Un Patto per la cura di una città che è un unico, grande bene comune dell’umanità

Caro Sindaco Gualtieri, nel Suo primo intervento, subito dopo l’elezione, Lei ha affermato di voler realizzare “Una città capace di valorizzare lo straordinario patrimonio di partecipazione civica” di cui Roma è dotata e quindi, coerentemente, ha sollecitato “il contributo rispetto alle scelte amministrative delle realtà territoriali e associative”. Ha poi concluso il Suo intervento dicendo: “Noi lavoreremo sempre insieme alle persone, con le persone e cercheremo di costruire una bella politica partecipata!”.
Noi siamo totalmente d’accordo con Lei, tanto da rilanciare e da chiederLe: perché oltre ad una “bella politica partecipata” non proviamo a costruire a Roma nei prossimi anni anche una “bella Amministrazione condivisa”?

La democrazia partecipativa e deliberativa a Roma

Lo “straordinario patrimonio di partecipazione civica” di cui, nonostante tutto, Roma è ancora dotata, può infatti essere valorizzato su due fronti. In primo luogo, quello da Lei citato del “contributo rispetto alle scelte amministrative delle realtà territoriali e associative”, cioè la partecipazione di queste realtà ai processi decisionali delle istituzioni locali.
Si tratterebbe di introdurre nella gestione della città le procedure ed i metodi della democrazia partecipativa e deliberativa. Sia in Italia, sia all’estero esistono numerose esperienze di successo cui ispirarsi. In particolare, negli anni scorsi anche a Roma sono state applicate con ottimi risultati le teorie e le tecniche dell’ascolto attivo applicate alla rigenerazione urbana. Quindi, se Lei decidesse di coinvolgere sistematicamente i cittadini romani nelle scelte di maggior rilievo riguardanti la gestione della città, non avrebbe difficoltà a mobilitare le competenze necessarie per fare di Roma un bellissimo laboratorio di democrazia partecipativa e deliberativa.
Sarebbe una sfida straordinaria, che potrebbe forse contribuire a recuperare alla vita pubblica quei milioni di romani che non andando a votare si sono per così dire “dimessi da cittadini”, sentendosi abbandonati, trascurati, non ascoltati. Coinvolgerli nelle grandi scelte riguardanti i luoghi dove vivono può essere un modo per farli sentire di nuovo parte di una comunità.

La cura condivisa dei beni comuni

L’altro fronte su cui può essere valorizzato il patrimonio di partecipazione civica di Roma è quello su cui Labsus è impegnato da 15 anni, cioè quello della partecipazione dei cittadini non tanto alle decisioni dell’amministrazione, quanto alla concreta soluzione dei problemi che riguardano la comunità, insieme con l’amministrazione, grazie all’applicazione del principio di sussidiarietà (art. 118, ultimo comma, Costituzione).
Il modello teorico di riferimento è l’Amministrazione condivisa dei beni comuni e gli strumenti tecnici con cui realizzare questa forma di partecipazione sono i Patti di collaborazione, che a loro volta rappresentano il “motore” dei Regolamenti comunali per l’Amministrazione condivisa dei beni comuni adottati ad oggi da 256 città.
Secondo le nostre stime dal 2014 ad oggi sono stati stipulati in tutta Italia circa 6.000 Patti per la cura di beni comuni materiali e immateriali di ogni genere, con una netta prevalenza di Patti per la cura del verde pubblico, cui poi si aggiungono Patti per la cura degli spazi pubblici, delle scuole, dei beni culturali e così via.

