L'amministrazione condivisa consente di superare i limiti dell'autogestione ostromiana, perché, fondandosi sul principio di sussidiarietà  (art.118.4 Cost.), attribuisce agli enti pubblici locali il compito di sostenere le autonome iniziative dei cittadini con fini di interesse generale.

Il “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani” è stato approvato nel Comune di Trento a marzo del 2015: a due anni dalla sua introduzione questa ricerca vuole indagare quali sono stati gli effetti prodotti, in particolare sulla struttura organizzativa dell’Amministrazione Comunale (Servizi e Uffici), sulle formazioni sociali attive e sulle loro relazioni per capire in che modo questo strumento riesca a contribuire al superamento delle ” trappole sociali ” (Rothstein, 2005).

L’idea di beni comuni promossa dal Regolamento è più ampia rispetto a quella classica economica, perché beni comuni sono quei beni indispensabili per la realizzazione dei diritti fondamentali della persona (Commissione Rodotà , 2007) e per la vita sociale (Donolo, 2012). Ricadono in questo insieme i beni comuni tradizionali (le risorse comuni), i global commons (l’aria, l’acqua, la biodiversità …) e i new commons (internet, i servizi, le infrastrutture, gli spazi urbani, l’innovazione digitale…). Date queste funzioni, tutti devono potervi accedere e fruirne liberamente. Ma, se ” ciò che comune alla massima quantità  di individui è ciò che riceve la minima cura ” (Aristotele), allora si verifica la nota ” tragedia dei beni comuni ” (Hardin, 1968), valida anche per quelli urbani. La tragedia è una ” trappola sociale ” in quanto è una situazione stabile pur non consentendo la realizzazione ottimale degli interessi individuali e collettivi. Per superare l’empasse e riuscire a gestire in modo efficace e duraturo nel tempo i beni comuni, serve uno sforzo per avviare azioni cooperative basate sulla di fiducia e sull’impegno reciproco, come osservato da Elinor Ostrom (2006) e suggerito da Gregorio Arena nel modello l’amministrazione condivisa (1997).

L’amministrazione condivisa consente di superare i limiti dell’autogestione ostromiana, perché, fondandosi sul principio di sussidiarietà  (art.118.4 Cost.), attribuisce agli enti pubblici locali il compito di sostenere le autonome iniziative dei cittadini con fini di interesse generale: amministrazione e cittadini diventano alleati per rispondere insieme a problematiche della collettività , mobilitando le risorse diffuse tra la popolazione, per indurre comportamenti individuali virtuosi, vantaggiosi a livello sia personale sia collettivo.
Per attuare l’amministrazione condivisa occorre un cambiamento culturale per riconoscere i cittadini come portatori di risorse e capacità , disponibili a metterle al servizio della comunità  e per avviare relazioni basate su fiducia reciproca e responsabilità  condivisa. Inoltre servono strumenti adeguati a facilitare l’incontro cittadini-amministrazione. Uno di questi è il Regolamento, elaborato da LABSUS – Laboratorio per la sussidiarietà  e introdotto per la prima volta dal Comune di Bologna a maggio 2014.
Il significato che la struttura politica del Comune di Trento ha attribuito al Regolamento si può leggere nelle Linee programmatiche di mandato del Sindaco: favorire la partecipazione della cittadinanza ai processi decisionali e all’attuazione delle iniziative di cura, rivitalizzazione e reinvenzione di spazi ed edifici urbani marginali, per realizzare concretamente la co-amministrazione e recuperare senso di appartenenza alla città .
La struttura organizzativa, per eseguire questi indirizzi, ha introdotto alcuni cambiamenti: è stato istituito il Servizio Beni comuni e gestione acquisti, riferimento per le iniziative di cittadinanza attiva, che insieme agli altri Servizi comunali ha promosso il Regolamento e ha definito proposte e procedure semplificate per facilitare la collaborazione con i cittadini; l’Ufficio Relazioni con il pubblico ha ampliato le sue funzioni, dato che ora si occupa anche di mantenere i contatti tra l’ente e i cittadini attivi; infine, per valorizzare le competenze diffuse, sono stati aperti tavoli di co-progettazione e di confronto paritario tra funzionari dei Servizi e cittadini proponenti.
Le formazioni sociali attive a Trento hanno visto nel Regolamento uno strumento per realizzare progetti in cui la cura di un bene comune è mezzo per raggiungere altri fini come la valorizzazione di competenze e abilità , l’educazione alla cittadinanza attiva e la (ri)costruzione di legami e relazione sociali; inoltre si verifica il ritorno a vivere i luoghi della città , la ri-appropriazione e il recupero dei legami con gli spazi urbani; infine per i cittadini praticare l’amministrazione condivisa significa mettere a disposizione della collettività  le proprie competenze e la propria disponibilità  di tempo e di energie trovando il supporto dell’Amministrazione.
Data la portata innovativa di questo modello di amministrazione, è necessario altro tempo per perfezionare le dinamiche volte al lavoro trasversale tra i diversi Servizi dell’Amministrazione e per stimolare i cittadini a formulare proposte di collaborazione inclusive, capaci di coinvolgere più formazioni sociali.
In conclusione, a fronte di quanto è stato osservato a Trento, è possibile sostenere che le iniziative attuate secondo il Regolamento, nel quadro dell’amministrazione condivisa, sono ” cura ” perché consentono di recuperare i beni comuni urbani degradati a causa della tragedia, ma anche ” vaccino ” perché mediante il fare alimentano legami e relazioni, fiducia e capitale sociale, proprio quegli elementi necessari per prevenire la ” trappola sociale ” della ” tragedia dei beni comuni ” .

In allegato la tesi di Valeria Bonapace

BIBLIOGRAFIA

  • Arena G. (1997), Introduzione all’amministrazione condivisa, in Studi parlamentari e di politica costituzionale, anno 30, n. 117-118, pp. 29-65.
  • Commissione Rodotà  (2007), Proposta di articolato per la modifica delle norme del codice civile in materia di beni pubblici, 14 giugno 2007
  • Donolo C. (2012), I beni comuni presi sul serio, in Arena G., Iaione C. (a cura di), L’Italia dei Beni Comuni, Carocci, Roma.
  • Hardin G. (1968), The Tragedy of the Commons, in Sience, n. 162, pp. 1243-8.
  • Mattei U. (2011), Beni comuni. Un manifesto, Laterza, Bari.
  • Ostrom E. (2006), Governare i beni collettivi, Marsilio, Venezia.
  • Rothstein B. (2005), Social Traps and the Problem of Trust, Cambridge University Press, Cambridge.