Nel 2016 l’amministrazione di Pontecorvo stipula il suo primo Patto di collaborazione. Dopo aver seguito le origini, a pochi mesi dalla scadenza del Patto raccontiamo i suoi risultati

Il Parco di Monte Menola fa parte dell’omonimo comprensorio di colline, si trova a pochissimi chilometri dalla città di Pontecorvo, in provincia di Frosinone, e per questo viene considerato un Parco Urbano. Il monte è demaniale ed è parte della storia dei pontecorvesi. Generazioni di bambini vi si recavano in occasione dell’annuale Festa degli Alberi, dalla collina si poteva raccogliere la “stramma”, indispensabile alle fiorenti attività artigianali. La sua particolare bellezza lo rendeva un luogo affascinante per gli appassionati di escursionismo, per gli sportivi o per chi solamente amava passeggiare in natura. Con il passare del tempo però, tutta questa meraviglia era stata “dimenticata”, lasciata al degrado e alla noncuranza.
Nel 2016 una tra le associazioni locali più rappresentative, l’ASD AnimaFamily, riesce finalmente a raggiungere un accordo con l’amministrazione appena insediata per la gestione del parco così da poterlo ripulire e ripristinare, restituendolo alla cittadinanza e facendo rinascere la magia di un tempo.

Un Patto di collaborazione particolare

Il Regolamento per l’amministrazione condivisa è stato approvato dal comune di Pontecorvo nell’ottobre 2015 con i voti favorevoli della sola maggioranza di allora, segno di una certa titubanza. Pochi mesi dopo, nel luglio 2016, è stato sottoscritto il primo Patto di collaborazione con l’Associazione AnimaFamily.  Il patto si accompagna ad un atto di concessione temporanea di comodato d’uso gratuito, circostanza abbastanza inusuale nell’applicazione del modello di Amministrazione condivisa. L’abbinamento del Patto di collaborazione ad un comodato gratuito, corretto soprattutto nei casi in cui ci si prende cura di un immobile, nel caso specifico rischia di sollevare dei dubbi per i cittadini attivi. Il linguaggio utilizzato nel comodato, atto che risponde maggiormente al paradigma verticale, impone sostanzialmente degli obblighi al comodatario stonando un po’ con l’idea alla base del principio di sussidiarietà orizzontale, costruita su fiducia, assunzione di responsabilità, definizione condivisa dell’interesse generale tutelato e, di conseguenza, impegni da raggiungere insieme e non obblighi da imporre, ma ciò è probabilmente dovuto all’assoluta novità dello strumento pattizio. Nello specifico, attraverso questo comodato d’uso, il Comune ha concesso all’Associazione la gestione e l’utilizzo del vecchio e ormai fatiscente rifugio forestale, denominato “Casetta degli alberi” situato sulla cima del Monte Menola, affidandole l’onere della ristrutturazione dell’immobile che si presentava in condizioni disastrose, sprovvisto di infissi, impianti elettrico e idrico e di tutto il legno del controsoffitto.
Nel Patto di collaborazione sono stati poi definiti gli obiettivi di tale concessione. Finalità dall’ampio respiro che hanno lo scopo di far riavvicinare la cittadinanza a quel luogo e più in generale alla natura, cercando di trasmettere buone pratiche per rispettarla e tutelarla al meglio, rivolgendosi in particolare ai più giovani, sia bambini che ragazzi.
Nel patto era anche stata prevista l’attivazione di un Laboratorio Urbano Permanente, una sorta di “camera congiunta” (già utilizzata da altri Comuni) dove far incontrare i referenti comunali e quelli dell’associazione, così da poter lavorare insieme per la sua concreta attuazione. Di fatto il Laboratorio ha lavorato solo sulla carta e ancora a distanza di quasi cinque anni si registra un perdurante scollamento tra i vari uffici amministrativi coinvolti e la gestione del Parco.

