Una collaborazione ambiziosa per restituire alla città storie di lavoro, lotte per la salute e memoria collettiva

Siamo a Bologna, ma potremmo tranquillamente trovarci in tante altre nostre città e territori. Il tema dell’amianto non è solo memoria di sofferenza, ma è soprattutto numeri concreti di persone che ogni anno nel nostro Paese si aggiungono alla lista dei malati o deceduti a causa dei tumori che questo causa. Sono trascorsi ormai alcuni anni dalla promulgazione in Italia della legge n.257/1992, che ha vietato l’uso e la commercializzazione di manufatti contenenti amianto a causa dell’elevato grado di pericolosità dovuto alla dispersione di fibre e polveri nocive; tuttavia, ancora oggi, permangono gravi problemi legati alla sua bonifica e smaltimento, come evidenziato dal Ministero dell’ambiente riguardo allo stato di attuazione del Piano Nazionale Amianto. Problemi ormai che non sono più emergenza, ma che sono diventati cronicità.
Su questo sfondo, pochi mesi fa, è stato firmato un patto di collaborazione che parte proprio dall’amianto un tempo utilizzato nelle Officine Grandi Riparazione di Bologna (d’ora in poi OGR), per guardare avanti, ponendo l’attenzione su alcuni beni comuni da tutelare connessi al diritto al lavoro: la memoria, la sicurezza, la salute.

Le OGR di Bologna: memoria di un luogo come bene comune

Situato dietro la stazione centrale dei treni, lo stabilimento delle OGR di via Casarini è il luogo dove avveniva la riparazione e manutenzione delle carrozze dei treni delle Ferrovie dello Stato: di fatto un pezzo di storia industriale di Bologna. Inaugurato nel 1908, ha attraversato due guerre mondiali prima, ed è stato poi teatro di storie di resistenza all’oppressione nazifascista di singoli lavoratori oltre che di ricostruzione dopo i bombardamenti, e di partecipate vertenze collettive dei lavoratori per la tutela della loro salute e della sicurezza sul luogo di lavoro. Le lotte per la tutela della salute, in particolare, iniziano grazie all’azione dei delegati sindacali e alla collaborazione con i servizi di medicina del lavoro, che nel 1979 avviano una vertenza sindacale contro l’uso dell’amianto da parte delle Ferrovie dello Stato. Queste, infatti, nulla avevano fatto per cessare l’esposizione dei lavoratori all’amianto e per eliminare l’amianto dalle lavorazioni, nonostante già dal 1960 nella letteratura scientifica ci fossero studi che denunciavano la pericolosità di questo materiale (di recente, in più casi Ferrovie dello Stato sono state condannate a risarcimenti in sede civile alle vittime o ai loro familiari).
Le OGR erano chiamate “università della manutenzione”, ad indicare le svariate professionalità e competenze delle persone che lì lavoravano. Era una fabbrica con tante piccole botteghe di artigiani; come le definisce Salvatore Fais, ex lavoratore, le OGR erano “una città dentro la città”. Nei momenti di maggior occupazione, tra gli anni ’70 e ’90, oltre 3500 lavoratori sono passati, venendo a contatto con l’amianto il cui utilizzo nelle Officine risale all’inizio degli anni’50, e che ad oggi, solo tra i lavoratori diretti delle Ferrovie, ha tolto la vita a più di 300 persone. Un’ultima più recente vertenza sindacale, iniziata nel 2010, ha infine portato alla chiusura del sito delle OGR nel 2018, spostando l’attività dei lavoratori in un altro sito, e lasciando spazio alle attività di bonifica delle OGR, divenute possibili in seguito alla dichiarazione del Parlamento nella legge di bilancio 2018 di Sito di interesse nazionale (SIN), ancora una volta grazie all’impegno civico dei lavoratori i quali, su iniziativa di AFeVA, avevano fatto partire una petizione.

