Quanti di noi possono dire di conoscere i meccanismi della finanza? Sicuramente molti meno di quanti di noi la usano. Ed è proprio per questo che gli autori ci esortano ad occuparci di finanza ‘prima che sia lei ad occuparsi di noi!‘. E’ un invito, ma al tempo stesso è una necessità che Baranes e compagni hanno avvertito diversi anni fa quando, all’inizio della crisi economico-finanziaria dell’ultimo decennio, venivano interrogati su cosa stesse accadendo. La poca chiarezza dei media tradizionali, le differenti versioni che persone più o meno esperte hanno iniziato a far circolare e l’analfabetismo finanziario diffuso hanno spinto la Banca Popolare Etica e la Fondazione Culturale Responsabilità Etica, con il sostegno dei Gruppi di Iniziativa Territoriale, a dare vita alla campagna ‘Non con i miei soldi‘.
Dalla crisi nasce la campagna Non Con I Miei Soldi
Il libro si presenta come un vero e proprio sussidiario, pensato per chi di finanza ne sa poco o niente, che dall’asilo nido prende il lettore per mano accompagnandolo per i differenti cicli scolastici fino all’università . Si comincia con il significato dei soldi e l’abc della finanza, per poi ricevere durante l’intervallo a conclusione della scuola materna un glossario cui poter ritornare in qualsiasi momento. A quel punto siamo pronti per iniziare la scuola: alle elementari c’è l’ora di speculazione e poi tutti in gita ai confini tra il legale e l’illegale! Alle medie si parla di materie prime e derivati, mentre al doposcuola si impara ad andare in banca. Alle superiori, si sa, le materie sono più complesse ma anche più interessanti, ed ecco la lezione su finanza pubblica e finanza privata, per fare chiarezza sui rapporti tra Stato e mercati finanziari. All’università si prova a costruire un nuovo piano di studi, introducendo una materia fino a qui estranea: l’etica. Un erasmus a Bruxelles per comprendere meglio cosa succede tra i corridoi delle istituzioni europee, per poi concludere con il master in come cambiare le cose.
Gli autori diventano in questo modo dei docenti, che con spiegazioni arricchite da metafore ed esempi ci aiutano a capire in maniera chiara argomenti e processi che a prima vista potrebbero sembrarci inavvicinabili. Non sarebbe però giusto fermarsi all’aspetto scolastico, il libro è anche molto altro. E’ un monito per tutti noi che tendiamo ad affidare ad altri scelte che dovremmo fare in prima persona; è una chiamata a una maggiore responsabilizzazione, rintracciabile sin dall’introduzione di Biggeri, presidente di Banca Etica, quando ci ricorda che “il mio denaro quando viene depositato in banca viene messo a disposizione di altri”. Chi pensa di avere tra le mani un libro che ci racconta avvenimenti distanti o storie di altri mondi subito si accorge che le cose non stanno così: sono argomenti e pratiche che ci vedono tutti protagonisti, dal momento in cui iniziamo a guadagnare e apriamo un conto in banca, sottoscrivendo magari dei fondi di risparmio.
I nostri soldi in banca non stanno fermi, probabilmente questo è chiaro a tutti, ma ci siamo mai chiesti cosa fanno? O lo abbiamo mai chiesto al nostro consulente? L’idea generale è che attraverso varie forme di finanziamento il denaro possa aiutare l’economia reale a crescere, ma l’immagine che ci offe il libro è ben diversa. L’esercizio di creare denaro dal denaro ha fatto sìche la finanza si staccasse sempre più dall’economia reale, poiché con “la finanziarizzazione dell’economia ogni attività , compresi i servizi pubblici ed essenziali, deve avere lo scopo primario di generare profitti”. Ci troviamo dunque oggi in un sistema con ” ‘troppa finanza’, dove il settore finanziario non solo non darebbe più un contributo alla crescita economica, ma avrebbe effetti negativi per l’economia’. Tutto ciò è ulteriormente aggravato dalla mancanza di trasparenza e di democraticità dei mercati finanziari, dove non mancano i vuoti normativi, le zone grigie e i sistemi ombra che aiutano gli speculatori creando ingenti danni nei nostri Paesi. Si tratta dei ben noti paradisi fiscali e di sistemi bancari ombra che aiutano ad evadere – o ad eludere – le tasse, come ci ha recentemente mostrato lo scandalo dei Panama Papers.
Aumenta la distanza tra finanza ed economia reale
La distanza dall’economia reale non coincide però con un’equivalente distanza dagli Stati e dal pubblico; se da un lato i sostenitori del “libero mercato” continuano a dire che ci vuole meno Stato e più mercato (e quindi anche più finanza), dall’altro continuiamo ad assistere a veri e propri salvataggi che gli Stati mettono in campo per rimediare alle perdite della finanza e, in molti casi, per proteggere banche e alti dirigenti da fallimenti e conseguenze legali. La logica dominante è che vi sono banche too big to fail, per cui si girano ad esse ingenti somme di denaro, mentre ai cittadini si propugnano politiche di austerità che, a loro volta, danneggiano l’economia reale. Una socializzazione delle perdite a tutela dei mercati finanziari che assomigliano sempre più a dei grandi casinò dove chi gioca d’azzardo lo fa con i soldi di tutti noi e scommettendo su qualunque cosa, dal prezzo del grano al fallimento di un’azienda o addirittura di uno Stato.
Non tutto è irrimediabile. Il piano di studi alternativo per cambiare la finanza che ci viene proposto all’università ci parla del moderno movimento finanziario alternativo e della finanza etica, percorsi che pongono al centro il rapporto tra finanza e etica e che affondano le proprie radici in attività nate contro l’usura nel lontano quindicesimo secolo. Le banche di credito cooperativo, i fondi etici e le MAG (acronimo per Mutue AutoGestione) sono esperienze che si pongono l’obiettivo principe di “denunciare le banche che sostengono attività economiche con impatti sociali o ambientali negative”, ad esempio le banche che finanziano il mercato di armi, note come le Banche Armate. Sottrarre risorse a queste e al tempo stesso dare vita a “iniziative imprenditoriali che rappresentano delle utopie concrete al servizio di persone, imprese, e organizzazioni che possono affidare i propri risparmi a intermediari trasparenti e capaci di produrre impatti sociali e ambientali positivi”.
Ripartire dal rapporto tra etica e finanza
L’invito è quello di essere studenti e studentesse critici, che usano il sussidiario come base di apprendimento e iniziano a guardarsi intorno. I numerosi spunti e casi presentati nel libro, a volte corredati da link, ci invitano anche a riporre il libro e cercare approfondimenti o magari a rileggere articoli che in passato avevamo sfogliato con poca attenzione. Baranes e colleghi ci aiutano a creare una nostra cassetta degli attrezzi, proprio come si fa a scuola, ben consapevoli che non si smette mai di imparare e di acquisire nuove conoscenze. Ciò che è importante è rinunciare al passivismo e diventare soggetti attivi che in prima persona si impegnano nella gestione del nostro denaro. Da dove cominciare? Da una semplice domanda: “Cosa fanno i miei soldi mentre dormo?”.
*Il libro è pubblicato in collaborazione con la campagna ” Non con i miei soldi! ” , un progetto di Banca Popolare Etica e di Fondazione Culturale Responsabilità Etica, ed è edito da Altra Economia. Per ulteriori informazioni http://www.nonconimieisoldi.org/sussidiario-per-uneducazione-critica-alla-finanza/