Si è concluso lo scorso 18 giugno, a San Giovanni Valdarno (AR), il progetto "Scuola di cittadinanza e comunità". Sono molti gli insegnamenti lasciati da questo progetto, come altrettante sono le sue prospettive di sviluppo per il futuro

Il 18 giugno a San Giovanni Valdarno è stato un giorno di festa: si è concluso in grande stile il progetto “Scuola di cittadinanza e comunità”. Una giornata che è stata ricca di indicazioni per chi volesse trarre ispirazione su come un’amministrazione comunale può promuovere la partecipazione e il protagonismo dei giovani nell’alveo del percorso dell’Amministrazione condivisa dei beni comuni. Una giornata in cui, confrontandoci anche con altre esperienze nazionali, si sono individuate alcune interessanti prospettive future di sviluppo. Una giornata di festa animata dai tanti giovani e adolescenti che hanno anche creato, con le loro scuole, alcuni eventi musicali serali e ne hanno progettati altri ancora per i prossimi mesi.

Cosa è accaduto e cosa ci insegna questa esperienza

La giornata è iniziata col Consiglio comunale straordinario in cui si è svolta la presentazione di alcuni degli esiti di progetto: un Consiglio aperto a cui hanno partecipato ragazzi/e, insegnanti e dirigenti scolastici, cittadini singoli e associati, durante il quale sono stati ringraziati e premiati da parte dell’amministrazione comunale coloro che hanno partecipato al percorso attivato con la collaborazione di Labsus, insieme a Simurg.

La medaglia conferita dal Consiglio comunale ai ragazzi che hanno preso parte al progetto

Il Consiglio Comunale ha voluto premiare i ragazzi/e (tutti tra i 14 ed i 18 anni) quali “animatori di cittadinanza”, ma nella stessa mattina ha anche istituito la Consulta dei Giovani. Il progetto ha quindi innescato l’adozione di processi che renderanno il percorso avviato più stabile e strutturato sul territorio e nel tempo, attraverso: i Patti di collaborazione firmati e in via di definizione, l’elaborazione di altre proposte di collaborazione che saranno valutate fattivamente dalla Giunta, il patto educativo di comunità elaborato con le Scuole, sia con la stessa istituzione della Consulta dei giovani.

Le 5 mosse “vincenti” del progetto

Il progetto, quindi, sembra aver funzionato nell’avviare un percorso di protagonismo giovanile in città. Perché ha funzionato? 5 passi si sono rivelati fondamentali in questa esperienza:

  • Rovesciare il problema iniziale: è importante non fermarsi alla conflittualità mostrata in questi mesi/anni, negli spazi della città, con ragazzi/e finiti al pronto soccorso, un oratorio chiuso perché “ingestibile” e cittadini che avrebbero voluto l’intervento delle forze dell’ordine. La scelta è stata non di sfoderare il braccio di ferro, ma suscitare l’autonoma iniziativa, la libera espressione e propositività dei giovani cittadini per individuare soluzioni condivise e impegni concreti.
  • Ideare “La scuola di cittadinanza e comunità”, ossia uno spazio “esterno” ed iniziale in cui sono confluiti i ragazzi delle scuole, i cittadini singoli e organizzati, amministratori e dipendenti pubblici, favorendo il dialogo e la condivisione, sviluppando life skills, ma anche competenze progettuali e di elaborazione di proposte di patti di collaborazione. Uno spazio nuovo e ibrido, ma non all’interno di cornici già predefinite (quali associazioni, scuole, spazi ricreativi predefiniti, ecc.), ma di tutti e tutte.
  • Creare il gruppo dei “costruttori”, ossia dei cittadini singoli e associati che intendono sostenere le idee, proposte di Patti e progetti dei ragazzi/e, diventando una sorta di organismo parallelo che collabora per “mettere a terra” i percorsi avviati, in un’ottica di sussidiarietà anche educativa e che affianca in alcune fasi la cabina di regia costruita con e dall’ente locale.
  • Coinvolgere attivamente le Scuole proponendo un concorso con premi per le classi e insegnanti. Si tratta di una sorta di “pacchetto” con cui si propone un bando, criteri di partecipazione e di premiazione, modalità di adesione, giuria, ecc.: si offre, cioè, un concorso di idee (ma anche di proposte di Patti) a cui aderire, ma su cui per le Scuole sarà possibile continuare, dopo questa iniziale sperimentazione loro offerta, nei modi ritenuti da loro opportuni e che permetteranno il riconoscimento dei crediti formativi e di PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento).
  • Promuovere i Patti di collaborazione: sono lo strumento utile per concretizzare gli impegni reciproci e dare corpo al principio di sussidiarietà (già recepito dall’amministrazione comunale di San Giovanni Valdarno con il Regolamento dei beni comuni). Perché i Patti permettono di legare le idee ai fatti, aiutano a creare comunità e sviluppare prossimità, a svolgere concrete azioni fattibili a breve condividendo gli obietti con l’ente locale e abituandosi a co-progettare tutti insieme le modalità operative. Aiutano anche a sperimentare e sperimentarsi, come hanno fatto i giovani di San Giovanni che hanno aderito all’iniziativa. Patti quindi di collaborazione, ma anche patti educativi di comunità.