Il valore aggiunto dei Patti

Stipulando i Patti di collaborazione con l’amministrazione comunale i cittadini attivi liberano energie nascoste e mettono a disposizione della comunità risorse civiche preziose in termini di tempo, competenze professionali, relazioni, conoscenza del territorio, esperienze, etc.. Si tratta naturalmente di risorse “sussidiarie”, che non sostituiscono l’intervento pubblico ma si limitano ad integrarlo, introducendo nel sistema energie nuove ma producendo inoltre effetti che nessun intervento pubblico potrebbe produrre.
Gli effetti materiali sulla qualità della vita derivanti dai Patti di collaborazione sono notevoli, ma ancor più lo sono gli effetti immateriali. Il vero valore aggiunto dei Patti sta infatti nel loro essere “incubatori” di relazioni, capaci di contrastare gli effetti negativi prodotti dalla pandemia sulle relazioni sociali.
Partecipando ai Patti si produce coesione sociale, integrazione, senso di appartenenza, rafforzando i legami di comunità. In particolare, si aiutano le persone a uscire dalla solitudine, facendole sentire parte attiva della comunità che si crea per la cura di un bene comune, sia esso un giardino pubblico, una piazzetta o un’area abbandonata, cioè uno dei tanti “spazi intermedi” presenti nella nostra città.

Gli spazi intermedi

Ci sono infatti da un lato gli spazi privati, a servizio esclusivo dei soggetti privati e dall’altro gli spazi pubblici a servizio esclusivo dei soggetti pubblici (tribunali, caserme, ministeri, uffici di vario genere…). Ma poi ci sono anche degli “spazi intermedi” fra pubblico e privato, spazi che sono al servizio non dei soggetti pubblici (che pure ne sono proprietari), bensì dei cittadini: parchi, piazze, aree verdi… beni pubblici di cui i cittadini potrebbero, mediante i Patti di collaborazione, prendersi cura, trasformandoli grazie a tale assunzione di responsabilità in beni comuni.
Possiamo garantirLe, caro Sindaco, che a Roma ci sono centinaia di associazioni e migliaia di persone pronte a spendersi per la cura degli “spazi intermedi” trasformandoli in luoghi di aggregazione, oltre che di fruizione individuale, rafforzando così i legami di comunità e la tenuta sociale complessiva della città. E lo farebbero per vivere meglio, in quartieri più belli, ordinati, puliti, perché gli “spazi intermedi” sono una componente essenziale della “città dei 15 minuti”.
Ma purtroppo non potranno fare tutto ciò finché anche a Roma non verrà adottato il Regolamento per l’Amministrazione condivisa dei beni comuni già operativo in decine di comuni grandi e piccoli, da nord a sud. Negli anni scorsi ci sono stati vari tentativi, tutti falliti, per far approvare questo Regolamento dall’Assemblea Capitolina, perciò se Lei vuole coinvolgere i cittadini romani nella cura dei beni comuni, rafforzando i legami di comunità e migliorando la qualità della vita degli abitanti dei quartieri, noi Le suggeriamo due modi, uno a medio e l’altro a breve termine.

Un percorso partecipato sia per i cittadini, sia per i dipendenti

A medio termine si tratta di approvare in Giunta e poi nell’Assemblea Capitolina il Regolamento per l’Amministrazione condivisa dei beni comuni. Labsus ha organizzato nei mesi scorsi tre seminari di approfondimento per predisporre un testo adeguato alla realtà di Roma, uno di carattere generale, il secondo sui Patti per la cura del verde pubblico e il terzo sulla gestione condivisa degli immobili abbandonati.
Ovviamente il testo che ne è risultato è solo una bozza, che mettiamo gratuitamente a disposizione del Comune, così come mettiamo a disposizione l’esperienza maturata in 15 anni di rapporti con centinaia di enti locali e migliaia di associazioni e cittadini attivi in tutta Italia (ma anche in Francia e in Spagna) nella cura dei beni comuni.
Questa stessa esperienza ci induce però anche a sottolineare la necessità di coinvolgere il maggior numero possibile di persone nel percorso che porterà all’approvazione del Regolamento da parte dell’Assemblea Capitolina. È fondamentale che il Regolamento per l’Amministrazione condivisa dei beni comuni sia approvato in maniera coerente con il suo contenuto. Non è possibile approvare un Regolamento che mira a coinvolgere i cittadini nella cura della città senza coinvolgerli anche nella fase dell’approvazione dello strumento che loro stessi dovranno usare.
In questo caso il mezzo è già il fine, il percorso è già la meta. Coinvolgere i cittadini, singoli e associati, grazie ad un percorso partecipato, nella fase preliminare all’approvazione in Giunta e poi in Assemblea del Regolamento è già un modo per valorizzare lo “straordinario patrimonio di partecipazione civica” da Lei citato nel Suo intervento.
Ma il percorso partecipato è essenziale anche sul fronte interno all’amministrazione, quello della formazione dei dipendenti, che sono abituati ad emanare provvedimenti oppure ad erogare servizi, non a collaborare con i cittadini. L’Amministrazione condivisa è un modo nuovo di amministrare, molto efficiente ma anche molto diverso da quello tradizionale e dunque va dedicata molta attenzione alla formazione dei dirigenti e dei funzionari, perché da loro dipenderà in gran parte il successo dei Patti di collaborazione.

