Nelle giornate del 16 e 17 giugno 2016 si è svolto nel dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Perugia il convegno internazionale ” Un ‘bene comune’: i laghi tra complessità passate e prospettive future ” . Il momento di dibattito, che ha coinvolto personalità provenienti da organizzazioni terze e dal mondo universitario, si è tenuto sotto il patrocinio del Wwap (World water assessment programme, ossia il programma di valutazione delle risorse idriche mondiali) e del Cipla, il centro interuniversitario per l’ambiente dell’università perugina, nonché dell’organizzazione I like my lake.
Gli spunti offerti da questo incontro sono stati molteplici. I primi interventi sono stati quelli di Luca Mocarelli e Paolo Tedeschi, professori dell’Università di Milano Bicocca, Luigi Lorenzetti e Roberto Leggero, dell’Università di Lugano (Svizzera italiana) e si sono concentrati sull’organizzazione dell’economia di lago attraverso i secoli nelle riviere dei laghi lombardi e dell’Insubria. Uno sguardo a come viene attuata la conservazione e la promozione degli spazi lacustri all’estero è stato offerto da Robert S. Du Plessis dello Swarthmore College e da Leonardo Cerasino, Monica Tolotti e Nico Salmaso della Fondazione Edmund Mach di Trento.
Du Plessis ha osservato gli sforzi canadesi e statunitensi nel gestire il complesso sistema dei grandi laghi americani. I colleghi italiani hanno illustrato il progetto Eulakes, ovvero la creazione di un sistema transnazionale di controllo della gestione sostenibile dei laghi. L’iniziativa del Central European programme coinvolge il lago di Garda (Italia), il lago Balaton (Ungheria), il lago Neusiedl (Austria) e il lago di Charzykowskie (Polonia). Le prospettive turistiche degli ambienti lacuali già delineate nei primi incontri dell’evento sono ulteriormente descritte da Annunziata Berrino, ricercatrice dell’Università napoletana Federico II. Successivamente, Rocco Scolozzi (Università di Trento-Skopìa) e Alessandro Gretter (fondazione Edmund Mach) hanno discusso delle possibilità di convergenza tra gli sforzi dei processi economici e sociali ai fine, anche, di una maggiore sostenibilità della gestione dell’ecosistema.
La prospettiva dei beni comuni
Il 17 giugno il primo incontro, tenuto da Eugenio Caliceto, professore dell’Università di Trento, ha riguardato il regime giuridico delle acque e le difficoltà di distinzione dei diritti civili, pubblici e privati. Queste problematiche sorgono in quanto i laghi, per loro natura, sono beni pubblici, aperti a un’utenza numerosa. Ecco che nasce la concezione dello sfruttamento, della conservazione degli spazi lacuali in un’accezione di ” beni comuni ” la cui gestione deve essere frutto di un’amministrazione condivisa, risultato della collaborazione di enti pubblici, privati e formazione. E’ questo il punto toccato prima da Fulvio Cortese e poi da Marco Bombardelli, entrambi dell’Università di Trento. Bombardelli ha precisato che il lavoro di preservazione non può essere attuato in un regime di autogestione, che forse non garantirebbe l’effettiva fruizione collettiva del bene. E’ importante, allora, capire quali vantaggi porterebbe in ambito italiano l’adozione di un regolamento sulle modalità di gestione condivisa dei beni comuni (il modello è quello di Labsus) che, oltre a promuovere una reale cooperazione fra enti amministrativi locali e cittadini, riuscirebbe anche a creare spazi di collaborazione fra Comuni, province e regioni differenti.
Qui il programma dell’evento.
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