Il Boschetto di San Miniato, a Siena, è uno di quei luoghi che Franco Arminio definirebbe “vero”. Circa 70 persone se ne prendono cura da tempo, per farlo vivere dalla collettività. Perché passare da una convenzione a un Patto di collaborazione?
Una risposta al mondo che diventa vago
In questo fazzoletto di terra il “Comitato Siena 2 – Cittadini attivi e Associazioni per i Beni Comuni” ha recuperato sentieri, svolto azioni di manutenzione estirpando le piante infestanti che stavano soffocando il bosco, ma anche reinterpretato il luogo risvegliando i desideri della collettività.
Sono state quindi rivisitate delle aree in cui gli alberi sono più radi. Qui si sono creati il giardino degli odori, costituito da piante officinali e aromatiche; l’area “piante dimenticate” in cui si trovano alberi e arbusti che negli anni 50 – 60 del 900 caratterizzavano i poderi toscani (come il nespolo e il sorbo). Si è ricreato un anfiteatro che accoglie spettacoli musicali e teatrali e attrezzato un’area pic nic ponendo l’attenzione verso un uso dei materiali non artificioso. L’associazione inoltre ha favorito la creazione di percorsi d’arte con opere di artisti locali finalizzate a valorizzare l’area e fornire elementi di riflessione sulle opportunità di arricchimento individuale indotte da un migliore rapporto con l’ambiente naturale circostante.
Le sinergie del Patto
Il patto attualmente agisce sull’area del Boschetto di San Miniato che successivamente dialogherà con la zona ortiva, oggetto dell’iniziativa “Centomila orti in Toscana”, gestita dall’Associazione Temporanea di Scopo – ATS “Orti di San Miniato” composta da Auser Comunale di Siena, Cooperativa Sociale Arancia Blu e lo stesso Comitato Siena 2.
L’iniziativa Centomila orti in Toscana è lo strumento attraverso il quale, dal 2016, l’Amministrazione regionale promuove la realizzazione di nuovi orti, o il recupero di quelli già esistenti, in aree degradate inserite nel contesto urbano. Una ulteriore occasione per la valorizzazione del Boschetto in quanto l’iniziativa innesca un percorso di realizzazione e gestione di “Complessi di orti urbani” mirato a restituire alla collettività non solo un’area dedicata alla produzione orticola o floreale bensì alla creazione di un luogo di aggregazione, di scambio sociale e intergenerazionale, di didattica ambientale e di crescita culturale. Nel complesso di orti sono infatti inseriti servizi e spazi comuni.
Prima convenzione, oggi Patto di collaborazione
Ecco come si è trasformato negli anni il rapporto tra la pubblica amministrazione e i cittadini che si prendono cura del Boschetto.
Sia Giordano Chechi, socio dell’associazione di volontariato nata nel 2016 dalla trasformazione del “Comitato San Miniato” operativa sul territorio fin dal 2011, che Paolo Casprini, Dirigente della Direzione Servizi del comune di Siena e interfaccia con i cittadini, esternano come il principio di sussidiarietà venga espresso nel dialogo che scaturisce dal processo di definizione del Patto, e quindi anche dei rapporti tra le parti. Ciò ha permesso a queste di relazionarsi in modo nuovo, più diretto e semplice. Con il tempo la Pubblica Amministrazione cede spazio al divenire messo in atto dalle comunità collaboranti e esprime l’attenzione verso il bene comune d’interesse con azioni concrete, come una più frequente manutenzione ordinaria e straordinaria e la donazione di strumenti utili alla lavorazione della terra.
Un invito per il futuro
Ciò che colpisce in questo racconto è come tutte le persone coinvolte, che corrispondono al numero complessivo di abitanti del quartiere San Miniato, siano riuscite ad incoraggiare la valorizzazione di un bene e soprattutto a valorizzare i soggetti all’interno del proprio territorio. Lo hanno fatto riunendo realtà associative e singoli cittadini in un’unica associazione che nel perseguire un obiettivo comune hanno trovato il benessere e la felicità collettiva nuovamente nella cooperazione e nella condivisione.
Tutto questo è stato fatto negli anni non senza difficoltà, ci racconta Giordano. Il comitato, nei primi 5-6 anni di cura del Boschetto, ha speso circa 11000 euro solo per l’acquisto di materiali. Risorse derivate da iniziative di raccolta fondi aperte al pubblico, fondi richiesti ai commercianti del territorio, donazioni di privati. Molte persone si sono alternate durante le azioni di cura e, adesso, la difficoltà è mantenerne il coinvolgimento, “garantirne la manutenzione” – come dice Giordano.
Come si può quindi manutenere, ma anche lasciar evolvere, questa comunità provvisoria che con devozione ha fatto largo ad un tempo ritrovato, che non è più singolo ma collettivo? Può essere questo un invito a porre anche tale aspetto della collaborazione tra Pubblica Amministrazione e comunità attive al centro della co-progettazione del patto di Collaborazione?