I Patti per il verde si possono già fare

L’altro modo per coinvolgere i cittadini romani nella cura dei beni comuni è più a breve, anzi brevissimo, termine. Il Regolamento Capitolino del verde pubblico e privato e del paesaggio urbano di Roma Capitale, approvato nella scorsa consiliatura, prevede infatti all’art. 11 la disciplina dei Patti di collaborazione per la cura del verde. Questo significa che, volendo, l’amministrazione potrebbe fin da subito stipulare dei Patti per la cura di parchi ed aree verdi.
E questi Patti produrrebbero un duplice effetto positivo: da un lato coinvolgerebbero migliaia di cittadini nella cura di un bene comune essenziale per la qualità della vita cittadina com’è il verde, dall’altro mostrerebbero concretamente gli effetti che potrebbe avere la collaborazione fra cittadini e amministrazione se applicata alla cura dell’intera città, aiutando a superare le resistenze che inevitabilmente ci saranno, soprattutto da parte degli apparati burocratici.

Un Patto per la rinascita di Roma

Caro Sindaco Gualtieri, questi sono gli strumenti tecnici per costruire a Roma nei prossimi anni una bella Amministrazione condivisa, fondata sulla collaborazione fra cittadini e amministrazione per la cura dei beni comuni della città, che affianchi e completi quella bella politica partecipata che è già nei suoi programmi.
Ma il tema della collaborazione è più ampio, perché Lei ha iniziato in questi giorni il Suo servizio alla guida di una città sfiduciata, stanca, incerta sul proprio futuro. Le speranze di migliaia di persone sono riposte in Lei e sulle Sue spalle grava un peso enorme, che tuttavia potrebbe essere meno gravoso se condiviso non soltanto con i Suoi Assessori, ma anche con noi, i Suoi concittadini.
Non ci consideri soltanto come destinatari di provvedimenti o utenti di servizi pubblici, ma anche come portatori e portatrici di risorse di vario tipo che, se messe a disposizione della comunità, potrebbero essere preziose per la rinascita della città. Ci proponga un Patto di collaborazione per la rinascita di Roma e vedrà che la risposta andrà al di là delle Sue aspettative!
Si rivolga non soltanto alle realtà associative già consolidate nel mondo del volontariato e del Terzo Settore, che pure hanno un ruolo fondamentale nel rendere Roma più solidale e attenta ai più deboli, ma anche al mondo brulicante delle aggregazioni informali, dei comitati di quartiere e delle piccole associazioni. Si rivolga ai singoli cittadini romani, proponendo loro tanti Patti di collaborazione civica fondati sui piccoli gesti quotidiani, dall’attenzione nel fare la raccolta differenziata a quella nel parcheggiare.
I cinici e gli sfiduciati, che a Roma sono tanti, probabilmente sorrideranno di un Sindaco che proponga ai suoi concittadini un Patto per la rinascita della città, considerando l’intera città come un unico, grande bene comune di cui noi romani dobbiamo prenderci cura nell’interesse non soltanto nostro, ma dell’intera umanità, perché Roma è unica. Ma quelli che non si sono ancora arresi, così come quelli che stanno a guardare, timorosi di ricevere l’ennesima delusione ma disposti nonostante tutto a dare ancora credito alla politica, quelli invece La ringrazieranno e si mobiliteranno insieme con Lei per prendersi cura di Roma, bene comune.

Foto di copertina: David Ramirez su Unsplash