La sfida del Patto di collaborazione

L’esperienza maturata in questi anni sarà certamente utile per affinare il processo di costruzione dei patti e potenziare la fase di coprogettazione attraverso il ruolo fondamentale di un ufficio che valorizzi le proposte di collaborazione dei cittadini per la cura dei beni comuni. Moira Rotondo – all’epoca Vice Sindaco e attuale capogruppo di maggioranza dell’amministrazione pontecorvese, alla quale si deve l’aver intuito la portata straordinaria del progetto proposto da Animafamily – ci racconta come non sia stato affatto semplice far breccia nella mentalità politico amministrativa preesistente. D’altronde è sempre difficile fidarsi completamente senza nutrire un minimo di dubbio quando si chiede, in un certo qual modo, di uscire dagli schemi ed abbracciare un nuovo modo di agire, senza chiedersi quale “fregatura all’italiana” nascondesse. Nessuna fregatura, solo una nuova idea di cura di un bene comune.
“Il messaggio che non passava – continua Moira – è che fosse possibile lavorare con dei cittadini per il bene comune. Eravamo ancora fermi al concetto di concessione per fare lucro o interesse di parte. Con conseguente diffidenza e sospetto. Si è dovuto fare un lungo lavoro per costruire una consapevolezza”. La costruzione della consapevolezza è un fondamento necessario affinché un patto possa davvero funzionare, dopotutto bisogna anche considerare che l’amministrazione pontecorverse è stata davvero audace approvando come primo atto di amministrazione condivisa un patto che possiamo indubbiamente definire “complesso”. Il recente Rapporto Labsus 2019 ci mostra infatti come “solo” il 7,8% del totale dei patti scrutinati (vale a dire 65 su 830) riguardi un patto di collaborazione complesso, indicando dunque quanto effettivamente non sia ancora troppo facile, anche per le amministrazioni “più condivise”, adottare patti di questo genere.
Comunque sia, nonostante l’incredulità iniziale, adesso tutti riconoscono il successo del progetto ammettendo il fatto che sia davvero riuscito a coinvolgere l’intera cittadinanza, scuole, famiglie e amanti dello sport all’aria aperta.

La rinascita del parco

Dopo la stipula del patto iniziarono subito i lavori. L’Associazione Animafamily ha investito in prima persona nella ristrutturazione dell’immobile grazie al lavoro volontario dei suoi soci e, soprattutto, di tutti quei cittadini che hanno messo a disposizione il loro tempo, i loro materiali e le loro conoscenze tecniche. Oltre alla casetta sono stati subito ripristinati i sentieri escursionistici, ripulendoli e applicando una nuova cartellonistica, ed è stata anche ripulita l’area esterna antistante il vecchio rifugio creando un’area pic-nic e una piccola area giochi.
In questo breve ed emozionante reportage potrete vedere tutti i lavori svolti durante il primo anno, si nota subito il grande numero di imprese locali che hanno generosamente contribuito all’avvio del progetto.

La casetta degli alberi prima e dopo i lavori (Fonte: Parco di Monte Menola/Associazione Animafamily)

Dopo quattro anni (e a pochi mesi dalla scadenza del patto e della concessione) sono stati raggiunti molti risultati, anzi, si sono raggiunti risultati ben oltre ogni aspettativa. Da subito molti cittadini hanno iniziato a salire di nuovo quel monte per trascorrere piacevoli giornate all’aria aperta. Tra i primi appuntamenti c’è stata la tradizionale Festa degli Alberi, così come previsto dal Patto. L’area pic-nic è stata completata con postazioni barbecue, è stato creato un Parco Avventura Baby, costruita una casetta per i libri, messo a disposizione di tutti un cannocchiale per guardare la magnifica Valle del Liri su cui si affaccia il monte (l’ermo colle dei pontecorvesi, come è stato definito in occasione dei 200 anni dell’Infinito di Leopardi) per non parlare della vastissima offerta dedicata agli sportivi.

