Desiderare, ascoltare, fare insieme. Riflessioni a partire dall’evento “A piccoli Patti. Le bambine e i bambini reinventano la città”

Il 22 dicembre sono stati presentati e discussi, durante un evento online organizzato da Labsus nell’ambito del programma “Lacittàintorno” di Fondazione Cariplo, due Patti di collaborazione ideati dalle bambine e dai bambini di due diverse scuole primarie di Milano. Entrambi i Patti hanno come obiettivo la cura condivisa e la rigenerazione di spazi pubblici aperti situati nei pressi degli istituti scolastici.
Il “Giardino dei Desideri” e “Porta Adriano” – gli evocativi nomi dati ai due accordi durante i laboratori di coprogettazione a cura di Labsus e Spaziopensiero – sono frutto dell’immaginazione e delle capacità creative delle bambine e dei bambini, rispettivamente delle scuole Fabio Filzi di Corvetto e Vittorio Bottego di quartiere Adriano. Sono loro ad aver ideato e coprogettato gli interventi previsti nei patti, identificando le priorità, descrivendo obiettivi e azioni, partecipando attivamente ai momenti di cura e ingaggio preparativi alla firma, insieme ai tecnici del Comune e a diversi attori del territorio che hanno sposato la proposta.

Quartiere Corvetto: attività di cura del giardino di via Ravenna insieme a bambini, genitori e insegnanti

Il “Giardino dei Desideri”, situato in via Ravenna proprio davanti la scuola, è un luogo del cuore per tutte le bambine e i bambini che qui si ritrovano per giocare insieme dopo le lezioni, un posto di aggregazione e incontro tra le diverse culture che animano il Corvetto. Non si tratta solo di pulire le aree verdi o di aggiustare gli arredi urbani, ma di educare ed educarsi, tessendo e cucendo con pazienza relazioni di cura, senza mai smettere di desiderare. Lo sanno bene le donne del gruppo informale “Magliando  – La maglia socialmente utile” che hanno deciso di unirsi al Patto, impegnandosi a dare forma tessile ai desideri disegnati dai bambini, realizzando manufatti da appendere in giardino.

Quartiere Adriano: attività di cura di piazza Costantino insieme a bambini, genitori e insegnanti

Gli spazi di “Porta Adriano” si trovano invece all’incrocio fra via Padova e via Adriano: un angolo poco curato, abbandonato al degrado e al traffico delle automobili, nonostante la splendida vista sul naviglio storico della Martesana. Un fazzoletto di terra che, nonostante le dimensioni ridotte, riveste un grande significato per i bambini e gli abitanti del quartiere: è la loro porta di casa. Si tratta di piazza Costantino, piazza di nome ma non di fatto. Con il supporto di Italia Nostra Onlus, partner di Labsus nell’azione “Luoghicomuni”, sono state già realizzate attività di cura condivisa dell’intera area, con la partecipazione di bambini, genitori e la collaborazione di Legambiente Crescenzago e della compagnia teatrale Sanpapiè, destando un grandissimo interesse da parte dei passanti. Leggendo il testo del Patto di collaborazione – al quale aderiscono, oltre a Legambiente e Sanpapiè, anche le associazioni SON Speranza Oltre Noi, Amici di Casa della Carità, Musicamorfosi e la cittadina attiva Viviana Bucci  – emerge una visione progettuale ambiziosa, che ibrida performance artistiche, intrattenimento culturale, educazione ambientale.
La scuola è al centro di questi due patti, non tanto come spazio fisico, quanto piuttosto come luogo simbolico: come promotrice di competenze di cittadinanza, non solo per le bambine e i bambini, ma per tutto il quartiere. 

Desiderio, ascolto, concretezza, apertura

Ogni percorso di apprendimento non può che nascere dal desiderio: è ciò che ci spinge ad iniziare qualsiasi cammino ed è ciò ci fa guardare al futuro con maggior fiducia. Là dove si apre uno spiraglio alla possibilità di immaginare, si costruisce un ponte verso il futuro. Questi due patti ci invitano a farci guidare dai bambini: inesauribile fonte di immaginazione e di soluzioni inedite. Per farci guidare, però, noi adulti dobbiamo metterci in una posizione di ascolto, prenderli sul serio e fare sul serio, perché i bambini hanno bisogno di gesti e azioni concrete per continuare a fidarsi, come ricorda la preside della Filzi, Claudia Giordano, durante l’evento. Il concetto della concretezza emerge invece dall’intervento della dirigente scolastica della Bottego, Antonella Caleffi, che riconosce lo strumento del patto come dispositivo per offrire ai bambini nuovi contenuti autentici che possano rientrare nella recente disciplina di educazione civica: «Nei patti questa disciplina ritrova una sua dimensione concreta».
Il giardino di via Ravenna e piazza Costantino diventano quindi luoghi di apprendimento in cui poter sperimentare la didattica all’aperto, non solo come risposta all’emergenza sanitaria ma come prospettiva per cambiare il modo di fare scuola: una scuola aperta che fa entrare il territorio e che sconfina per abitarlo. Un’apertura della scuola verso un apprendimento sempre più esperienziale e relazionale: quando adulti e bambini si incontrano per piantare una siepe o per dipingere una staccionata stanno in realtà apprendendo la più importante delle competenze di cittadinanza, imparando a prendersi cura l’uno dell’altro.

