Un nuovo Labsus Paper che parte dall'esperienza dell'associazione Afroveronesi per parlare della necessità di un'intercultura "strutturale", che valorizzi la pluralità come ricchezza

Il paper in allegato è il risultato di una riflessione che intreccia un’esperienza culturale, di partecipazione e inclusione, quella dell’associazione Afroveronesi, attiva nella città scaligera, e un’analisi sulle opportunità che potrebbe offrire questa esperienza in termini di buone pratiche di intercultura permanente, potenzialmente replicabili in molti altri contesti locali e nazionali. Il paper è stato scritto a quattro mani da Charline Kanza, cofondatrice di Afroveronesi, che da tempo si interessa di promozione culturale e scienze sociali, e Lorenzo Parolin, giornalista e studioso appassionato di filosofia politica e di studi sulla democrazia.

Rendere strutturale l’intercultura?

I due autori, partendo dalle specifiche iniziative promosse da Afroveronesi, associazione culturale di giovani afrodiscendenti dell’area che fa capo a Verona, si propongono di stimolare una riflessione sui possibili sviluppi delle buone pratiche interculturali già in atto, in particolare nel Nordest italiano.  Nello specifico, il focus del loro contributo riguarda la possibilità che iniziative realizzate da cittadine e cittadini che vivono e praticano nelle relazioni quotidiane la dimensione interculturale consentano di passare da interventi perlopiù emergenziali a favore di persone migranti, a un’autentica “intercultura strutturale” che valorizzi la pluralità come ricchezza. E ciò, promuovendo azioni e reti sociali realmente inclusive, in grado di prevenire derive di stampo razzista o improntate alle diverse “fobie” in relazione ai diritti, delle quali abbondano le cronache degli ultimi anni.
In aggiunta, il contributo si propone di riflettere sulla possibilità che Afroveronesi entri in pianta stabile, come laboratorio di sussidiarietà, nell’ordinamento della città di Verona e sulla possibilità che il modello sia esportato con successo ad altre realtà. Ancora, il contributo intende sviluppare una prima riflessione sulla dimensione di genere dell’associazione, fondata da tre giovani donne afrodiscendenti in controtendenza in una società che pare perlopiù proporsi al maschile e, una seconda, sui legami che si possano tracciare tra la struttura e le attività proposte da Afroveronesi e il dibattito filosofico contemporaneo in atto tra pensatori africani su promozione dei diritti e democrazia.

Vi auguriamo una buona lettura!