Grandi eventi e comunità

Durante gli ultimi due anni sono stati organizzati molti “grandi eventi” che hanno interessato in diversi modi i cittadini di Pontecorvo e di comuni limitrofi. Non potendoli citare tutti racconteremo dei due più recenti e più coinvolgenti.
Durante la scorsa stagione invernale Monte Menola si è trasformato in un Parco Giurassico dedicato ai più piccoli,  molto apprezzato anche dai grandi. L’evento ha ottenuto uno straordinario successo di pubblico, con lo scopo di raccontare la storia della Valle del Liri attraverso l’installazione di preistoriche creature e laboratori tematici.
Da agosto ad ottobre 2019 i cittadini sono stati invece intrattenuti dall’evento “Guarda che Luna” dedicato alla celebrazione del 50esimo anniversario della missione Apollo 11. Per l’occasione è stato allestito un cinema all’aperto e moltissimi giovani hanno partecipato attivamente all’organizzazione delle varie attività, tra cui la tre giorni rievocativa di Woodstock. Gianfranco Caporuscio, Presidente dell’associazione AnimaFamily, ci confessa che uno degli obiettivi principali rimane proprio quello di includere i giovani, anche attraverso l’alternanza scuola-lavoro (che sarebbe dovuta iniziare proprio durante questa primavera), auspicando che si affezionino alla cura della natura, dei beni comuni e del parco, garantendo così la continuità del progetto stesso. La giornata conclusiva di “Guarda che Luna” è stata, non a caso, dedicata proprio al tema dei beni comuni, così da poter spiegare e comunicare ad un numero sempre più grande di persone quella coraggiosa “inversione di rotta” intrapresa per la gestione di Monte Menola.

Visita guidata al Parco giurassico (Fonte: Parco di Monte Menola/Associazione Animafamily)

Per la realizzazione dei due eventi, in particolare per quello del parco giurassico, sono stati fondamentali i contributi ricevuti dalla Regione Lazio. In realtà la Regione è la finanziatrice principale di tutti gli eventi organizzati grazie alla partecipazione a vari bandi, in cui il Comune ha contribuito in termini di cofinanziamento. Per il resto, la riuscita dei progetti e la gestione continua del Parco non sarebbero possibili senza il contributo dei cittadini e i finanziamenti degli sponsor che sostengono l’associazione.
“Ognuno contribuisce con quello che può, i cittadini sostengono molto il progetto e le iniziative tramite donazioni, che sia attraverso il lavoro volontario o donazioni materiali”. Sono le parole del presidente dell’associazione che più volte ha riconosciuto il valore della collaborazione con i cittadini e non solo: “Abbiamo sempre ricercato la collaborazione con le altre associazioni, anche fuori Pontecorvo, per non rimanere chiusi e per far conoscere sia il progetto che l’istituto del Patto di collaborazione”. Molto interessante è la cooperazione che si sta cercando di avviare con altri comuni limitrofi per ripristinare l’antico “Sentiero dei Contrabbandieri del tabacco” ed il sostegno ricevuto dall’Ente Parco dei Monti Aurunci.

Un patto decennale?

Molto resta ancora da fare e moltissimi altri sono i progetti in cantiere. L’Amministrazione comunale, nella persona del sindaco Anselmo Rotondo, ha già anticipato che c’è l’impegno a rinnovare il Patto di collaborazione, questa volta con durata decennale.
Il successo conseguito dal Patto di collaborazione è innegabile, ci auguriamo, ed auguriamo a tutti i pontecorvesi, che vengano attivati presto nuovi patti, sperando che questo primo ed unico Patto attivo sia servito a convincere anche i più dubbiosi della bontà dello strumento, della sua efficacia e del fatto che esistano davvero delle persone che, in maniera disinteressata, vogliano prendersi cura di un luogo, piccolo o grande, non per un proprio tornaconto ma per il bene comune.