[dflip id=”69244″][/dflip]

«Questi patti ci insegnano a vivere la cittadinanza, una materia che si studia a scuola ma che si deve sperimentare concretamente nella città – che è un luogo educativo, dove si può apprendere», afferma in apertura Laura Galimberti, Assessora all’Educazione e Istruzione del Comune di Milano.
A rimarcare la necessità di rimettere al centro la scuola è anche l’Assessore all’Edilizia Scolastica Paolo Limonta, che chiarisce come i due patti, per i contesti periferici di riferimento e non solo, abbiano soprattutto un profondo valore culturale ed educativo, quali «progetti di crescita dell’intera comunità».
La città è un luogo di vita, di incontro, di relazioni e può diventare luogo di apprendimento. Per farlo ha però bisogno di essere pensata in tal senso. Diventa quindi prioritario recuperare la dimensione progettuale, la dimensione dell’intenzionalità educativa. Coprogettare a partire dai bambini e dai ragazzi e considerarli non come cittadini di domani ma come cittadini oggi, con risorse, competenze, visioni che, come suggerisce Paolo Siccardi di Fondazione Cariplo, «vanno prese in considerazione perché spesso sono motore di cambiamento». In una logica di sostenibilità un tassello importante è rappresentato dalla possibilità di far dialogare tra loro le diverse esperienze di patti di collaborazione che in questi anni hanno interessato le scuole di Milano: Lorenzo Lipparini, Assessore alla Partecipazione, Cittadinanza attiva e Open data rilancia dunque ad un momento di incontro e di scambio per far in modo che queste esperienze possano rappresentare un precedente per altre scuole e altri quartieri.
La scuola è il tessuto connettivo: bisogna rimetterla al centro per portare ossigeno a tutta la città. 

Connettere le esperienze per trasformarle in massa critica

La presentazione di questi due patti è stata l’occasione per chiederci come queste e altre esperienze che coinvolgono la scuola possano proiettarsi oltre l’emergenza. Gli interventi che si sono susseguiti nella seconda parte dell’evento hanno messo in luce  quali sono gli ostacoli da superare per rendere queste esperienze parte della vita scolastica ordinaria. Lorenza Orlandini, ricercatrice di Indire – Istituto nazionale di documentazione innovazione e ricerca educativa, solleva una questione cruciale: «Queste esperienze hanno bisogno di essere parte integrante del curricolo e non come qualcosa che si fa in più. Devono rientrare nella  didattica ordinaria e quindi progettate e valutate». Antonella Meiani, maestra dell’Istituto Comprensivo Giacosa e portavoce del movimento per “La scuola sconfinata di tutti e tutte” sottolinea la necessità di una formazione che sia continua e che prepari nuovi e vecchi docenti ad una pratica della coprogettazione. La necessità di strumenti amministrativi come i patti di collaborazione, che garantiscano la continuità e favoriscano la messa in rete delle risorse di un territorio, è quanto emerge dall’intervento di Gianluca Cantisani del  Movi, Responsabile del progetto “Scuole Aperte Partecipate in Rete”. 

Intervento conclusivo di Chiara Saraceno, co-cordinatrice Alleanza per l’Infanzia

La sociologa Chiara Saraceno, co-coordinatrice di Alleanza per l’infanzia, chiude la mattinata con riflessioni e domande che necessariamente continueranno ad interrogarci e guidarci nei prossimi passi: per scalfire finalmente la superficie, per diventare massa critica ed entrare nel sistema scuola. Da questa esortazione ripartiamo e poniamo le basi per un lavoro da costruire insieme: «Dobbiamo fare in modo che ciascuna esperienza esca da se stessa e si connetta con le altre, per diventare davvero il programma della scuola del nostro immediato futuro». Non perdiamo questa occasione. 

La squadra di Luoghicomuni è composta per Labsus da: Elena Taverna (Capoprogetto), Michela Latino (referente area Adriano e via Padova), Gloria Gusmaroli (referente area Corvetto e Chiaravalle), Rossana Caselli (monitoraggio & valutazione).

Il live sketching dell’evento è stato curato da Martina Dirce Carcano.

 

LEGGI ANCHE: