Il nostro Sistema Sanitario Nazionale è più efficiente nel rispondere ai problemi acuti di salute, attraverso interventi ospedalieri e di emergenza, ma fatica a gestire le cronicità, che richiedono un approccio continuativo, integrato con la realtà in cui vivono le persone. Inoltre, le risorse limitate complicano il mantenimento della qualità dei servizi: l’aumento delle patologie croniche, l’invecchiamento della popolazione e le nuove sfide sanitarie globali richiedono un ripensamento radicale dell’intero sistema sociosanitario: dal tradizionale approccio top-down, che vedeva i medici e gli operatori sanitari come unici detentori delle risposte ai problemi di salute, ad un modello di assistenza basato sulla partecipazione attiva dei cittadini e sulla valorizzazione delle risorse comunitarie.
Salute e benessere
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la salute non è soltanto assenza di malattia, ma uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale: un equilibrio dinamico tra fattori biologici, psicologici, sociali e ambientali. Tuttavia, il concetto di salute spesso esclude gli aspetti sociali e ambientali. Questa scissione concettuale ha conseguenze significative sulle politiche sanitarie e sugli interventi medici: la responsabilità viene spostata sul singolo individuo anziché coinvolgere tutta la collettività. Molte malattie sono influenzate da fattori esterni al controllo dei singoli, come le condizioni di vita, l’accesso ai servizi sanitari, l’ambiente e le politiche pubbliche.
Rendere maggiormente competente la comunità è un elemento centrale per integrare gli aspetti sociali con quelli sanitari, ed è una prospettiva spesso sottovalutata nei modelli tradizionali. Coinvolgere attivamente la comunità significa spostare il focus dall’erogazione di servizi “dall’alto” verso un approccio che valorizzi il potenziale delle persone e dei gruppi per prendersi cura della propria salute e del proprio benessere.
Su queste considerazioni nella Provincia di Biella è nato un progetto chiamato Tessere la Salute, che propone un modello di integrazione sociosanitaria basato sulla prossimità. Il progetto mira a sensibilizzare e coinvolgere la comunità nel considerare la salute come bene comune, adottando un approccio di sussidiarietà orizzontale.
I vantaggi teorici sono molteplici: le comunità, con la conoscenza dei bisogni e delle priorità specifiche del territorio, possono identificare soluzioni più mirate e appropriate rispetto ad interventi imposti dall’alto, che spesso non tengono conto delle peculiarità locali. Inoltre, ogni comunità ha risorse proprie: il capitale umano, con competenze e conoscenze peculiari; il capitale sociale, costituito dalle reti di relazioni, di fiducia reciproca e capacità di cooperare; le risorse ambientali e culturali, che possono essere valorizzate per diventare motori di sviluppo.
La cooperazione con le istituzioni può migliorare l’efficacia delle politiche pubbliche attraverso la partecipazione attiva. Quando le comunità locali sono coinvolte, le soluzioni risultano più radicate nei bisogni reali, si rafforza il senso di appartenenza e di responsabilità civica e aumenta la fiducia reciproca tra cittadini e istituzioni, favorendo relazioni più costruttive. Inoltre, si promuove la sostenibilità sociale ed economica, con effetti positivi a lungo termine.
I punti di rete sociosanitari
Tessere la Salute è stato attivato in tre comuni (Ronco Biellese, Occhieppo Inferiore, Valdilana) situati in regioni montane che hanno caratteristiche peculiari che influenzano profondamente i bisogni sociosanitari rispetto alle aree urbane: una minore densità abitativa, una rete infrastrutturale più limitata e condizioni di isolamento più marcate. Inoltre, queste aree presentano una popolazione più anziana e una maggiore difficoltà di accesso ai servizi essenziali. Richiedono quindi un approccio strategico personalizzato, che tenga conto della dispersione territoriale e delle risorse locali.
Le amministrazioni dei tre comuni hanno stipulato accordi di co-progettazione con il Comitato Promotore e hanno messo a disposizione degli spazi e delle attrezzature informatiche per attivare i “Punti di Rete Socio-Sanitari” (PReSS), strutture aperte a tutti dove lavorano educatori di comunità, che fungono da intermediari tra i cittadini, i professionisti della salute, le istituzioni e i servizi del territorio.
La missione principale dei PReSS è di creare connessioni efficaci e tempestive, adattando le soluzioni possibili alle specificità dei diversi territori. Le connessioni rappresentano un elemento fondamentale per il mantenimento della salute e della qualità della vita, sia a livello individuale sia collettivo. Le relazioni sociali solide, così come i legami tra comunità e istituzioni, contribuiscono a creare un tessuto che sostiene il benessere delle persone e promuove la longevità.
La collaborazione con il territorio
Il progetto è stato accolto favorevolmente nelle realtà coinvolte. Alcuni cittadini hanno offerto la loro collaborazione, anche se in modo occasionale, dichiarando le proprie difficoltà a garantire un impegno continuativo, come spesso viene richiesto dalle associazioni di volontariato. Queste ultime, inizialmente timorose di una possibile competizione e gelose delle proprie peculiarità, hanno poi compreso che l’obiettivo del progetto è quello di creare connessioni tra realtà esistenti, non di sovrapporsi ad esse.
