Quando un quartiere si mobilita: la difesa del Pratone
Siamo nel quartiere Parella, ai limiti della città di Torino. Come altre storie di patti, anche questa inizia da un lotto di terreno lasciato prevalentemente all’incuria. Uno spazio non curato, ma comunque fondamentale per gli abitanti che lo utilizzano per i momenti di svago e di gioco. Il lotto ha un’estensione di 11.000 mq e ricade nella categoria urbanistica “Verde e Servizi”, potenzialmente edificabile.
Infatti, nel 2019 cominciano a circolare voci del progetto di un Palavolley sul lotto. E’ in questo contesto che gli abitanti si mobilitano. Il “Pratone” diventa visibile in tutta la sua importanza nella vita quotidiana degli abitanti, lo si riconosce come bene comune. “Ci si rende conto che o si andava al prato o ce lo avrebbero portato via” ci dice Maria Cristina Larini, cittadina attiva che ha partecipato fin dalle prime mosse alle azioni messe in campo: azioni di protesta ma anche di socialità e di festa per sensibilizzare il quartiere. Da queste azioni si aggrega il primo gruppo di abitanti che crea il Comitato “Salviamo i prati”. Sin da subito si comprende che fossero necessarie competenze giuridiche e organizzative per capire come procedere nella difesa del prato. Il Comitato si mette quindi in contatto con altri Comitati ambientali sul territorio cittadino e su quello nazionale, organizzandosi anche grazie al supporto di queste reti. Allo stesso tempo si sono costituite alleanze più operative “per fare cose insieme che potessero attirare le persone del quartiere e sensibilizzare al problema”, si coinvolgono gruppi più piccoli di attivisti ambientali come i “Badili Badola” e i “Bucanieri dei Boschi” con cui si organizzano feste e momenti di cura del prato. Nonostante le proteste, al progetto del Palavolley fortunatamente mai realizzato, è seguita una nuova proposta da parte del Comune per la costruzione di uno studentato.
E’ stato allora che, nel settembre 2021, il Comitato ha lanciato una proposta di iniziativa popolare, sostenuta da 2200 firme, per richiedere ufficialmente l’inedificabilità del Pratone. Un anno dopo, la proposta è stata approvata con una delibera di Consiglio e si è avviato l’iter per l’inserimento della nuova categoria “inedificabilità assoluta” all’interno del PRGC della città.
Un Patto per la nuova vita del Pratone
Dopo questa conquista si apre una seconda fase per il Pratone e per i cittadini e le cittadine coinvolte nella sua cura e difesa. “Bisognava mettere al sicuro lo spazio pubblico e, allo stesso tempo, condividere e difendere quello che si stava facendo e quello che si sarebbe fatto nel prossimo futuro” chiarisce Maria Cristina. Per farlo, si pensa al patto di collaborazione come strumento di progettazione e cogestione, in accordo con la Circoscrizione e la Città. A questo punto, i termini del racconto cambiano. Una volta accolte le richieste, vinta la battaglia, bisogna armarsi di creatività, tempo e pazienza per costruire insieme un progetto perché il Pratone possa essere davvero uno spazio fruibile da tutte e tutti.
Le diverse anime del Comitato sono portatrici di molte competenze e di diverse sensibilità, in particolare sul tema della co-abitazione tra la specie umana e le altre specie, animali e vegetali. Nella proposta di patto si valorizza questa sensibilità: si pensa a una zona di rimboschimento spontaneo di specie vegetali che possa essere una tappa dell’autostrada degli impollinatori; si definisce una zona di rimboschimento naturale dei pioppi bianchi e neri, specie naturalmente presenti nel Prato; si propongono nuove tecniche per ottemperare alle indicazioni di “inedificabilità assoluta” progettando e sperimentando con esperti arredi urbani completamente naturali per salvaguardare il suolo, già gravemente impoverito da anni di incuria e di deposito illegale di scarti edili. Si co-progetta insieme per costruire la proposta del Patto. Alcuni residenti della residenza collettiva La Salette (un housing sociale temporaneo e autogestito per persone in stato di vulnerabilità) e di Ma.Ri. House (una residenza temporanea per studenti, lavoratori e famiglie) poco distanti dal prato cominciano a frequentarlo con continuità contribuendo alla progettazione e alla cura e, insieme al Comitato, al Gruppo Scout Agesci, all’Associazione Alta Parella-Pellerina e a Legambiente Molecola, firmano il Patto Maggio 2024. Dopo 5 anni dalle prime mobilitazioni il Pratone è finalmente al sicuro.
