A Montjovet la comunità  si responsabilizza divenendo essa stessa co-fautrice del benessere collettivo insieme alla pubblica amministrazione

L’origine del regolamento

Oltre ad incidere sulla dimensione urbana, quanto varato dall’amministrazione locale valdostana rappresenta un progetto ben più ampio, ideato dal Consorzio degli Enti locali della Valle d’Aosta (CELVA). Quest’ultimo, società  cooperativa costituita nel 1998, svolge plurime funzioni in favore degli organismi associati – assistenza, rappresentanza e tutela –  tutte destinate a promuovere lo sviluppo degli enti locali.
Focalizzandoci su ciò che è di nostro interesse, il Consorzio, volendo favorire territorio regionale, una omogenea disciplina dei possibili interventi di cittadinanza attiva, ha pubblicato con deliberazione n. 40/2016 un ” regolamento-tipo ”  adottato, per l’appunto, dallo stesso comune di Montjovet. Il documento è stato elaborato tenendo specialmente conto del contesto territoriale, sia sul piano dei bisogni collettivi che su quello dell’organizzazione dei pubblici uffici.

Organizzazione e svolgimento del volontariato

Il regolamento segna, inevitabilmente, l’avvio di un cambiamento nell’agire della pubblica amministrazione in favore di un diretto coinvolgimento degli abitanti per il compimento di attività  di carattere generale. Ciò si evince all’art. 1 del relativo testo, secondo cui: “il servizio di cittadinanza attiva è finalizzato a realizzare forme di volontariato civico, di partecipazione alla gestione e alla manutenzione del territorio e a tutti i servizi di carattere generale, con l’obiettivo di radicare nella comunità  forme di cooperazione attiva, rafforzando il rapporto di fiducia con l’istituzione e tra cittadini stessi”. Inoltre, l’art. 4 individua gli interventi possibili – manutenzione e pulizia di aree verdi, strade, piazze, aree gioco, edifici scolastici, ma anche attività  di pre-scuola e sorveglianza bambini all’entrata/uscita dalle scuole, accompagnamento e sorveglianza bambini su scuolabus – pur lasciando facoltà  all’amministrazione di poterne aggiungere ulteriori.

Tuttavia, parimenti a quanto già  accaduto in altri Comuni di cui si è scritto nella nostra rivista, l’elemento caratterizzante di tale disciplina consiste nella istituzione del cosiddetto ” Albo della cittadinanza attiva ” . Nello specifico, si tratta di un registro a cui tutti i cittadini, in forma singola o associata, che vogliono prendersi cura dei vari beni comuni, debbono iscriversi presentando una apposita domanda nei termini perentoriamente indicati nel regolamento.

A ben vedere, quest’ultimo passaggio merita una attenta riflessione. Infatti, aver posto la condizione indispensabile di dover aderire preventivamente all’albo non solo pregiudica la possibilità  che si possano instaurare le più varie e possibili relazioni collaborative pubblico-private, ma, soprattutto, riflette una visione contraria rispetto a quella sostenuta da Labsus secondo cui tutti siamo potenzialmente cittadini attivi, senza essere soggetti a limiti che, al più, potrebbero rispondere a mere esigenze pratiche ed organizzative.

Infine, il regolamento è sottoposto ad un ” periodo di prova ” della durata di un anno, allo scadere del quale la Giunta comunale dovrà  svolgere una valutazione ponderata circa l’opportunità  di mantenere o meno il regolamento.

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