Particolarmente efficace e produttiva è la collaborazione con gli infermieri delle Centrali Operative Territoriali (COT). Le COT rappresentano un elemento fondamentale del sistema sociosanitario, nate per coordinare i servizi dedicati ai pazienti fragili e garantire la continuità assistenziale tra ospedale e territorio, non si interfacciano direttamente con i cittadini, ma svolgono una funzione di regia, collegando le diverse strutture e i professionisti coinvolti nella presa in carico dei pazienti.
Differenze e bisogni territoriali
L’analisi dei bisogni ha evidenziato significative differenze tra i territori coinvolti, sottolineando l’importanza di un approccio di prossimità, capace di rispondere in modo mirato alle esigenze locali.
Allo stesso tempo, sono emerse problematiche comuni, come la solitudine e la necessità di trasporti, che richiedono interventi coordinati e condivisi. Favorire una maggiore connessione tra i territori rappresenta un’opportunità per condividere buone pratiche e risorse, ottimizzando gli interventi.
Le persone coinvolte nel progetto (volontari, associazioni, istituzioni e amministrazioni) partecipano regolarmente ad incontri chiamati “Tavoli Territoriali”, con l’obiettivo di condividere programmi, monitorare i risultati e individuare nuove opportunità di intervento. Gli incontri sono organizzati in modo da favorire il dialogo, la collaborazione e la valorizzazione delle competenze di ciascun partecipante: rappresentano uno strumento chiave per la coprogettazione condivisa.
La partecipazione attiva e regolare non solo consente di mantenere il progetto allineato alle esigenze del territorio, ma crea anche un clima positivo. Chi partecipa contribuisce attivamente al successo delle iniziative, e il riconoscimento dei risultati alimenta un ciclo virtuoso di entusiasmo, motivazione e corresponsabilità.
Questi Tavoli non sono semplicemente luoghi di discussione, ma veri e propri laboratori di coprogettazione, nei quali si creano sinergie che rafforzano il senso di appartenenza e permettono di trasformare le idee in soluzioni pratiche.
Il ruolo delle istituzioni
Affinché il modello operativo possa consolidarsi e rispondere in modo duraturo ai bisogni della comunità, è indispensabile che le istituzioni ne comprendano l’importanza e assumano un ruolo attivo nel garantirne la prosecuzione. In questo caso le amministrazioni coinvolte sono convinte sostenitrici della necessità di promuovere una cultura della partecipazione. L’adozione del Regolamento per l’Amministrazione Condivisa proposto da Labsus (www.labsus.org) e la realizzazione di Patti di collaborazione con i cittadini sono stati punti di partenza importanti per affrontare sfide complesse come le disuguaglianze nella salute, l’invecchiamento della popolazione e le emergenze sanitarie, perché l’impegno collettivo può contribuire a rendere la salute un bene accessibile, equo e sostenibile.
Sfide e criticità
I PReSS erano stati immaginati come punti strategici di accoglienza. In realtà, l’attività di “sportello” non sembra efficace: il difficile lavoro di “creare connessioni” deve essere svolto sul territorio, attraverso contatti proattivi piuttosto che “di attesa”.
Coinvolgere figure con esperienze e professionalità diverse è una sfida complessa: spesso le abitudini consolidate e le competenze acquisite non vengono subito messe a disposizione per individuare soluzioni. Al contrario, parte delle energie iniziali tende a essere assorbita da rammarichi su difficoltà passate o dalla dichiarazione di limiti personali (“non è compito mio”). Questo atteggiamento può frenare il dialogo e ostacolare la costruzione di una collaborazione efficace. Una soluzione concreta emerge nella gestione dei Tavoli Territoriali, organizzati da figure “super partes” in linea con gli obiettivi del progetto: connettere senza sovrapporsi agli attori locali storicamente presenti. La loro presenza promuove un clima di fiducia, evitando conflitti di interesse e inefficienze e favorisce un dialogo costruttivo orientato alla soluzione dei problemi.
Importanza della formazione: creare competenze e connessioni
La formazione è un elemento strategico per il successo di qualsiasi progetto che voglia coinvolgere attivamente la comunità e promuovere il benessere collettivo. Non si tratta solo di fornire conoscenze tecniche, ma di creare un vero e proprio circolo virtuoso di competenze e partecipazione, che coinvolga sia i membri della comunità sia i professionisti che operano sul territorio. É un’occasione di crescita per le persone che vivono nella comunità: favorisce un dialogo costruttivo, la coesione sociale e rende i cittadini più autonomi e consapevoli.
Per i professionisti – medici, assistenti sociali, educatori, operatori sanitari – la formazione continua è fondamentale per affrontare le sfide emergenti in un contesto in costante cambiamento. Questo non solo migliora la qualità dei servizi offerti, ma permette anche di creare un legame più forte con le comunità, basato su fiducia e collaborazione.
Il risultato di questo processo è un sistema integrato, in cui la conoscenza circola liberamente e si traduce in azioni concrete. I cittadini formati diventano co-protagonisti dei processi decisionali, portando nuove idee e soluzioni; i professionisti, d’altro canto, possono contare su una rete di supporto più coesa ed efficace.
In definitiva, la formazione non è solo un mezzo per trasmettere competenze, ma un fattore abilitante per costruire relazioni, valorizzare le risorse del territorio e affrontare insieme le sfide del presente e del futuro.
Mario Clerico, Oncologo e Consigliere Comunale di Ronco Biellese (BI)
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