da Alvaro Siza, quanto l’emanazione di un primo bando per 12 piccoli progetti curati da associazioni locali e nazionali e rispondenti a tre caratteristiche: scala contenuta, prossimità  (e dunque rispondenza a esigenze specifiche) e continuità  di azione.

Lo stesso criterio è stato adottato quando, nel 2011, il Laboratorio di via Leuca si è qualificato al secondo posto nella graduatoria di un bando regionale per la rigenerazione urbana: dei 7milioni di euro stanziati, una quota è stata destinata ad interventi di riqualificazione della via Leuca, della nuova piazza a Porta San Biagio e della Masseria Tagliatelle, destinata a centro sociale e culturale di quartiere, mentre 500mila euro sono confluiti nell’attivazione del secondo bando. Una giuria composta da esperti provenienti da diversi settori ha dunque selezionato 30 fra le 70 proposte pervenute, assegnando a ciascuna un importo pari a 15mila euro.

Un ruolo strategico di azione coordinata

“Il Laboratorio di via Leuca assegna un ruolo strategico alle associazioni, che divengono i diretti facilitatori dell’intero processo”, sottolinea l’arch. Battaglini. “Questo modello introduce un nuovo attore sociale, quello di un insieme di associazioni ed enti, coordinati da un unico soggetto, in questo caso rappresentato da LUA”, prosegue, “costruendo un nuovo collante tra gli abitanti e le istituzioni e ridefinendo le abituali posizioni di progettisti e fruitori”. Per questo il secondo stralcio punta decisamente su attività  di gestione e introduzione di servizi, piuttosto che su interventi di natura materiale.

Accanto ad un fitto programma di riqualificazione fisica del territorio, improntato a principi di deimpermeabilizzazione dei suoli, potenziamento del verde, introduzione di spazi pedonali e ciclabili e riduzione della CO2, hanno dunque fatto la loro comparsa esperimenti e servizi che hanno enormemente ampliato l’offerta sociale e culturale del quartiere, introducendo ciascuno il proprio portato esperienziale.

“L’associazione Sud Est, ad esempio, ha intrapreso uno studio di fattibilità  per un progetto di moneta complementare, coinvolgendo il circuito di Sardex, attivato con successo in Sardegna, e proponendo degli incontri con Massimo Amato e Luca Fantacci, docenti dell’Università  Bocconi” racconta Mariangela Schito, di Manifatture Knos. E’ stata istituita una sartoria popolare, con macchine da cucire a disposizione degli avventori; un’officina informatica offre servizi di consulenza e riparazione; L.F.D. (Libera Federazione delle Donne) cura un progetto di microcredito per piccole attività , attraverso un ” bando dentro il bando ” che prevede l’assegnazione di 4mila euro a 3 progetti imprenditoriali, in risposta ai bisogni dei piccoli commercianti. E poi c’è l’Orchestra popolare di via Leuca, che ha messo insieme monaci sikh, cittadini di origine senegalese e leccesi purosangue, e conta adesso 30 elementi.

Tutto questo era impensabile. Prima.

Una formula inedita ma non irripetibile

L’esperienza della fucina di via Leuca è frutto di un felice dialogo tra un’amministrazione lungimirante e una sinergia di soggetti operanti, contemporaneamente, su uno stesso territorio. Non si tratta, però, di un’impresa unica e irripetibile. “Ormai in Italia si promuovono diversi progetti di rigenerazione urbana, per ottenere un risultato simile basta introdurre il vincolo del 10% per progetti del terzo settore”, conclude Battaglini. E mantenere una visione unitaria ed una consequenziale capacità  di coordinamento, si potrebbe aggiungere. Il prossimo passo è individuare eventuali possibilità  di coinvolgimento di altri soggetti, quali fondazioni o società  pubblico-private che contribuiscano ad un’ulteriore semplificazione e velocizzazione dei processi attivati.

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