Immaginare una nuova Europa incardinata su diritti e sussidiarietà; costruire un modello federale capace di superare i limiti dello Stato-nazione; ragionare come se la Repubblica federale europea fosse già realtà. E fare da argine ai populismi. Accade al di là delle Alpi, in Germania, con il partito dei Verdi-Alleanza ’90, aggregazione ecologista e civica (dimensione, questa, da non sottovalutare) che appare come la novità più rilevante nella politica europea degli ultimi anni.
Una novità che si è tradotta in percentuali prossime al 20% alle elezioni regionali bavaresi del 2018 e che è stata bissata, con un 24% di consensi su base nazionale alle europee della primavera 2019. Risultati che, lungi dall’essere eventi episodici, sono frutto di un percorso decennale che ha portato a porre ai primi posti in agenda temi come i già citati sussidiarietà, federalismo ed europeismo. Ciò, innovando fortemente, anche attraverso prassi oggi consolidate, il modo di fare politica e amministrazione nei Laender tedeschi. Il tutto, nel segno di una “democrazia diffusa” applicata a differenti livelli e di un lavoro articolato in tema di diritti civili e sociali.
La Repubblica federale europea dei Verdi tedeschi
Alla base di tutto, il progetto vede la rilettura in chiave contemporanea di un concetto tradizionale del pensiero tedesco: “Heimat”, sbrigativamente tradotto in italiano come “Patria”. Premesso che una traduzione non perifrastica (“Il luogo nel quale ci si sente a casa”) è, di fatto, non possibile, il termine ha la stessa radice dell’inglese “Home” e si traduce in chiave politica in un modello che punta a superare il modello dello Stato-Nazione.
Quest’ultimo, in concreto un paradigma otto-novecentesco, ha visto con il primo conflitto mondiale la propria applicazione su scala massima, divenendo fino ai nostri giorni il modello di riferimento quando si ragioni in chiave di Unione Europea. Su questo fronte i Verdi tedeschi propongono il superamento del modello degli “Stati Uniti d’Europa”, sotto il quale ha ripreso a soffiare negli ultimi anni il vento dei nazionalismi, a favore di una (futura) Repubblica federale europea incardinata su macroregioni trasversali rispetto agli attuali confini statali. Ancora, l’idea che sta alla base di questa visione, è superare il rapporto di tipo gerarchico tra governo centrale ed enti locali, a favore di una struttura a rete basata sulla sussidiarietà orizzontale.
Da qui, l’attenzione alle comunità locali e la tendenziale costruzione di una a rete interstatale strutturata come se l’Europa federale fosse già una realtà.
Tre passi in avanti verso il nuovo modello europeo
Il tutto, mettendo una serie di punti fermi attorno ai quali strutturare la nuova costruzione politica e amministrativa. Tra tutti, come base dalla quale muovere, una democratizzazione avanzata dei processi che affianchi a ogni organo decisionale un’assemblea deliberativa, riconoscendone il primato rispetto a ogni esecutivo. In seconda battuta, la valorizzazione dei corpi intermedi, dagli istituzionali come le scuole e i consigli di quartiere, alle associazioni, ai gruppi informali. In terza battuta, come passo iniziale verso il nuovo modello europeo, i Verdi tedeschi propongono la concreta educazione dei cittadini alla sussidiarietà. Esemplare, su questo versante, l’esperienza maturata a Monaco di Baviera, tramite la formazione di migliaia di volontari, perlopiù giovani, all’accoglienza dei rifugiati in arrivo dal Medio Oriente. Tutto ciò per costruire un percorso a due livelli che affidi i macrotemi all’ambito statale-continentale e le questioni locali a un “Welfare di prossimità” in grado di rispondere direttamente ai cittadini.
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