Una ricerca multidisciplinare sullo sviluppo di una cittadina calabrese.

Il tema della ricerca.

La ricerca offre uno sguardo profondo sulla rinascita di Bova, una cittadina calabrese dalla ricca storia e cultura. Questo studio analizza il sistema socio-territoriale di Bova, identificando i fenomeni chiave e gli interventi pubblici che hanno contribuito al suo sviluppo. La ricerca è stata condotta da un team multidisciplinare che ha esplorato ogni aspetto della rinascita di Bova, dalla sua storica vulnerabilità alle calamità naturali alla riscoperta della sua bellezza e cultura unica. Attraverso una combinazione di studio della letteratura, raccolta dati e lavoro sul campo, questa ricerca rivela come la collaborazione tra attori locali e istituzioni esterne abbia trasformato Bova in un modello di sviluppo sostenibile e turistico, rallentando il declino demografico e migliorando la qualità della vita degli abitanti.

Una valutazione “al contrario” (al revés).

La ricerca è uno dei tre esercizi di valutazione locale basati sull’approccio REVES che tra il 2022 e il 2023 sono stati realizzati sotto la responsabilità del Nucleo di valutazione e analisi per la programmazione (NUVAP) del Dipartimento per le Politiche di Coesione (DPCoe) della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Dal punto di vista e a servizio di attori locali impegnati in una strategia di cambiamento di un luogo, REVES propone di analizzare il sistema socio-territoriale, individuare i fenomeni che lo caratterizzano maggiormente ed esaminare gli interventi pubblici che hanno interessato questi fenomeni e/o l’operato degli attori locali. Ne risulta una sorta di valutazione “al contrario”, al revés, in cui gli esiti delle politiche pubbliche sono considerati a partire da un territorio e dalle istanze di chi lo abita.

Gli attori della ricerca.

Nel nostro caso, gli attori locali erano il Comune di Bova, il Parco dell’Aspromonte, l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, e il Gruppo di Azione Locale (GAL) dell’Area Grecanica, mentre il focus territoriale era sulla cittadina di Bova, in Calabria. Il nostro team era composto da Giuseppe Lucio Gaeta, che insegna Scienza delle Finanze all’Università di Napoli L’Orientale e ha agito come coordinatore della squadra, Francesco Gaglianese, esperto di processi di sviluppo locale, e Veronica Notaro, ricercatrice e valutatrice esperta di strumenti d’indagine quali-quantitativi.
Il nostro lavoro è rientrato in un progetto di valutazioni locali coordinato da Laura Tagle e Serafino Celano. Del gruppo di coordinamento facevano parte Alessandra Esposito e Stefano Ghinoi (oltre a Giuseppe, che era anche coordinatore del nostro team): il progetto ha realizzato una valutazione per Castel Volturno e una per il Sud Salento. L’avanzamento del nostro lavoro è stato seguito dal gruppo di coordinamento, discusso insieme agli altri due team. Infine, la prima bozza del nostro rapporto di ricerca è stata commentata da uno steering group presieduto da Paola Casavola e composto da esperti di valutazione delle politiche pubbliche.

Le caratteristiche socio-culturali del Comune di Bova.

