Un'idea di sviluppo unica per il sito della ex caserma, orientata al trasferimento o all'avvio di attività  dell'economia civile, che porti alla creazione di una cosiddetta 'caserma solida e solidale'

Un esempio del percorso che le amministrazioni pubbliche stanno compiendo per rivalorizzare tale tipologia di immobili è quello che sta portando avanti il Comune di San Donà  di Piave  (Comune di quasi 43.000 abitanti e situato nel territorio della città  metropolitana di Venezia) circa il recupero dell’ex caserma Tombolan Fava, un complesso di edifici da ristrutturare presenti su una superficie di 70.000 mq, in una zona periferica dell’agglomerato urbano, lungo la direttrice stradale che porta alle spiagge della Venezia orientale (Caorle, Bibione, etc.) e del Friuli Venezia Giulia (Lignano, etc.). Un video del 2014 realizzato all’interno della caserma abbandonata.
caserma tombolan fava san donaNel dicembre 2015, in applicazione del decreto sul federalismo demaniale (Dlgs 85/10), l’amministrazione comunale ha visto il trasferimento del bene in proprietà , comunque assoggettato a tutti i vincoli di uso che la natura di tale bene richiede. Ha avuto cosìinizio un percorso informale di riflessione partecipata sul possibile futuro dell’immobile.
La consultazione sul tema dei soggetti privati da parte dell’amministrazione comunale ha trovato collocazione nel contesto più ampio di costruzione del Piano delle Opportunità  Sociali, articolato su più tavoli tematici, e si è svolta nel primo semestre del 2016. A luglio si sono tenuti, prima dell’avvio formale della progettazione prevista per il recupero della ex caserma nell’autunno 2016, il sopralluogo presso il complesso immobiliare e l’ultimo incontro con le parti coinvolte informalmente nel percorso.

Lo stato dell’arte ad oggi

Gli esempi di riferimento per la conversione dell’utilizzo di ex caserme, il cui contesto ambientale e geografico può essere assimilato alla Tombolan Fava, sono il recupero del Forte Marghera a Mestre e della caserma Piave a Belluno. Entrambi hanno avuto gestazioni piuttosto lunghe e si stanno attuando per fasi progressive, non ancora ultimate.
caserma san donà  (2)Per Forte Marghera si è fatto ricorso a ingenti finanziamenti da fondi europei e il modello di gestione scelto è stato il GEIE (Gruppo Europeo di Interesse Economico): oggi il sito è molto frequentato dalla cittadinanza mestrina, ricco di eventi di intrattenimento serale e di locali di ristorazione, nonché di sedi di associazioni e di spazi verdi su specchi d’acqua.
Il progetto, invece, della ex caserma Piave a Belluno è stato avviato dal Comune per bandi relativi a determinate porzioni e nel 2016 è stato emanato il terzo bando. L’esperienza è ampiamente documentata, tecnicamente, nel sito del Comune di Belluno  alla sezione ServiziOnLine e lo spazio dedicato dai media locali al progetto e alle iniziative avviate è significativo (es.  www.casadeibenicomuni.it  il  sito dell’associazione capofila che sta facendo rinascere, tra le altre attività  svolte, la canapicoltura nel territorio bellunese).

Una caserma solida e solidale

Il Comune di San Donà  vorrebbe invece privilegiare, come prima ipotesi, un’idea di sviluppo unica per il sito della ex caserma, improntata al trasferimento o all’avvio di attività  dell’economia civile, che porti alla creazione di una cosiddetta ‘caserma solida e solidale’. Parallelamente alla riflessione sui ‘contenuti’, sono state avviate le indagini sullo stato effettivo dei ‘contenitori’ e dei sottoservizi, le analisi per procedere all’accatastamento e le attività  di disboscamento (con il prezioso e continuo apporto volontario delle associazioni locali dei Bersaglieri e della Protezione Civile).
caserma san donà  (3)Per quanto concerne l’investimento iniziale, alcuni soggetti hanno già  dato disponibilità  per conferire risorse: il Demanio destinerebbe circa 20.000 euro per il progetto preliminare e alcune associazioni potrebbero contribuire con risorse finanziarie proprie in base all’utilizzo concordato con l’amministrazione.
Le idee progettuali raccolte in questa prima fase di contatti informali e passaparola,  hanno riguardato diversi settori di attività  (es. formazione in edilizia, orti sociali, ristorazione, trasformazione alimentare, animazione, sport, emergenza abitativa, ostello, sala prove, etc.), molteplici soggetti giuridici privati (associazioni, cooperative, consorzio di cooperative, gruppi informali, etc.) e, inizialmente, anche un paio di soggetti di natura pubblica, quali i Vigili del Fuoco e l’Agenzia delle Entrate.  La complessità  del progetto richiede tempi medio-lunghi e difficilmente riuscirà  a soddisfare le diverse tempistiche chieste da alcuni dei soggetti interessati, anche se è ai primi posti dell’agenda dell’amministrazione comunale, il cui primo mandato scade nel maggio 2018. Le necessità  temporali della progettazione partecipata e del reperimento delle risorse anche tramite fondi europei e regionali, di fatto collidono con i tempi stringenti, ad esempio, dell’Associazione Nazionale Bersaglieri, che deve organizzare a San Donà  il raduno nazionale per il 2018, oppure dell’associazione sportiva dilettantistica Pattinaggio artistico, che necessita di uno spazio per l’allenamento già  dall’inverno 2016-17.
Altro spunto interessante, che sarà  approfondito nel processo di redazione del masterplan dall’autunno 2016, è la possibilità  di pensare al progetto come un Patto di Collaborazione complesso all’interno del sistema gestionale generato dalla recente adozione del Regolamento dei Beni Comuni.  E ulteriore opportunità  di riflessione è legata al modello di gestione che sarà  scelto, che può sicuramente tenere conto delle innovative forme giuridiche che gli attori potranno rivestire (es. cooperative di comunità , società  benefit, B-corp, fondazioni di partecipazione e di comunità ).
Il percorso avviato è ambizioso ma l’amministrazione comunale ha da tempo scelto di valorizzare con continuità  le iniziative private in campo sociale e culturale, in un contesto di massima attenzione ai processi di innovazione sociale che diano maggiore visibilità  e rafforzino le componenti di cittadinanza attiva locali, ora impegnate concretamente per il soddisfacimento di bisogni sentiti e contingenti.

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