Le prospettive per il futuro

Nel pomeriggio del 18 giugno l’assessora Nadia Garuglieri, insieme alla sindaca Valentina Vada, hanno creato un momento di dibattito pubblico sul come continuare nella strategia già adottata di politiche di sviluppo di comunità e di prossimità, partendo proprio dalle valutazioni del percorso svolto con i giovani. Hanno partecipato insieme a Rossana Caselli di Labsus, Annibale d’Elia, esperto di innovazione e politiche pubbliche del Comune di Milano, ed Ezio Manzini, esperto di innovazione sociale del Politecnico di Milano. Ne è emersa una valutazione congiunta del progetto e delle modalità con cui è possibile continuare a sviluppare in futuro le comunità di prossimità e in particolare quando queste rendono protagonisti i giovani. Tre sono state le principali indicazioni emerse:

  • smettere di pensare sempre e solo ai servizi (sia pubblici che del privato sociale) bensì sviluppare e valorizzare soprattutto tutte quelle attività che promuovono la partecipazione della comunità, nelle varie forme. Questo sia in ambito sociale, urbanistico, scolastico, ma anche nell’ambito delle politiche occupazionali giovanili e non solo.
  • Previlegiare il “fare” e “fare insieme”, utilizzando lo “strumento” dei Patti di collaborazione o con tante altre modalità concrete, anche in occasione di iniziative quali feste, giochi e appuntamenti di socialità della città, ecc.
  • Adottare il metodo della “leggerezza”, senza voler prefigurare troppo, bensì rimanendo flessibili nei processi, sviluppando un aggiustamento in corso d’opera verso gli obiettivi, anche adottando soluzioni “temporanee” (come uso temporaneo di immobili o altro) perché spesso i beneficiari non sanno che possono essere proprio loro ad ottenere i maggiori risultati positivi dei cambiamenti. Quindi: meglio far provare, per poi decidere, senza temere la mancanza del disegno strategico predefinito a monte, ma col coraggio di sperimentare innovazioni!

Ma i ragazzi vanno più veloci della luce. E sembrano aver capito molto bene il senso della sperimentazione avviata a san Giovanni. Ora si apre una nuova fase: la fase della costruzione della stabilità e continuità, secondo i tre punti di cui sopra, rafforzando le radici comunitarie del territorio. E l’Assessora, la Sindaca e il presidente del Consiglio stanno già operando in tal senso. E alcuni dei ragazzi di San Giovanni Valdarno si stanno già accordando con altri ragazzi delle Scuole di cittadinanza della Toscana per incontrarsi e scambiarsi le esperienze. E per chi volesse saperne di più può trovare ulteriori informazioni qui.

Foto di copertina: il Consiglio comunale di sabato 18 giugno, tenutosi in forma aperta