Bova si trova nella parte più meridionale della Calabria, a sud-est di Reggio Calabria, da cui dista circa 60 km. Si situa in una subregione che è denominata Grecanica (o Bovesia), perché vi resistono una lingua (il grecanico), usi e costumi riconducibili probabilmente al mondo greco antico. La cittadina gode di una posizione bellissima e strategica, a circa 900 metri di altitudine sulle pendici dell’Aspromonte e affacciata sul mare. Grazie a questa dislocazione, in passato Bova è stata un importante snodo commerciale e sede di istituzioni religiose (il vescovado) e statali (prefettura). Lo scrittore ed illustratore inglese Edward Lear, nel suo viaggio a piedi nell’Italia meridionale a metà ‘800 (Edward Lear, Diario di un viaggio a piedi – Reggio Calabria e la sua provincia (25 luglio – 5 settembre 1847) la descrive come luogo iconico.
La storia di questa cittadina è segnata da numerose calamità naturali (alluvioni e terremoti) che ne hanno messo a dura prova l’esistenza. In diverse circostanze, a inizio ’900 e poi a partire dagli anni ’70, si è addirittura parlato di trasferimento dell’abitato sulla costa: l’opposizione di parte della popolazione e dell’amministrazione comunale al trasferimento ha costituito, nel 1997 (L.R.3 del 1997) un momento importante dell’avvio del percorso di cambiamento.  Anche la straordinaria specificità culturale di Bova è stata a rischio: l’uso del grecanico è stato avversato e addirittura proibito durante il periodo fascista e, a partire dal dopoguerra, chi lo parlava veniva frequentemente etichettato come persona ignorante e stolta.
A partire dal dopoguerra e fino agli anni ’80, Bova e tutta la Grecanica hanno sperimentato un lungo inesorabile declino economico, demografico e d’immagine (l’Aspromonte era principalmente identificato come terra dei sequestri). È a partire da quel momento che la riscoperta della bellezza del borgo antico, della natura che lo circonda e della straordinarietà della cultura locale (nel frattempo difesa e promossa prima dagli studi del linguista tedesco Rohlfs e poi da un manipolo di valentissimi studiosi e attivisti locali) sono diventati gli elementi chiave di una nuova visione di sviluppo del territorio, imperniata sul turismo lento e sull’accoglienza diffusa nelle case degli abitanti.
Il modo in cui si è formata e concretizzata questa visione costituisce un caso di studio estremamente interessante per la Calabria e, più in generale, per gli studiosi e i practitioner delle politiche di sviluppo locale.

La rinascita di Bova.

Secondo una storia che viene raccontata, quasi una leggenda, l’idea di un rilancio di Bova in chiave turistica nasce quando alcuni giovani e intraprendenti abitanti della cittadina incontrano, in maniera casuale, un gruppo di affamati escursionisti, impegnati in una pioneristica camminata sui sentieri dell’Aspromonte, promossa da un accademico di Reggio Calabria, Alfonso Picone Chiodo. Molto probabilmente questo incontro è avvenuto davvero. Ed è presumibilmente vero che quell’avventuroso ricercatore e quei giovani capaci e volenterosi abbiano sospinto Bova verso il proprio percorso di rinascita.
Tuttavia, per tradurre quell’incontro in una visione strutturata di sviluppo e per elaborare una strategia volta a perseguirla, sono stati determinanti più fattori che la nostra ricerca ha provato a individuare e raccontare. Tre ci sono sembrati fondamentali: 1)  il contributo di attori “esterni” alla cittadina che hanno studiato questo luogo con sguardo “altro” e ha messo a disposizione di Bova competenze capacitanti, non disponibili in loco; 2) la propensione degli attori locali (istituzionali e non) a operare seguendo una prassi di confronto, anche acceso, e di cooperazione, manifestandosi all’interno e all’esterno come una coalizione locale, un soggetto collettivo in grado di mantenere un’agenda condivisa, basata su una solida visione; 3) le risorse finanziarie pubbliche messe a disposizione da attori locali, regionali e nazionali, oltre che dalle politiche multilivello per la coesione e lo sviluppo rurale.

I risultati e i riconoscimenti del progetto: per una visione nuova.

Tra il 2000 e il 2023 l’amministrazione cittadina è stata protagonista di progetti che hanno attratto oltre 20 milioni di euro di finanziamenti pubblici. Questi finanziamenti hanno permesso di realizzare un set di opere con più finalità tra loro coerenti: consolidamento e riqualificazione dell’edilizia del borgo, miglioramento delle infrastrutture di base, promozione e sostegno dell’imprenditorialità nel settore turistico, valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale.
Nel tempo, tutto questo ha permesso a Bova di diventare un’apprezzata meta per turisti, soprattutto stranieri, interessati a esperienze immersive nella natura e nella cultura locale. Questo successo non ha arrestato la dinamica di spopolamento ma pare averla rallentata. Di certo, quanto fatto ha consentito di migliorare la qualità della vita degli abitanti (nel 2019 Bova ha un indice di vulnerabilità sociale più basso sia rispetto all’area di riferimento, sia rispetto all’intera provincia di Reggio Calabria) e di conseguire numerosi riconoscimenti (per esempio, Borgo più bello d’Italia e Bandiera Arancione), ripristinando, al contempo, la leadership di Bova nell’area.
Amartya Sen affermava che una persona non può sapere se gradisce o meno la musica classica se non è mai stato educato al suo ascolto. Ecco, questo vale un po’ per tutto.
Nel caso di Bova, l’accesso a conoscenze e competenze extra locali ha permesso di formare e strutturare la visione di un futuro differente. Nei fatti, ha contributo in maniera decisiva a dare un futuro a questo luogo. Per esempio, come dicevamo, senza la formazione ricevuta con il progetto Cadispa, gli abitanti di Bova avrebbero fatto fatica a elaborare autonomamente il proprio piano di sviluppo turistico dell’area.  Ancora, quando con uno degli abitanti di Bova dell’esperienza dei Master residenziali tenuti nella cittadina, ci ha detto “questi ragazzi del Master ci raccontavano delle loro esperienze in giro, ci hanno dato delle idee, una visione nuova”.

