C’erano una volta un borgo, un’ex-fabbrica e un immenso patrimonio culturale

Le Quarne sono ubicate su di un altopiano a 750-1000 m s.l.m. che si affaccia sul Lago d’Orta, a meno di un km di distanza l’una dall’altra. Poste lontano dalle grandi vie di collegamento, con un isolamento protrattosi sino al 1908 (anno di costruzione della prima strada carrozzabile), hanno conservato origini e tradizioni, i due paesi, ancora oggi amministrati dal Comune di Quarna Sotto e dal Comune di Quarna Sopra, si sono sviluppati da due ceppi etnici differenti e ancora oggi presentano notevoli differenze nelle forme dialettali. A fronte di mutamenti socioeconomici importanti intervenuti a partire dagli anni ’70 con lo spopolamento delle località periferiche, la Comunità di Quarna ha saputo negli anni salvaguardare e tutelare le sue tradizioni e la sua identità, realizzando e riqualificando strutture ed edifici, e organizzando costantemente attività sportive e culturali. Ne sono un esempio il Museo Etnografico e dello Strumento a Fiato, il Circolo ricreativo Quarnese, con la sala musica del Corpo musicale, la Locanda Posta, albergo ristrutturato dal Comune e gestito da privati, la Scuola materna delle Quarne, voluta e gestita con grande efficienza da un’associazione non profit e la Scuola primaria. Sono attive a Quarna più di 10 associazioni non profit, che organizzano attività ricreative, culturali, sportive, ecc. Ma la vera peculiarità di Quarna è la sua tradizione musicale, che vanta più di 200 anni di storia. A partire dalla seconda metà dell’800, partendo dall’intraprendenza di due lavoratori emigranti, si è sviluppato a Quarna un micro-distretto industriale di produzione di strumenti a fiato (trombe, clarinetti, saxofoni…) con centinaia di impiegati nella prima metà del 1900 e ancora oggi è attiva una fabbrica artigianale di saxofoni, famosa in tutto il mondo. I quarnesi suonano dall’infanzia, ascoltano musica e organizzano eventi musicali per tutte le età e ospitano artisti di fama internazionale. Il progetto in breve La Fabbrica di strumenti musicali “Grassi”, luogo emblematico della tradizione artigianale e della cultura musicale di Quarna, è stata costruita nel 1957 per iniziativa di Ida Maria Grassi, ed è stata in attività fino alla metà degli anni ’90: acquisita in seguito dal Comune di Quarna Sotto, è stata utilizzata per anni solo come magazzino. Le grandi aperture con vista sul paese e sulle colline, la pianta semplice e la quasi totale assenza di pareti interne ne fanno lo spazio ideale per attività ricreative e culturali, con la compresenza di gruppi di persone. La struttura era ancora in buone condizioni, ed era quindi possibile renderla utilizzabile, almeno in parte, con una spesa sostenibile. La comunità di Quarna ha quindi lavorato con il sostegno di Fondazione Cariplo, per la riqualificazione di uno spazio di grande fruibilità, ma anche con un forte senso identitario, e quindi emblematico. Oggi nella sala polifunzionale del piano terra della Grassi (open space riscaldato e raffrescato di 300 mq, insonorizzato e dotato di strutture luci e proiezione, piccola regia e amplificazione, palco modulare e pianoforte a coda) si svolgono correntemente eventi musicali, di danza e teatro, corsi e workshop, e viene utilizzata come palestra per le scuole. È in corso di ristrutturazione il primo piano, con fondi pubblici e privati, per creare una biblioteca e uno spazio di co-working. Per le sue caratteristiche costruttive, la Grassi è oggi luogo prezioso, anche in tempi di COVID: le dimensioni e le caratteristiche tecniche ne garantiscono l’uso in sicurezza anche con le prescrizioni sanitarie di distanziamento. La Grassi è stata riaperta per una prima inaugurazione a dicembre 2019: l’emergenza sanitaria dovuta al COVID-19 ha quindi bloccato subito la fruibilità degli spazi, e le attività della comunità. Quale futuro per gli spazi polifunzionali? La pausa forzata è stata però anche l’occasione per osservare l’impatto che i cambiamenti profondi nella socialità delle persone hanno avuto sulla comunità e quindi di interrogarsi su quale sarebbe stato il ruolo e il futuro degli spazi polifunzionali, restituiti alle comunità, in tempi di distanziamento. Come coordinatori di progetto abbiamo pensato di realizzare un lavoro di indagine e analisi, effettuato da maggio a luglio 2020, con due macro-obiettivi e quindi linee di approfondimento: analizzare le strutture adibite a spazi funzionali attive nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola (di seguito VCO) e in zone limitrofe, per indagare sulle caratteristiche strutturali, sui servizi offerti, sulla valorizzazione e comunicazione dell’identità del luogo come bene comune a disposizione della comunità; analizzare i modelli di gestione, in riferimento anche alle forme giuridiche e organizzative adottate, e il loro successo, in termini di capacità di aggregare la comunità attorno al bene comune, sintetizzando le considerazioni in una analisi SWOT. La metodologia di analisi, i dati e le informazioni rilevate e le considerazioni sviluppate sono riportate nello studio “Centri polifunzionali, beni comuni. Un’indagine sui luoghi di incontro della comunità del VCO ai tempi del distanziamento” (Paola Bazzoni, Matilde Zanni). Mentre i modelli di gestione possibili sono stati analizzati in relazione alla loro applicazione alla gestione della “Grassi” e allo scenario della Comunità di Quarna, analizzando punti di forza e di debolezza, minacce e opportunità per il futuro della Comunità stessa: i risultati del lavoro sono riportati nello studio “Riapriamo la Grassi! La fabbrica alla comunità” (Paola Bazzoni, Matilde Zanni). I modelli di gestione degli spazi polifunzionali Ed è sul tema dei modelli di gestione degli spazi polifunzionali come beni comuni che vogliamo svolgere qualche approfondimento in questo articolo. I modelli di gestione profit sembrano inadatti alla gestione di questi spazi in quanto privano l’iniziativa del suo valore identitario come “bene comune”. Inoltre è improbabile che si riesca a garantirne la sostenibilità economica (se non la profittabilità) acquistando i servizi, cioè senza l’azione dei volontari. I modelli di gestione che danno ruolo agli enti non profit hanno alcune caratteristiche positive: garantiscono e rafforzano il valore identitario come “bene comune” e quindi mantengono il coinvolgimento emotivo della comunità: in questo senso sono elementi di forte coesione sociale e culturale, oggi sempre più necessaria per la sopravvivenza delle piccole comunità. Inoltre basandosi sul volontariato, riducono al minimo i costi di gestione e migliorano la sostenibilità dell’intera iniziativa. Ma hanno anche in sé alcuni elementi negativi: la … Leggi tutto C’erano una volta un borgo, un’ex-fabbrica e un immenso patrimonio culturale