Con il sostegno della Fondazione CRT, CreativAfrica nasce da un’idea del Centro Piemontese di Studi Africani di Torino e dall’Associazione Più con Zero e lancia la sfida di raccogliere e connettere allo stesso tempo alcune esperienze progettuali di designer italiani che lavorano in Africa.
Lo scorso 29 ottobre è stata organizzata una conferenza in cui sono state poste le basi per la costruzione di una community dei designer italiani attivi in Africa: un’occasione in cui ” fare rete ” e iniziare a condividere e diffondere – in ottica collaborativa – progetti e idee su un settore di interesse sociale e culturale sempre più in crescita. In ottica futura si vorrebbe arrivare a stabilizzare questa rete attraverso la realizzazione di uno spazio virtuale – una piattaforma web – che si offra come luogo di discussione, divulgazione e collaborazione tra designer italiani che operano in Africa.
Alla conferenza, tenutasi presso il Politecnico di Torino, sono intervenuti otto designer italiani: Alberto Meda, Francesco Faccin, Matteo Ferroni, Arturo Vittori, Debora Giorgi e Giuseppe Lotti, Studio Lupo & Burtscher, Studio Doppio e Alice Cappelli, dalla cui discussione sono emersi i principi, i linguaggi, le forme e le idee che sottostanno a quello che potremmo definire un modo nuovo di ” fare e pensare ” design.
Foto n. 1 – Progetto Foroba Yelen – fonte: Matteo Ferroni 2015
Nuovo innanzitutto perché si rivolge a un contesto socio-territoriale preciso e specifico, dal punto di vista culturale fortemente connotato, ritualistico e tradizionale, che attinge da principi e valori ” altri ” , da cui il repertorio italiano trova ispirazione e – ove necessario – tenta di dare risposta. Il contesto territoriale e la committenza rappresentano cosìuna delle discriminanti fondamentali che fanno sìche in questa produzione di forme, oggetti e manufatti ci si ponga davvero ” in ascolto ” . Diverso proprio perchè i progetti si distinguono per la forte volontà di reagire in modo concreto a difficoltà e problematiche espresse localmente – più o meno direttamente – dalle comunità africane attraverso la valorizzazione dei saperi e delle competenze tipici della tradizione africana, distaccandosi cosìdalla concezione più ortodossa del nostro fare design.
Foto n. 2 – Progetto Warka Water – fonte: Arturo Vittori, 2015
Il design italiano che ha trovato espressione nel continente africano, dunque, è una forma ancora inesplorata, originale e inedita in cui spiccano creatività , innovazione e un uso particolarmente consapevole dei materiali; un design che dimostra anche di essere uno strumento flessibile perché capace di accogliere e raccogliere le continue trasformazioni indotte dai sistemi sociali portati dall’incontro di tradizioni, culture e bisogni tanto diversi, tentando in tal senso un nuovo percorso di dialogo tra prodotto e necessità . Non solo, è una forma di design che deve confrontarsi, volente o nolente, con il mondo della cooperazione allo sviluppo e della cooperazione internazionale; sottese a questi progetti, infatti, ci sono tutta una serie di problematiche che il fare design in e per l’Africa inevitabilmente implica, e necessariamente richiede che vengano affrontate.
Foto n. 3 – Progetto Nyanzabijou – fonte Alice Cappelli, 2015
E’ espressione e sintesi di due realtà culturali che si mettono a confronto e diventano complementari, ed è proprio dall’incontro e dallo sviluppo progettuale di queste due forme di creatività che si genera una contaminazione – in termini di linguaggio, forme e pratiche – tanto interessante, che riesce a combinare necessità e bellezza, tecnologia e tradizione, persone e risorse; dove la sinergia tra design e artigianato trova la sua massima espressione attraverso un linguaggio interculturale di cui si fa indirettamente portavoce. Ma se allarghiamo il punto di osservazione il mondo del ” design africano in Africa ” appare allora ancora tutto da esplorare, in divenire e in qualche forma embrionale, ma certamente ricco di potenzialità e di un’intensa carica espressiva.
Il passo successivo, fondamentale, che il design italiano dovrà compiere sarà quello di esplorare cosa succede sull’ ” altra sponda ” – in Africa – per incontrare e conoscere le diverse manifestazioni con cui si esprimono i designer africani in Africa e nel mondo.
Germana Chiusano, architetto di formazione e ricercatrice freelance, esperta d’Africa in materia di sviluppo locale, cooperazione allo sviluppo e politiche ambientali.
File audio dell’intervista su Prima Radio.