Alcuni attori cruciali nel percorso di sviluppo.

WWF: Lo sviluppo di un piano per il turismo lento, prende le mosse da un progetto finanziato dal WWF (progetto Cadispa) che, al termine di un percorso di formazione sul tema della sostenibilità ha commissionato un report per lo sviluppo del territorio incentrato sull’ospitalità diffusa, concetto alla base dell’idea imprenditoriale dei giovani di Bova.
Il Parco dell’Aspromonte, all’epoca appena costituito, ha finanziato lo svolgimento a Bova di parte di un Master universitario promosso da più Atenei. All’interno del master era previsto il VUP – Villaggio Universitario Pilota, uno stage residenziale di 2-3 mesi da svolgersi a Bova prima dell’estate o in autunno. Il VUP prese la forma di un vero e proprio laboratorio di sviluppo locale che supportò l’amministrazione nell’individuare le linee di finanziamento che potessero riqualificare il borgo. La presenza di questi stage residenziali, che si susseguirono in diverse edizioni, contribuì a dare una spinta verso una diversa visione di sviluppo del territorio.
L’Università Mediterranea di Reggio Calabria ha studiato il borgo e la sua cultura ed elaborato un modello di restauro del patrimonio edilizio che il Comune ha cristallizzato in un proprio regolamento.
Il Gruppo di Azione Locale (GAL) ha sostenuto e valorizzato il modello di sviluppo turistico. I GAL, previsti dall’approccio “LEADER” alle politiche di sviluppo rurale perseguite dall’Unione Europea, sono gruppi di soggetti locali pubblici e privati, che esprimono proprie strategie (finanziate da fondi europei) e costituiscono snelle strutture amministrative per perseguirne l’attuazione. Ha formato i giovani e sostenuto le loro le idee imprenditoriali; inoltre, ha avuto un ruolo fondamentale nel coinvolgere la comunità attraverso gli animatori territoriali che supportarono i processi partecipativi e programmarono le azioni in maniera sinergica con gli altri attori territoriali.

Alcuni dati: fondi e utilizzazioni delle risorse investite dal 2000 al 2023.

  • Il totale di risorse attratte e investite supera i 20 milioni
  • I fondi per la coesione rappresentano circa il 71,51% delle risorse complessivamente censite in questo studio come investite sul territorio di Bova (Fondi europei per la politica di coesione e risorse nazionali per lo Sviluppo e la Coesione);
  • Le risorse nazionali il 14,02%;
  • Le risorse Nazionali/regionali (multilivello) legate alla gestione dell’Emergenza Urgenza il 12,00%;
  • Le risorse regionali, provinciali e comunali costituiscono quote marginali.

Investimenti pubblici per tipologia di intervento.

Il 73% delle risorse per investimenti è stato impiegato per la riqualificazione dell’abitato e delle sue infrastrutture, più precisamente:

  • il 41% degli investimenti è stato utilizzato per finanziare la valorizzazione del patrimonio culturale;
  • il 27% per le infrastrutture e il consolidamento dell’abitato;
  • il 5% per la riqualificazione di spazi pubblici ed edifici ad uso abitativo.

Gli investimenti in attività e servizi nel settore culturale rappresentano il 14%.

Scarica qui il rapporto di valutazione

 

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 Foto di copertina: Filippo Parisi (2009) su Wikipedia