A Verona, un patto di sussidiarietà ha trasformato la percezione di un bene monumentale in abbandono, trasformandolo da luogo degradato in uno spazio di aggregazione sociale

Alle porte di Verona, in località San Pancrazio, l’associazione culturale Amici del Lazzaretto si occupa della riqualificazione e della valorizzazione di un sito storico, l’ex-Lazzaretto, e dell’area adiacente, nel cuore di una delle anse disegnate dall’Adige. In pochi anni, le sinergie rese possibili da questo Patto hanno trasformato radicalmente la percezione e l’utilizzo del luogo, orientato ad una prospettiva di cura della salute e delle relazioni sociali.

La storia del luogo tra isolamento e conflitti

Le radici del Patto affondano in una storia dolorosa per il borgo: dismesso l’antico Lazzaretto, lo stabile venne utilizzato come deposito di munizioni. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale il complesso, abbandonato, iniziò ad essere frequentato dai “recuperanti”: persone in cerca di residuati bellici per rivenderne le componenti più preziose. Ma il 20 maggio del ’45 un’esplosione accidentale rase al suolo la struttura, uccidendo decine di abitanti del luogo. Questo evento, unitamente al suo passato di sanatorio per le epidemie di peste, sancì il distacco tra l’ex-Lazzaretto e la città di Verona. Negli anni, la posizione geografica isolata contribuì a farne un luogo visto dagli abitanti con sospetto, spesso teatro di attività illecite e vandalismo.

L’associazione e il Patto di sussidiarietà

A partire dal 2012, un gruppo informale di abitanti della zona decise di prendersi cura del luogo, in principio attraverso attività di pulizia e manutenzione. Parallelamente incontrarono alcuni esponenti della delegazione FAI di Verona, anch’essi interessati alla rigenerazione dell’ex-Lazzaretto. La presenza del FAI diede un grande impulso al progetto, grazie ad un affidamento volto alla sua riqualificazione, ma il suo rapporto con il Comune terminò nel 2018. Il gruppo informale decise allora di raccoglierne l’eredità e, dopo alcuni confronti con il Comune, si costituì formalmente come associazione a dicembre 2020. Nel frattempo, viste le attività sviluppate, e considerato il costo elevato che avrebbe comportato una concessione, il Comune propose di stipulare un Patto di sussidiarietà con validità di sei anni. Per inciso, “Patto di sussidiarietà” è il termine scelto dal Comune di Verona come strumento per l’attuazione del Regolamento per la sussidiarietà orizzontale mediante interventi di cittadinanza attiva, ed è equivalente al termine più diffuso “Patto di collaborazione”. Nel 2021 venne quindi stipulato il patto per la cura e valorizzazione del complesso dell’ex Lazzaretto, un bene monumentale datato al XVI secolo e tutelato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza per la sua importanza storica e culturale.

Il lazzaretto di San Pancrazio in una foto storica (fonte: Catalogo Generale dei Beni Culturali – Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza)

Lo sviluppo del progetto e della rete

Gino Perigozzo, il legale rappresentante dell’associazione, ha evidenziato come il Patto e la collaborazione con l’ufficio del Comune (il Servizio Innovazione Amministrativa Attuazione della Sussidiarietà Orizzontale) abbiano reso possibile lo sviluppo del progetto. Infatti Lisa Lanzoni, responsabile attuazione sussidiarietà e progettazione giovani, racconta come, già prima della stipula del Patto, vista la complessità degli interventi da eseguire, il Comune ne abbia voluto assicurare la sostenibilità economica, inserendo il progetto nel bando Habitat della Fondazione Cariverona e candidandosi come ente capofila. Ottenuto questo importante finanziamento, l’associazione ha potuto contare su risorse economiche essenziali, e complementari a quelle fornite dalla rete di cittadini attivi coinvolti.
Oltre ad attività di manutenzione, pulizia e bonifica da ordigni bellici, necessarie a riportare il luogo alla fruizione collettiva, l’associazione porta avanti attività culturali e didattiche legate alla biodiversità, alla sostenibilità e all’attività agricola. Gino ci ha raccontato nel dettaglio le loro iniziative, e ha sottolineato come molte di esse siano realizzate con il supporto di una rete di attori. Per esempio, la prima fase di restauro del Lazzaretto si è svolta tramite una collaborazione tra Associazione, Comune, Soprintendenza e l’istituto Salesiano di Verona. Grazie al bando Habitat, infatti, è stato possibile coinvolgere gli allievi del corso di tecnico del restauro dell’istituto in due stage estivi. Sotto la guida degli esperti del Comune e della Soprintendenza, e grazie alle conoscenze acquisite negli anni dall’Associazione, gli allievi hanno potuto applicare sul campo le conoscenze acquisite in aula e sperimentare direttamente cosa significhi prendersi cura di un bene comune per la collettività. L’area dell’ex-lazzaretto, infatti, può essere considerata come un bene comune dal momento che è diventato un luogo di incontro e scambio non solo per i cittadini attivi del vicino borgo di San Pancrazio, ma per tutta una rete attori di attori e organizzazioni che se ne prendono cura, secondo regole e modalità definite dal patto.
Le iniziative culturali e didattiche sono molteplici: concerti, cinema all’aperto, orti comunitari… troppe per essere elencate! Quello che è importante sottolineare è come il rapporto che si è instaurato con il Comune grazie al Patto di sussidiarietà permetta ai cittadini di navigare – grazie al supporto dell’ufficio preposto – tutti quegli adempimenti burocratici che sembrano spesso scogli insuperabili, soprattutto per le piccole associazioni.

L’importanza delle relazioni e della condivisione come base fondamentale per l’agire comune

A distanza di quattro anni dalla firma del Patto, gli Amici del Lazzaretto sono ancora oggi gli unici firmatari del Patto, ma sono sempre più le associazioni stabilmente coinvolte nella vita del bene. Condividere questo spazio è fondamentale per l’associazione – anche per alleggerire il carico di lavoro! – aggiunge Gino. L’importante è che venga rispettata la natura del luogo, alla base della filosofia del Patto: il lazzaretto nasce come un luogo per l’isolamento e la cura di persone affette dalla peste. Oggi se ne vuole mantenere la vocazione di cura, non attraverso il distacco e l’isolamento ma bensì coltivando le relazioni, il rapporto con la natura e praticando attività che facciano stare bene come lo yoga, i bagni di gong, le danze meditative. L’azione dei cittadini, facilitata dal Patto e dalla collaborazione con il Comune, ha permesso di trasformare un luogo isolato e abbandonato in uno spazio di aggregazione e benessere per le persone. Certo, il Lazzaretto è stato restaurato e la vegetazione regolata ma soprattutto, come dice giustamente Gino, è l’idea di questo luogo che cambia!
Il caso del Lazzaretto ci mostra ancora una volta come i Patti, di concerto con altre risorse, possano aiutare i cittadini a superare gli ostacoli burocratici ed economici che si trovano ad affrontare nella gestione e valorizzazione di spazi, in particolare nell’ambito del patrimonio culturale.

Uno dei tanti eventi organizzati dall’associazione Amici del Lazzaretto, concerto in omaggio a Gino Paoli (fonte: Associazione culturale Amici del Lazzaretto di Verona)

Immagine di copertina: Giorgia Dato e Alessandro Gaballo