Come un bene pubblico può diventare un bene comune: riflessioni dall'incontro organizzato a Roma dall’Istituto di Istruzione Confalonieri De Chirico e l’associazione AlLargoPannonia

“Stiamo vivendo un cambiamento culturale?”, questa è la domanda che sorge spontaneo porsi dopo l’incontro che si è tenuto venerdì 3 marzo all’Istituto Confalonieri De Chirico, organizzato dalla stessa Scuola e dall’associazione Allargo Pannonia. L’evento, denominato “La città è anche nostra”, tenutosi proprio in uno spazio nel seminterrato dell’Istituto, il quale è stato recuperato e riqualificato grazie alla stipula di un patto di collaborazione tra la Scuola e l’Associazione stessa.
Il cambiamento culturale lo si percepisce già solo guardando la sala dell’evento, recuperata grazie al patto di collaborazione e arricchita, per esempio, dai quadri che sono stati realizzati dagli studenti del liceo. In particolare, proprio sul tema della scuola pubblica come bene comune, il Presidente emerito di Labsus Gregorio Arena è intervenuto ricordando: “Quando si propone un patto di collaborazione lo si fa alla scuola come istituzione. Le scuole che hanno autonomia, infatti, possono applicare il principio di sussidiarietà autonomamente. Quando un’associazione di genitori, come in questo caso, si prende cura di una parte della struttura scolastica, per tutto il tempo in cui dura la cura condivisa, la scuola diventa bene comune”.

Per una cultura politica di condivisione

Le istituzioni sono fondamentali per favorire lo sviluppo di questi patti di collaborazione che abbiano come protagonisti i cittadini. Sul punto è d’accordo anche la Consigliera comunale Michela Ciacculli, presente all’evento, la quale ha sottolineato: “Nella filiera della responsabilità per la gestione dei beni comuni è importante che le istituzioni siano presenti e che favoriscano e tutelino la cittadinanza. Questo è fondamentale per costruire una cultura politica di condivisione della cura di tali beni”.
Il cambiamento culturale riguarda proprio queste esperienze, cioè quelle di cittadini organizzati spesso in associazioni, che si attivano per cambiare qualcosa che ritengono migliorabile, a partire dal quartiere in cui vivono. Ciò significa anche uscire dalla logica della delega e impegnarsi in prima persona per prendersi cura della città in cui si vive. Tutte le associazioni presenti all’evento, raccontando della loro attività quotidiana, testimoniano questo cambiamento in corso: come il caso dell’associazione Streets for Kids che chiude le strade per aprirle ai bambini e alla cittadinanza tutta o dell’Associazione Antika Via Latina, che si è attivata per riqualificare la Via Latina (vicina alla Via Appia) e organizzare visite guidate per farla conoscere.

Unire i percorsi

Sono esempio di questo cambiamento culturale anche tutte le associazioni presenti legate alle esperienze di scuole aperte, come l’associazione genitori di Donato, Rete romana Sap, l’associazione TreZeroTre o ancora l’associazione Anita Garibaldi. Attraverso le loro attività tengono gli istituti scolastici aperti nel pomeriggio, con la possibilità di svolgere corsi aperti anche agli adulti. Questo dimostra come e quanto la scuola debba essere intesa come capillare infrastruttura sociale e strumento fondamentale per l’acquisizione della cittadinanza. Da questa occasione di confronto è quindi emerso come sia presente una società vibrante e interprete di questo cambiamento culturale: adesso sarà necessario costruire una rete che unisca i diversi percorsi e che coinvolga le istituzioni, attraverso i giusti strumenti amministrativi, per far sì che questa nuova cultura si diffonda e si rafforzi.