Il ruolo dell’amministrazione comunale: trovare uno spazio neutro di confronto
La collaborazione con gli uffici della città e con la Circoscrizione è stata positiva. Quest’ultima, pur non essendo firmataria del Patto, ha avuto e ha ancora ad oggi un ruolo di primo interfaccia tra i cittadini attivi e l’amministrazione comunale. “La Circoscrizione è stata dentro al processo fin dall’inizio” ci riferisce Lorenzo Ciravegna, consigliere della circoscrizione 4, “dopo la delibera, ci siamo resi conto che serviva uno strumento per definire le modalità di collaborazione e continuare a fare attività sul pratone. Non avevamo le risorse per la manutenzione e abbiamo proposto un patto con la città, sopportando il gruppo nella fase di coprogettazione. Il Patto ha dunque ufficializzato l’impegno che l’amministrazione comunale si era presa sullo spazio e lo ha inquadrato in un percorso di collaborazione reciproca.”
Tuttavia la relazione con gli enti locali non sempre è stata facile, soprattutto nella fase iniziale della mobilitazione ci sono stati, comprensibilmente, degli attriti. I cittadini si facevano portatori di una battaglia, portando avanti istanze che sono state riconosciute, nel tempo, dagli interlocutori istituzionali e su cui si è aperto un dialogo. “Esistono diverse anime nel comitato” spiega Alberto Re, Presidente della circoscrizione 4, “una più locale di abitanti che vuole prendersi cura di uno spazio del quartiere e un’altra che ha una dimensione più ampia di attivismo rispetto ai temi ambientali cittadini e globali”. Nelle diverse fasi del processo queste due anime sono emerse in maniera complementare, supportandosi e agendo in risonanza per il raggiungimento dell’obiettivo comune, attraverso un continuo dialogo e confronto sulle diverse decisioni da prendere. “Nel processo di coprogettazione del Patto si è lavorato con un approccio costruttivo. Il comitato ha trovato un equilibrio al suo interno. Giustamente ognuno portava le proprie istanze. Da parte nostra, come Amministrazione, ci siamo posti in maniera collaborativa, senza voler escludere nessuna posizione, cercando di mantenere una posizione neutra.“
Tra attivismo e collaborazione
Nell’articolo di Daniela Ciaffi e Clara Pogliani, nell’ultimo Rapporto Labsus, ci si chiede se i patti possono essere uno strumento utile al raggiungimento degli obiettivi climatici. La domanda rimanda a una più complessa e cioè si può essere attivisti e cittadini attivi allo stesso tempo? I cittadini attivi e gli attivisti sembrano agire per l’interesse generale in due modi diversi, tuttavia come affermano le autrici ci sono diversi modi perché gli ambiti possano convivere e contaminarsi. La storia del Pratone Parella ci sembra racconti uno di questi modi.
Nella storia del Pratone c’è una prima fase raccontata in termini di conflitto con l’amministrazione, posizione in cui si pone l’attivismo nel momento in cui difende un bene da decisioni politiche non condivise: si parla di “fare battaglia”, ci si riconosce su due fronti diversi, “le istituzioni combattevano un’altra battaglia” ci ha detto Maria Cristina. Tuttavia dopo il riconoscimento del Pratone come bene comune della comunità tutta, il linguaggio e le posture dei diversi attori sono cambiate. I rapporti diventano di collaborazione con le istituzioni e le azioni sono riportate nella sfera della cura del quotidiano, Alberto Re parla di co-partecipazione e co-responsabilità nel processo di costruzione del Patto in cui il Comitato ha trovato un equilibrio tra attivismo e collaborazione e la Circoscrizione e la Città si sono posti nella posizione più neutra possibile.
Tuttavia, dalla nostra posizione di osservatori, ci sembra che le due anime del comitato oltre a convivere in un equilibrio basato sul confronto, siano anche in una posizione di scambio e contaminazione. Ci piace pensare che, lungo questo processo, gli attivisti si siano scoperti anche cittadini attivi e che continuino a prendersi cura del Pratone Parella. Mentre i cittadini attivi, grazie al confronto con l’attivismo, abbiano abbracciato una militanza ambientale più ampia.
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Immagine di copertina: Comitato Salviamo i Prati
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