Un patto per le OGR

E’ proprio AFeVA, l’Associazione Familiari e Vittime di Amianto Emilia-Romagna, che negli anni si è presa cura della memoria di questo luogo, e che ancora oggi continua a raccontare storie di amianto di ex lavoratori delle OGR, e tiene acceso il dibattito su questo tema così ingombrante nella storia del nostro Paese. E’ un impegno vigile, che ha organizzato costanti iniziative di sensibilizzazione della cittadinanza sulle tragiche conseguenze dell’esposizione all’amianto. C’è stato, però, un passaggio ulteriore nel suo impegno: la firma di un patto di collaborazione con il Comune di Bologna, nel luglio 2019.
Andrea Caselli, presidente di AFeVA Emilia-Romagna definisce questo patto come chiave per aprire una collaborazione più ampia e per fare un lavoro più completo nel tempo. Nello specifico, l’oggetto del patto consiste nella realizzazione di un percorso museale che dia significato alla storia delle OGR (attualmente la sede provvisoria delle “Officine della Memoria-Museo OGR”, si trova presso l’Assemblea Legislativa Emilia-Romagna, in Viale Aldo Moro 31 a Bologna).
Quattro sono le attività specifiche concordate tra AFeVA e Comune nel patto, della durata di tre anni: 1) indagine storiografica volta a ricostruire sia la memoria dei lavori svolti presso le OGR di Bologna e dell’industria di manutenzione ferroviaria, sia la strage dell’amianto, i progressi nella tutela della salute pubblica e le conquiste dei lavoratori sui loro diritti alla salute nei luoghi di lavoro; 2) interviste con mezzi audio-visivi ad almeno cinque protagonisti delle OGR; 3) allestimento di una mostra multimediale; 4) pubblicazione divulgativa delle indagini realizzate.
La speranza è che questo sia solo l’inizio: il patto è servito infatti per creare la cornice di un rapporto stabile con l’amministrazione, con la quale partire da alcuni obiettivi concreti raggiungibili nel breve periodo; la visione delle OGR di domani consiste, invece, in un disegno più ampio di rigenerazione urbana e restituzione alla città delle Officine e della loro storia industriale. In particolare, la prospettiva che prova a tracciare l’Assessore Matteo Lepore è il modello delle OGR di Torino, diventate oggi luogo di rigenerazione, innovazione e creatività: una futura co-progettazione tra il Comune e i cittadini dovrebbe portare ad una progettualità pubblico-privata per rilanciare questo spazio. Il dialogo con Ferrovie dello Stato dovrà quindi auspicabilmente continuare nei prossimi anni, al di là del colore dell’amministrazione della città.

La fase di co-progettazione con il Comune

Il Comune, da parte sua, sin dall’inizio ha ritenuto che lo strumento appropriato per gestire una nuova collaborazione con AFeVA fosse il patto. Nel Comune pioniere in Italia nell’utilizzo dei patti di collaborazione come strumento di innovazione amministrativa dal 2014, tutti gli assessori si sentono addosso lo strumento del pattoperché è patrimonio e responsabilità comune, ci dice Matilde Madrid Ciafardini (gabinetto del sindaco).
Per la redazione di questo patto tanti sono stati gli uffici coinvolti del Comune: partendo dall’assessore alla cultura Matteo Lepore da cui è partita la proposta di patto, è stato coinvolto il gabinetto del sindaco per delineare la fase di co-progettazione con AFeVA e delimitare l’oggetto del patto, e poi l’Ufficio cittadinanza attiva – di cui è responsabile Donato Di Memmo – per tutti gli aspetti regolamentari.  In merito al contributo del Comune, tra altri, si è individuato nell’Ufficio Flash giovani il supporto tecnico e operativo per l’attività di interviste previste dal patto, senza dover dunque ricorrere alla ricerca di ulteriori contributi. L’Ufficio cittadinanza attiva resta comunque il cuore del Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni: snodo per cercare risorse, rete tra gli uffici. Da parte dell’amministrazione, nessuna difficoltà rilevante è stata riscontrata nella co-progettazione del patto.

Le OGR di Bologna viste dall’alto (Fonte: AFeVA Emilia-Romagna)

Salute e sicurezza sul lavoro: beni comuni su cui fare prevenzione

Nell’attesa (e nella speranza) di un nuovo immenso polo culturale nelle OGR future – come auspicato da Andrea Caselli, per il quale “la memoria non si sposta” – come presidio di memoria collettiva urbana e testimone di storie individuali, di anno in anno facciamo intanto memoria ogni 28 aprile, celebrando la giornata mondiale delle vittime dell’amianto, coincidente con la giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro.
L’art.4 della nostra Costituzione garantisce il diritto al lavoro a tutti i cittadini, lavoro sul quale la nostra Repubblica democratica è fondata (art.1 Costituzione): tuttavia, questo non può essere letto disgiuntamente dall’art.32, che dichiara la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. Tra pochi giorni, inoltre, la ricorrenza del 1 maggio ci inviterà a fare nuova memoria di tutte le persone che nel tempo si sono spese per il miglioramento delle condizioni lavorative proprie e di altri, nell’interesse di tutti.
Non possiamo dunque non riconoscere come lo sforzo dei lavoratori delle ex OGR proseguito per anni debba guidarci oggi nell’occuparci delle loro stesse battaglie: sicurezza sul lavoro e tutela della salute, entrambi beni comuni che ci riguardano. La loro mancata cura ha affetti ancora oggi drammatici, non solo per i processi civili e penali che ancora oggi aspettano risposte importanti a livello nazionale, ma anche perché rende urgente riflessioni e azioni sulla prevenzione del rischio che può e deve essere attuata tanto dalle istituzioni quanto dai privati (cittadini e imprese).
Nel frattempo proviamo a vedere se, nel suo piccolo, il patto di collaborazione firmato tra il Comune e AFeVA può contribuire a ridurre la frattura tra cittadini e istituzioni – come ci dice Donato Di Memmo – e riavvicinare le persone: pur non potendo portare grandi cambiamenti da un giorno all’altro, restiamo fiduciosi che nel lungo periodo potrà rivelarsi come un “investimento” che avrà rivendicato vicende umane e storiche a vantaggio di tutti.